2022-05-13
Quarta dose agli anziani anche se avevano il Covid: due nonni si sentono male
Nella più grande Rsa della Romagna, corsa all’iniezione prima di ricevere gli esiti dei tamponi. Una signora, già infetta, rischia il collasso. Un altro finisce in ospedale.In una casa di riposo di Forlì, la Rsa Pietro Zangheri, la più grande della Romagna, convenzionata con il Servizio sanitario nazionale, agli anziani ospiti è stata inoculata la quarta dose di vaccino da personale della Asl senza attendere l’esito di un tampone molecolare effettuato sugli stessi anziani, sempre da personale della stessa Asl, il giorno prima e poi risultato, per qualcuno, positivo, quando già era stato inoculato il siero. È successo a cavallo tra il 19 e il 20 aprile. Un’anziana ospite della struttura, Ersilia S., che aveva effettuato il vaccino alle 13 del 20 aprile ed è risultata positiva alle 16 dello stesso giorno dal tampone effettuato il giorno prima. Ha avuto un crollo fisico ed è stato necessario alimentarla e idratarla con flebo per alcuni giorni. Un altro ospite della struttura, Luciano M., ha avuto uno scompenso cardiaco dopo quattro giorni dal vaccino ricevuto mentre era già infettato ed è finito ricoverato nel reparto di pneumologia Covid dell’ospedale cittadino. Il personale della Asl, in questo caso, gli ha somministrato il vaccino il 19 aprile al mattino e poi, all’ora di pranzo, ha sottoposto lo stesso signor Luciano e altri ospiti, appena vaccinati, a un tampone molecolare, con una tempistica che non trova dunque alcuna giustificazione, tranne quella che la data stabilita per effettuare il test in quella Rsa fosse stata già prefissata in calendario. Eppure, in quella casa di riposo era in quel momento accertata la presenza di un focolaio Covid, il terzo scoppiato da un anno a questa parte nella struttura. La Rsa ha la capacità di ospitare circa 300 anziani, dei quali alcuni non autosufficienti e assistiti in regime di convenzione, altri ospitati in un pensionato separato per cui viene pagata una retta. La signora Ersilia, vaccinata il 20 aprile e sottoposta a tampone il 19, vive nel pensionato separato, dove in quei giorni, su 30 ospiti, ben 20 risultavano positivi. Attendere l’esito del tampone prima di vaccinarla sarebbe stata decisione di buon senso, tantopiù che sarebbe bastato attendere soltanto 24 ore. La Pietro Zangheri è amministrata da un consiglio nominato in parte da azionisti privati e in parte dal Comune di Forlì. Nessuno dei responsabili, evidentemente, ha ritenuto di dover posticipare le vaccinazioni, né la Asl si è curata della contraddittoria tempistica. Molti anziani ospitati nella struttura sono affetti da demenza senile e quindi incapaci di opporsi all’inoculazione. Solo qualcuno si è rifiutato, dicendo di volere appunto aspettare il risultato del test, ma per tutti gli altri, a firmare il consenso per la quarta dose, come per le altre precedenti, sono stati parenti, spesso lontani e poco presenti, forse ignari del focolaio d’infezione che si stava nel frattempo sviluppando nel pensionato dove erano alloggiati i loro cari. La notizia è trapelata perché, appunto, alcuni di questi anziani che sono stati vaccinati mentre erano positivi hanno avuto malori. Gli ospiti delle Rsa, come è noto, sono attualmente quasi gli unici a cui viene somministrata la quarta dose: anche se le autorità sanitarie l’hanno consigliata agli ultraottantenni e agli ultrasessantenni fragili, in realtà non l’ha fatta quasi nessuno: meno di 500.000 italiani, anche perché molti medici di base la starebbero sconsigliando, in quanto i vaccini attualmente a disposizione sono assai poco efficaci con le varianti (sono stati progettati sul ceppo originario di Wuhan, che non esiste più) e appare più saggio attendere che siano approvati e distribuiti vaccini aggiornati, annunciati da Aifa per l’autunno. Non sapremo, comunque, neanche in quel caso se questi vaccini aggiornati saranno efficaci, qualora dovesse diffondersi in Europa la nuova sottovariante di Omicron (la cosiddetta BA.4), che è stata di recente sequenziata all’ospedale San Gerardo di Monza nel laboratorio diretto dalla dottoressa Annalisa Cavallero e che per ora conta meno di mille contagiati in tutto il mondo. Di certo, un grande studio israeliano, pubblicato sul The New England journal of medicine, ha svelato che la protezione fornita dalla quarta dose di questi vaccini, ormai obsoleti, contro l’infezione attualmente in circolo in Europa, dura appena otto settimane; dunque, è più breve rispetto alla protezione fornita dalla terza dose, a sua volta più breve di quella fornita dalla seconda, benché la protezione dalla malattia grave si presuma più duratura seppure temporanea (uno studio pubblicato su The Lancet questo aprile ha già svelato che la protezione data dalla terza dose contro la malattia grave dura all’incirca tre mesi). Anche uno studio cinese della ShangaiTec University e della Chongoing medical University ha svelato come Omicron abbia eluso i vaccini e i farmaci anticorpali. Ema ha anche avvertito del rischio di anergia del sistema immunitario, causata da dosi ripetute di vaccino, il che potrebbe vanificare l’efficacia del vaccino stesso, senza considerare i rischi che si corrono per gli eventuali eventi avversi, rischi che si moltiplicano per il numero delle dosi somministrate. Insomma, nei confronti degli anziani non autosufficienti, che vivono lontani dalle famiglie, sarebbe opportuno agire con accortezza, tanto più che siamo quasi arrivati all’estate e dunque chi oggi si vaccina si ritroverà, comunque, senza protezione in autunno. E per sperare di essere protetto dal Covid, dovrà sottoporsi alla dose numero cinque.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.