2025-07-10
Rackete sperona gli elettori presi in giro dalla sinistra: «Ciao, ciao Europarlamento»
La «capitana» trasformata in un’icona anti Salvini per raccattare voti esulta: «Ho rinnovato Die Linke, ora penso al clima». Vannacci: «Non ci mancherà».Lascia per occuparsi meglio dei temi della crisi climatica. Dagli immigrati al clima, Carola Rackete dopo aver illuso i suoi elettori, al termine di poco più di un anno a Bruxelles come europarlamentare per The Left, ieri si è dimessa. In questo modo la donna che sfidò Matteo Salvini ha chiarito ciò che sospettavano in molti: la sua non era altro che una candidatura che serviva a portar voti. La notizia del passo indietro è arrivata con un comunicato diffuso dal gruppo Die Linke-Left, che le ha rivolto un «sentito saluto». E ancora: «Siamo orgogliosi del lavoro svolto insieme. La sinistra continuerà la sua lotta per l’azione per il clima e la revisione delle orribili politiche migratorie dell’Ue». In una dichiarazione ufficiale, la stessa Rackete ha spiegato le ragioni della sua decisione. «La mia candidatura e il mio mandato hanno sempre mirato a contribuire al rinnovamento del partito Die Linke, un processo che sta procedendo con successo. Come persona attiva nei movimenti sociali, io e il mio team abbiamo discusso fin dall’inizio di come dare forma collettivamente al mandato e questo spirito collettivo si sta ora concretizzando attraverso le mie dimissioni. Ringrazio tutti gli elettori e in particolare tutti i membri del partito che hanno riposto in me la loro fiducia». Poi ha spiegato le vere ragioni del suo abbandono: «Per me personalmente significa potermi concentrare sulle azioni contro la crisi climatica», ha sottolineato, ringraziando il partito che l’ha sostenuta, spiegando: «Il focus sulla politica partitica rischia di far perdere di vista la crisi ecologica e le sue soluzioni». È stata sostituita da Martin Günther, economista nato a Berlino Est nel 1982, che ha assicurato di voler continuare «la lotta di Carola per la giustizia climatica», dichiarando: «Come economista, gli aspetti economici di questa lotta sono particolarmente importanti per me. Un’Unione europea più sociale ed ecologica sarà possibile solo se la strapperemo ai super ricchi e ai loro lobbisti. Per questo, sono felice di collaborare con le forze progressiste di partiti, movimenti e sindacati in tutta Europa e oltre». Al momento della sua candidatura l’attivista ha spiegato all’Afp di essersi impegnata in politica «per necessità» per contrastare «la grave minaccia alla democrazia rappresentata dai gruppi di estrema destra». Oggi si passa alla lotta contro il clima, l’immigrazione insomma, sembra passata di moda. Già qualche tempo fa aveva fatto intendere che la sua priorità era diventata il clima. Nel giugno 2020 venne arrestata dalla Polizia regionale dell’Assia mentre protestava, vestita da pinguino seduta su una capanna costruita su un albero, per proteggere un bosco dall’abbattimento, ritenuto necessario per ampliare un’autostrada.Carola Rackete, 37 anni, è un’attivista tedesca nata nel 1988 a Preetz, nello Schleswig-Holstein, Land della Germania settentrionale ai confini con la Danimarca, è figlia di un militare della Bundeswehr ed è laureata in Scienze navali e Trasporti marittimi.È conosciuta come ex comandante della Sea Watch, la nave Ong che navigava nelle acque del Mediterraneo caricando immigrati irregolari e favorendo, per alcuni, il traffico di esseri umani. Nel 2019 attraccò a Lampedusa con la sua nave umanitaria con a bordo 43 migranti, nonostante i divieti dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, violando quindi il blocco imposto dalle autorità italiane. Al suo attracco, il 29 giugno, venne inizialmente arrestata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e resistenza a navi da guerra, oltre che accusata di aver «speronato» la motovedetta della Guardia di finanza che le stava impedendo l’ormeggio. Il giudice per le indagini preliminari di Agrigento non convalidò il suo arresto rendendola di fatto un’eroina per la sinistra europea. Di qui il sospetto che oggi diventa certezza: la sua candidatura è servita per portare voti al partito, una fregatura per i suoi elettori un sollievo per le opposizioni. «Carola Rakete si dimette dal Parlamento europeo. Non ci mancherai! Ora speriamo che anche Ilaria Salis e Mimmo Lucano seguano l’esempio». Il commento dell’eurodeputato leghista Roberto Vannacci su Facebook, allegato anche ad alcune foto delle gambe non depilate dell’attivista tedesca. L’immagine ha sollevato una bufera, ma Vannacci ha spiegato di non fare body shamig perché era stata Rackete a mostrare le gambe in pubblico in quel modo.«Ogni tanto dall’Europa arrivano buone notizie. Ora che Rackete si è dimessa da europarlamentare, possiamo dire con certezza che nessuno ne sentirà la mancanza. Dopo essersi fatta beffe delle istituzioni italiane, speronando le navi della Guardia costiera, ora oggetto della beffa sono le istituzioni europee, avendo deciso di non portare a compimento il mandato per il quale si è fatta votare ed eleggere. Le sue dimissioni sono il più grande successo della sua attività politica». Così il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli (Fdi). Di tutt’altro tono la reazione di Ilaria Salis: «È stato un piacere conoscerti e condividere un pezzo di strada insieme, Carola Rackete. Grazie per tutto l’affetto e la solidarietà che hai sempre mostrato nei miei confronti. Grazie per il tuo impegno, l’ispirazione e la coerenza. Ci vediamo nelle lotte!».
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
Per scaricare il numero di «Giustizia» basta cliccare sul link qui sotto.
Giustizia - Ottobre 2025.pdf
Continua a leggereRiduci
Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.