2018-10-09
Quota 100, chi vuole lavorare ci rimetterà
Il governo studia delle penalizzazioni contributive per i soggetti orientati a intraprendere un'attività dopo la pensione. Claudio Durigon: «Così si tutela la staffetta generazionale». Sulla pace fiscale Matteo Salvini punta al limite di 500.000 euro per il «saldo e stralcio dei debiti». C'è tempo fino al 20 ottobre per limare, infarcire, tirare di qui o di là il testo della manovra. Intanto, ognuno dei due vice premier gialloblù parla con l'obiettivo di tirare l'acqua al proprio mulino. Tacere un po' di più sarebbe meglio, consentirebbe di ricevere informazioni più dirette e puntuali. Di conseguenza si ridurrebbe la speculazione dei mercati. I quali ieri hanno in ogni caso scontato la lettera inviata venerdì sera dalla Commissione Ue con l'intento di bocciare il Def senza aver visto la manovra.Tant'è che il cantiere è tutt'altro che perimetrato. Sulla rottamazione fiscale si sa al momento quello che ha detto ieri Matteo Salvini. «Riguarderà tutti i debiti fino a 500.000 euro», ha detto promettendo non una semplice rottamazione, ma un intervento a gamba tesa che permetterà «saldo e stralcio non solo di interessi e sanzioni ma anche sul capitale». L'intervento riguarderebbe le cartelle e, secondo le prime versioni del decreto fiscale, consentirebbe il pagamento del debito fiscale pendente dal gennaio 2000, senza sanzioni e more, dilazionato fino al 2024. Potrà usufruire della nuova operazione anche chi ha aderito alla precedente rottamazione se in regola con l'ultima rata di novembre 2018, nonché i contribuenti colpiti dal sisma dell'Italia centrale degli anni 2016 e 2017. Secondo la relazione tecnica, il primo anno non porterà frutti particolari fino a garantire un gettito complessivo di oltre 11 miliardi di euro. I dettagli saranno però fondamentali, perché la medesima relazione fiscale collegata al Def stima anche nello stesso periodo un crollo del gettito regolare da ruoli pari a circa 7 miliardi. Insomma, il saldo è positivo, ma basta variare qualche dettaglio e si fa presto ad arrivare a zero. Da qui le indiscrezioni che parlano di interventi differiti in base ai diversi gradi di giudizio. Oltre alla possibilità di chiudere il contenzioso a qualunque step versando solo l'imponibile contestato senza sanzioni o interessi, si sommerebbe l'ipotesi di abolire l'appello se il privato che ha vinto il primo grado decide di versare metà della somma. Se il contribuente si trovasse già al secondo grado di giudizio potrebbe chiudere pagando un terzo della cifra. Il tema dello Stato di diritto viene un po' meno. Il che riavvicina la rottamazione più a un condono. Però servono soldi, e ciò che ci auguriamo è che le maggiori entrate straordinarie non avviliscano quelle regolari. Altrimenti correremmo il rischio di arrivare al 2024 e scoprire che si è fatto tanto rumore per nulla. Vediamo come prosegue lo stato d'avanzamento sull'altro cantiere fondamentale, quello delle pensioni. I partiti sono sempre al lavoro sull'introduzione delle pensioni di cittadinanza, e ovviamente sulla riforma della Fornero. Ma spunta anche l'ipotesi di un nuovo intervento su quelle d'oro: ne ha parlato lo stesso Luigi Di Maio, definendolo un «raffreddamento», vale a dire un congelamento dell'adeguamento degli assegni all'andamento dell'inflazione e quindi agli indici Istat. Quest'ultima una notizia positiva, visto il rischio concreto che il numero uno dell'Inps, Tito Boeri, cerchi di usare la bozza di legge sul taglio della quota retributiva come test per allargare l'operazione su tutti gli assegni. Una mossa da stoppare sul nascere. Pure l'estensione della minima 780 euro è un obiettivo confermato, ma inserito nel Def solo a data da destinarsi. Quindi, conoscendo le manovre finanziarie italiane, è facile che slitti alle Calende greche. Resta invece primario il cantiere su quota 100. Entro fine settimana, assicura il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il testo sarà pronto. «Il nostro obiettivo è di fissare interventi normativi che stimolino la staffetta generazionale», spiega Durigon raggiunto al telefono dalla Verità, «per questo stiamo studiando una serie di meccanismi che penalizzino a livello economico e contributivo coloro che decidessero di optare per quota 100 e poi scegliessero di proseguire con l'attività lavorativa. Succede spesso anche all'interno della stessa azienda». In sostanza, in base alla fascia di reddito verranno studiate «zavorre» economiche per disincentivare forme contrattuali parallele all'assegno pensionistico. «Per principio non voglio vietare nulla, non è nelle nostre corde», aggiunge Durigon, «però gradiremmo che chi volesse proseguire con l'attività non usufruisse dell'uscita anticipata sperando di fare un cumulo con la pensione a costo zero. Siamo consapevoli che la sola abolizione della legge Fornero non garantisce il ricambio generazionale, serviranno interventi normativi che diano una spinta alla azienda a favore dei giovani. Siamo però certi del contrario: la Fornero ha ingessato il mondo del lavoro». Sul tema dei fondi (al momento il budget nel Def comprende anche il reddito di cittadinanza) c'è ancora molto lavoro da fare e la possibilità di abrogare la legge che consente il cumulo gratuito dei contributi è solo una ipotesi giornalistica. «Ci siamo limitati a chiedere al Mef un'analisi preventiva per capire se su talune fasce di reddito si possa rendere oneroso il cumulo dei contributi. Io sono contrario», aggiunge Durigon. Intanto, resta da indicare anche il perimetro del reddito di cittadinanza, mentre ieri il ministero di Giovanni Tria ha diffuso l'errata corrige al testo del Def. Qualche refuso, qua e là.