2023-08-25
Quattro verdetti possibili per Vannacci al patibolo. Il ministero rischia l’autogol
Il pugno duro può trasformare il militare in martire. L’assoluzione piena umilierebbe Guido Crosetto. Più probabile l’accantonamento o lo spostamento in una sede all’estero.Il mondo al contrario, per dirla con il generale Roberto Vannacci, è anche quello di una giustizia in divisa che non potrà certo avvalersi del silenzio, virtù militare tra le più celebrate. Anzi, i riflettori sul processo disciplinare attivato a tempi di record contro il paracadutista scrittore saranno tutti accesi. E il ministero della Difesa, retto da Guido Crosetto, rischia un clamoroso effetto boomerang perché o al generale si darà una sanzione pesante, con il rischio di farne un martire e magari di spianargli una carriera politica, oppure verrà riconosciuto il suo pieno diritto d’espressione e il ministro farà la figura del censore avventato. Il caso nasce da alcune frasi contenute nel libro di Vannacci, accusato da alcuni organi di stampa di aver insultato donne, gay, immigrati e ambientalisti. In realtà, bastava leggere tutto il testo per rendersi conto che si trattava di concetti estrapolati con una certa malizia e che le idee dell’ex parà, pur datate e in parte espresse in modi non condivisibili, erano e sono comunque legittime. Tuttavia il ministro Crosetto ha ritenuto che vi fosse il rischio che tutte le forze armate fossero giudicate sulla base delle idee di una singola persona e ha chiesto che siano accertate eventuali violazioni delle regole militari. E Vannacci è stato anche immediatamente spostato dalla guida dell’Istituto geografico militare di Firenze, che è la più alta carica dell’esercito in Toscana. Nel giro di poche settimane verrà formata la commissione disciplinare che dovrà valutare se il libro abbia danneggiato o meno l’immagine delle Forze armate e se contenga diffamazioni nei confronti di qualcuno. Nella commissione ci saranno un rappresentante dello Stato maggiore, due magistrati della Procura militare, un membro esterno civile (di solito un giurista) e un perito tecnico, che darà una prima valutazione sul Mondo al contrario. I tempi per una decisione possono essere, al massimo, di qualche mese. Uno dei punti fondamentali, nel merito, sarà valutare se Vannacci abbia parlato da militare o da comune cittadino, perché nel primo caso il diritto di espressione subisce alcune limitazioni. Per il procuratore generale militare Marco De Paolis, intervistato dal Corriere della Sera tre giorni fa, il generale scrittore «non può nascondersi dietro la libertà di espressione come un privato cittadino qualunque. Se qualcuno lo ascolta è perché è un generale dell’Esercito, non Vannacci, che non lo conosce nessuno». De Paolis ha comunque spiegato di non aver letto il libro dello scandalo. Ma che cosa rischia il generale che odia le minoranze che si spacciano per maggioranza? Le sanzioni cosiddette di Stato, regolate dalla legge, sono tutte molto gravi e sono la sospensione disciplinare dall’impiego da uno a 12 mesi, la sospensione dalle funzioni del grado da uno a 12 mesi; la cessazione dalla ferma o dalla rafferma per grave mancanza disciplinare o grave inadempienza ai doveri del militare e la perdita del grado per rimozione. Difficilmente saranno applicate in questo caso, dove in fondo si è davanti a semplici opinioni. Ci sono però anche le sanzioni dette «di corpo», ovvero quelle del regolamento di disciplina militare, che consistono nel richiamo, nel rimprovero, nella consegna e nella consegna di rigore. E qui, il generale saggista rischia parecchio. Ma attenzione, perché gestire le sanzioni disciplinari in un caso che ha assunto rilevanza politica non è affatto facile. Specie dopo che il ministro si è esposto contro Vannacci con simile rapidità e dopo che il capo di Stato maggiore, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha preso le distanze dal libro, affermando che «si tratta del pensiero di un singolo, che non riflette i valori su cui si fonda il servizio, in patria e all’estero, del personale militare e civile delle forze armate».In sostanza, gli scenari che si fanno nei corridoi del ministero della Difesa sono di quattro tipi e nessuno di essi è particolarmente favorevole per chi governa la barca. Vannacci può essere condannato più o meno severamente, magari con una consegna di rigore, per il tenore dei suoi scritti. Al di là dei possibili appelli e del ricorso alla giustizia amministrativa, è chiaro che l’ex generale della Folgore diventerebbe un martire del libero pensiero, «perseguitato» da qualche burocrate in divisa e destinato, oltre a un’ottima carriera letteraria, a uno sbarco trionfale in Parlamento. Per Cavo Dragone e Crosetto non sarebbe esattamente un successo. La seconda possibilità è che Vannacci sia assolto e qui non è neppure il caso di descrivere la figura che ci farebbe il ministro della Difesa. C’è poi una terza ipotesi ed è quella che il generale filosofo accetti un trasferimento all’estero in qualche sede diplomatica prestigiosa (è già stato a Mosca), con un incarico ovviamente ben retribuito e, magari, la promessa a non regalarci la seconda edizione aggiornata del Mondo al contrario. Questa soluzione è quella che viene data, al momento, per più probabile, perché salverebbe la faccia a tutti i protagonisti della vicenda, ma a ben vedere sarebbe un’altra vittoria per Vannacci e potrebbe essere indigesta per migliaia di militari abituati a rispettare la disciplina. Il rischio, per i vertici della Difesa, è che la truppa dica: «Ma se l’avesse fatto un maresciallo...». Infine, c’è un ultimo scenario, sempre di puro equilibrismo, ovvero la messa a disposizione senza incarico. Magari in attesa che qualche partito candidi il generale. Comunque vada a finire, l’effetto boomerang è assicurato.
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco