2021-08-21
Raid porta a porta e omicidi in pubblico. I talebani vanno a caccia di giornalisti
Caos all'aeroporto: ci sono 10.000 afgani che vogliono fuggire I testimoni: raffiche di armi giorno e notte. Minoranze torturate.Ieri è stato il quinto giorno da quando i Talebani hanno ripreso il controllo dell'Afghanistan a distanza di vent'anni dall'intervento militare guidato dagli Stati Uniti.A livello politico continuano i negoziati per la formazione del cosiddetto governo «inclusivo». L'emittente afghana Tolo News ieri citava uno dei leader talebani, Soheil Shahin, secondo il quale il gruppo intenderebbe coinvolgere «tutti gli afgani» nel futuro esecutivo. «Si stanno selezionando le figure politiche tra quelle disponibili», ha spiegato il negoziatore, «poi arriverà l'annuncio ufficiale». Poi l'affondo al vuoto politico attuale causato dalla fuga negli Emirati Arabi Uniti del presidente Ashraf Ghani: «Non ci sono elezioni programmate, non c'è una Costituzione che va riscritta, quindi ora è necessario innanzitutto formare il governo, c'è molto lavoro da fare».Ma a Kabul «continuiamo a sentire raffiche di armi semiautomatiche durante il giorno e la notte, ma non ci sono state esplosioni», ha raccontato ieri Alberto Zanin, coordinatore medico del Centro per feriti di guerra di Emergency. La situazione nella capitale è «tornata stabile», ha aggiunto raccontando che i Talebani «hanno esploso alcuni colpi in aria» contro alcuni manifestanti che volevano rimuovere la nuova bandiera dell'Emirato islamico: «Alcuni proiettili hanno raggiunto a parabola delle persone provocando ferite non gravi». A fotografare le violenze, Zanin ha aggiunto un dato: «Il 95% dei ricoverati arrivati in ospedale in questi giorni erano civili».Si registrano difficoltà anche all'aeroporto, dove la gente accorre per scappare dai Talebani. «Gli scontri in aeroporto sono una realtà ancora viva e presente: è l'unico posto in cui continua ad esserci caos e tensione», ha spiegato Zanin. «Si parla di 10.000 persone che cercano di prendere voli di evacuazione».Ma a giudicare dalle parole del viceministro britannico della Difesa, James Heappey, appare evidente la necessità di contatti con i Talebani, che presidiano le vie di accesso verso l'aeroporto di Kabul. Si stanno rivelando «più burocratici che ostili» nelle operazioni di controllo, ha dichiarato.Ieri ha fatto il giro della Rete il video scioccante, risalente a mercoledì, che mostra Haji Mullah Achakzai, il capo della polizia della provincia afghana di Badghis, vicino a Herat, bendato e in ginocchio, poi giustiziato da una raffica di colpi dai talebani. Secondo il consigliere per la sicurezza afghano Nasser Waziri, gli islamisti vanno casa per casa per scoprire l'ubicazione dei loro «nemici» minacciando e maltrattando le loro famiglie, per sapere dove si trovano.Con le stesse modalità, non si fermano le violenze contro i media occidentali. Gli «studenti coranici» stanno dando la caccia anche a un giornalista che lavora per l'emittente pubblica tedesca Deutsche Welle, che ora risiede in Germania. Ieri hanno sparato uccidendo un membro della sua famiglia e ferendone gravemente un altro. E il Los Angeles Times ha rivelato che un militante talebano ha aggredito e picchiato un suo fotografo a Kabul, Marcus Yam, che stava immortalando un gruppo di afghani che tentavano di sostituire la bandiera dei talebani con quella tricolore del Paese.Inoltre, secondo quanto scoperto da Amnesty International, i talebani hanno «massacrato» e torturato diversi membri della minoranza hazara, un gruppo in larga parte di fede musulmana sciita. Sarebbe accaduto all'inizio di luglio nel distretto di Malistan, nella provincia orientale di Ghazni. Gli abitanti del villaggio hanno affermato di essere fuggiti sulle montagne quando i combattimenti tra le forze governative e i Talebani si sono intensificati. Alcuni di loro hanno provato a ritornare al villaggio di Mundarakht per cercare del cibo, ma hanno scoperto che i Talebani avevano saccheggiato le loro case e li stavano aspettando. Così, sono caduti nell'imboscata e tre delle nove vittime sarebbero state torturate, agli altri i talebani avrebbero sparato. Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty, commentando l'eccidio, ha dichiarato: «La brutalità a sangue freddo di questi omicidi è un promemoria del passato dei talebani e un orribile indicatore di ciò a cui si potrebbe andare incontro con un governo talebano».E così, squarciato il velo istituzionale e all'apparenza moderato, i Talebani continuano a seminare violenza e panico nel Paese.Ma anche a celebrare i loro paladini. Basti pensare che ieri una folla plaudente ha salutato Khalil Haqqani nella moschea Pul-e-Kheshti di Kabul dove, secondo diverse fonti, «in centinaia hanno giurato fedeltà ai Talebani». Haqqani, tra i most wanted dagli Stati Uniti (sul suo capo pende una taglia da 5 milioni di dollari) è il fratello di Jalaluddin Haqqani, fondatore della cosiddetta Rete Haqqani, sospettata di aver aiutato il fondatore di Al Qaeda, Osama Bin Laden, a fuggire da Tora Bora nel 2001. Khalil Haqqani, inoltre, è lo zio di Sirajuddin Haqqani, vice leader dei talebani e alla guida di quella che è considerata la spina dorsale militare degli «studenti coranici».
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