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2022-08-22
Quarantotto ore in Molise
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Una regione montuosa che si apre, lentamente, sul mare Adriatico. Una fusione di storia, cultura, natura e bellezza. Il Molise è spesso al centro di simpatici - o forse no - meme online che lo vogliono identificare come una regione "fantasma". Avete mai sentito o letto "Molisn't"? Ovvero, il Molise non c'è?
Dispiacere deludere i più "simpatici" ma il Molise esiste, ed è una delle regioni italiane più interessanti sia dal punto naturalistico che storico. La storia identifica il Molise con l’antico Sannio. La regione, considerata la casa ancestrale dei Sanniti (cui la tradizione scritta vuole dicesi dai Sabelli) aveva i suoi confini collocati sui territori della Campania nordorientale (Sannio Caudino e Irpino), dell’alta Puglia, dell’intero Molise (Sannio Pentro, incluso il territorio frentano), del basso Abruzzo (Sannio Carecino) e dell’alta Lucania, venendo così a costituire la Lega o Confederazione sannitica correlata, in origine, agli Osci, popolazione indoeuropea del gruppo osco-umbro.
Il Molise è una piccola oasi di bellezza. Disseminata di boschi e città fantasma, il capoluogo Campobasso merita una visita approfondita. Non solo per la sua altezza, posta a 700 metri sopra il mare, e il panorama mozzafiato, ma anche per la presenza di aree di rilevanza storica come il Castello Monforte. Questa città, di origini longobarde, ha una struttura definita a ventaglio con vicoli tortuosi e scalinate romaniche, tipiche della città alta, che ruotano attorno al castello.
Campobasso: il Museo dei Misteri
Il museo dei misteri di Campobasso è un museo italiano gestito dall'Associazione misteri e tradizioni. È situato nel centro della città ed espone le strutture e i costumi che caratterizzano la manifestazione folkloristica più rappresentativa della città nonché una delle più seguite della regione Molise, il festival dei Misteri, che si svolge la domenica del Corpus Domini.
Inaugurato il 7 ottobre 2006, è una realtà indispensabile per dare dignità all’ingegno di Paolo Saverio di Zinno e agli “Ingegni” da lui ideati e realizzati a metà del Settecento, che nel giorno del Corpus Domini. A 16 anni dalla sua apertura i risultati sono più che soddisfacenti, risulta il Museo più visitato della regione Molise con oltre 400.000 visitatori, 350 eventi, 110.000 fotografie, 500 documenti datati e 600 video. Il Museo è stato allestito nella struttura (ex ENAL) di via Trento con finanziamento regionale. La zona è tra le più tranquille della città, destinata a qualificarsi tra le più dotate di strutture pubbliche per attività culturali e di rappresentanza. Un ruolo determinante è stato svolto dall’Associazione Misteri e Tradizioni che, dal giorno della sua costituzione non ha mai smesso di proseguire l’obiettivo di un sito in cui collocare e rappresentare i “Misteri” onde renderli oggetto di interesse scientifico e turistico, ancorché per preservarli dall’usura del tempo.
Il Museo è costituito da: una Sala Espositiva “Rino Savastano” dove sono esposti degli originali costumi d’epoca insieme a fotografie, variamente datate, che ritraggono alcuni momenti salienti delle passate manifestazioni e cataloghi con tutti i nomi dei personaggi degli ultimi 40 anni, una Sala Proiezioni “Gino Aurisano” dotata di 40 posti a sedere, consente di visionare comodamente riprese della “Processione dei Misteri” girate nel 1929, 1948, fino ai giorni nostri, inerenti la preparazione e lo svolgimento della manifestazione, che in parte ricreano l’atmosfera che si viveva e vive tutt’ora a Campobasso nel giorno di Corpus Domini e la Sala degli Ingegni “Cosmo Teberino” dove è possibile visionare nel dettaglio le tredici macchine, scoprendo le peculiarità strutturali ed artistiche che le rendono uniche al mondo.
Il mare Adriatico, cristallino e con lunghe spiagge sabbiose
Cristallino, azzurrissimo, con lunghe spiagge sabbiose. La costa adriatica del Molise ha guadagnato negli anni diverse bandiere blu.
Il Territorio di Campomarino è abitato sin dalla più remota antichità: risalgono infatti al IX-XVIII secolo a.C. i resti dell’insediamento scoperto nel 1980 in località Arcora. Distrutta più volte durante le invasioni barbariche, riuscì a risorgere ed a divenire centro di primaria importanza longobarda e normanna.
Anticamente posta sul mare Campomarino dista oggi dalla costa un paio di km ma negli anni è venuta crescendo, a ridosso della splendida spiaggia, una località dotata di infrastrutture e servizi turistici di prim'ordine. L'afflusso turistico secondo dati dell'Ente Provinciale del Turismo anno 1995, consta di circa 100.000 presenze nel periodo estivo. Il paese oggi sorge su un piccolo sprone alla destra della foce del fiume Biferno.
La storia ci tramanda che durante il medioevo la vita del paese fu molto travagliata: all’inizio del periodo Angioino, infatti, il paese apparteneva al feudo della famiglia d’Alneto, poi nel XV secolo, passò sotto il dominio dei Monforte per essere successivamente donato da Cola Monforte alla Corte Regia. Il paese era rimasto duramente danneggiato dal terremoto del 1456 ed il feudo era divenuto quasi deserto: nel XV secolo però questo venne ripopolato dai profughi albanesi, costretti a lasciare la terra natale a causa dell’avanzata dei turchi nei Balcani.
Nel 1466, infatti, fu raggiunto da Albanesi in fuga dai Turchi, e conserva di quella popolazione antichi usi ed il tipico dialetto albanese. Correvano gli anni che vanno dal 1461 al 1470, Giorgio Castriota Scanderberg (principe di Krujia Albania), inviò un corpo di spedizione di circa 5.000 albanesi guidati dal nipote Coiro Stresio in aiuto a Ferrante I d'Aragona nella lotta contro Giovanni d'Angiò. Coiro Stresio sgominò, il 18 agosto del 1461, a Lago di Sangue, posta tra Greci, Orsara di Puglia e Troia, le truppe partigiane di Giovanni d'Angiò guidate da Piccinino.
Le popolazioni quindi, ed anche Campomarino, subirono quella che fu nella storia delle colonie albanesi in Italia, la terza migrazione. Per i servizi resi, furono concessi al principe Scanderberg diritti feudali su Monte Gargano, San Giovanni Rotondo e Trani e fu concesso ai soldati e alle loro famiglie di stanziarsi in ulteriori territori. I coloni albanesi rifondarono le terre e vissero convivendo pacificamente per lungo tempo con la popolazione locale. Dopo vari Governi, tra cui spicca quello del conte Manelfrido dal 1503 il potere passò alla famiglia Di Sangro, la quale fu l’ultima titolare del paese prima dell'abolizione del feudalesimo.
Gli abitanti si chiamano Campomarinèsi. La chiesa di Santa Maria a Mare è la più importante del paese: essa fu costruita tra il XII ed il XIII secolo in stile romanico e restaurata nel 1710. I Resti più antichi sono gli absidi e la cripta appartenenti alla prima costruzione: nella cripta sono stati impiegati anche degli elementi romani di spoglio, tra cui dei capitelli con motivi vegetali; in essa si trova inoltre un affresco quattrocentesco raffigurante San Nicola e San Demetrio, quest’ultimo ritratto mentre combatte contro un turco.
La cucina molisana
I monti, i fiumi e il mare offrono al palato del turista sapori di una gastronomia antica e genuina. Terra dalla vocazione agricola, la cucina tipica del Molise si basa sui prodotti della terra e della pastorizia, arricchendosi anche delle influenze delle vicine regioni. Sono moltissimi i piatti caratteristici, come i maccheroni alla chitarra, le pallotte cacio e uova, la pasta e fagioli, la polenta, l’agnello e i turcinelli arrostiti, formati da interiora di agnello e frattaglie.
Le usanze culinarie del Molise si sono sviluppate prevalentemente accompagnando il lavoro nei campi e l’allevamento dei bestiami. Tradizioni in cucina che si sono conservate nel tempo e si tramandano ancora oggi di generazione in generazione. Ne è derivata una cucina autentica, varia e diversificata, semplice nei condimenti, sobria nelle preparazioni e ottima nella qualità grazie alla genuinità dei prodotti agroalimentari e delle carni che il territorio e le stagioni sono state in grado di regalare alla popolazione.
Da non dimenticare i formaggi e i salumi. La soppressata, il caciocavallo di agnone, la scamorza del matese sono solo alcuni dei prodotti del territorio da assaporare in tavernette tipiche e osterie.
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Con le temperature in aumento e le giornate sempre più lunghe, cresce la voglia di scappare dalle città nel fine settimana per esplorare il nostro Bel Paese. Mare, montagna, lago, collina non conta: l’importante è evadere dalla routine. Il Museo dei Misteri a Campobasso è una delle tappe per eccellenza per chi ama il folklore tutto italiano.Mare cristallino e spiagge sabbiose: la costa adriatica tra storia e bandiere blu.La cucina: il Molise regala piatti tradizionali tutti da scoprire. Lo speciale comprende tre articoli.Una regione montuosa che si apre, lentamente, sul mare Adriatico. Una fusione di storia, cultura, natura e bellezza. Il Molise è spesso al centro di simpatici - o forse no - meme online che lo vogliono identificare come una regione "fantasma". Avete mai sentito o letto "Molisn't"? Ovvero, il Molise non c'è? Dispiacere deludere i più "simpatici" ma il Molise esiste, ed è una delle regioni italiane più interessanti sia dal punto naturalistico che storico. La storia identifica il Molise con l’antico Sannio. La regione, considerata la casa ancestrale dei Sanniti (cui la tradizione scritta vuole dicesi dai Sabelli) aveva i suoi confini collocati sui territori della Campania nordorientale (Sannio Caudino e Irpino), dell’alta Puglia, dell’intero Molise (Sannio Pentro, incluso il territorio frentano), del basso Abruzzo (Sannio Carecino) e dell’alta Lucania, venendo così a costituire la Lega o Confederazione sannitica correlata, in origine, agli Osci, popolazione indoeuropea del gruppo osco-umbro. Il Molise è una piccola oasi di bellezza. Disseminata di boschi e città fantasma, il capoluogo Campobasso merita una visita approfondita. Non solo per la sua altezza, posta a 700 metri sopra il mare, e il panorama mozzafiato, ma anche per la presenza di aree di rilevanza storica come il Castello Monforte. Questa città, di origini longobarde, ha una struttura definita a ventaglio con vicoli tortuosi e scalinate romaniche, tipiche della città alta, che ruotano attorno al castello. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/quarantotto-ore-in-molise-2657896334.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="campobasso-il-museo-dei-misteri" data-post-id="2657896334" data-published-at="1661173893" data-use-pagination="False"> Campobasso: il Museo dei Misteri Il museo dei misteri di Campobasso è un museo italiano gestito dall'Associazione misteri e tradizioni. È situato nel centro della città ed espone le strutture e i costumi che caratterizzano la manifestazione folkloristica più rappresentativa della città nonché una delle più seguite della regione Molise, il festival dei Misteri, che si svolge la domenica del Corpus Domini. Inaugurato il 7 ottobre 2006, è una realtà indispensabile per dare dignità all’ingegno di Paolo Saverio di Zinno e agli “Ingegni” da lui ideati e realizzati a metà del Settecento, che nel giorno del Corpus Domini. A 16 anni dalla sua apertura i risultati sono più che soddisfacenti, risulta il Museo più visitato della regione Molise con oltre 400.000 visitatori, 350 eventi, 110.000 fotografie, 500 documenti datati e 600 video. Il Museo è stato allestito nella struttura (ex ENAL) di via Trento con finanziamento regionale. La zona è tra le più tranquille della città, destinata a qualificarsi tra le più dotate di strutture pubbliche per attività culturali e di rappresentanza. Un ruolo determinante è stato svolto dall’Associazione Misteri e Tradizioni che, dal giorno della sua costituzione non ha mai smesso di proseguire l’obiettivo di un sito in cui collocare e rappresentare i “Misteri” onde renderli oggetto di interesse scientifico e turistico, ancorché per preservarli dall’usura del tempo.Il Museo è costituito da: una Sala Espositiva “Rino Savastano” dove sono esposti degli originali costumi d’epoca insieme a fotografie, variamente datate, che ritraggono alcuni momenti salienti delle passate manifestazioni e cataloghi con tutti i nomi dei personaggi degli ultimi 40 anni, una Sala Proiezioni “Gino Aurisano” dotata di 40 posti a sedere, consente di visionare comodamente riprese della “Processione dei Misteri” girate nel 1929, 1948, fino ai giorni nostri, inerenti la preparazione e lo svolgimento della manifestazione, che in parte ricreano l’atmosfera che si viveva e vive tutt’ora a Campobasso nel giorno di Corpus Domini e la Sala degli Ingegni “Cosmo Teberino” dove è possibile visionare nel dettaglio le tredici macchine, scoprendo le peculiarità strutturali ed artistiche che le rendono uniche al mondo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/quarantotto-ore-in-molise-2657896334.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-mare-adriatico-cristallino-e-con-lunghe-spiagge-sabbiose" data-post-id="2657896334" data-published-at="1661173893" data-use-pagination="False"> Il mare Adriatico, cristallino e con lunghe spiagge sabbiose Cristallino, azzurrissimo, con lunghe spiagge sabbiose. La costa adriatica del Molise ha guadagnato negli anni diverse bandiere blu. Il Territorio di Campomarino è abitato sin dalla più remota antichità: risalgono infatti al IX-XVIII secolo a.C. i resti dell’insediamento scoperto nel 1980 in località Arcora. Distrutta più volte durante le invasioni barbariche, riuscì a risorgere ed a divenire centro di primaria importanza longobarda e normanna.Anticamente posta sul mare Campomarino dista oggi dalla costa un paio di km ma negli anni è venuta crescendo, a ridosso della splendida spiaggia, una località dotata di infrastrutture e servizi turistici di prim'ordine. L'afflusso turistico secondo dati dell'Ente Provinciale del Turismo anno 1995, consta di circa 100.000 presenze nel periodo estivo. Il paese oggi sorge su un piccolo sprone alla destra della foce del fiume Biferno.La storia ci tramanda che durante il medioevo la vita del paese fu molto travagliata: all’inizio del periodo Angioino, infatti, il paese apparteneva al feudo della famiglia d’Alneto, poi nel XV secolo, passò sotto il dominio dei Monforte per essere successivamente donato da Cola Monforte alla Corte Regia. Il paese era rimasto duramente danneggiato dal terremoto del 1456 ed il feudo era divenuto quasi deserto: nel XV secolo però questo venne ripopolato dai profughi albanesi, costretti a lasciare la terra natale a causa dell’avanzata dei turchi nei Balcani.Nel 1466, infatti, fu raggiunto da Albanesi in fuga dai Turchi, e conserva di quella popolazione antichi usi ed il tipico dialetto albanese. Correvano gli anni che vanno dal 1461 al 1470, Giorgio Castriota Scanderberg (principe di Krujia Albania), inviò un corpo di spedizione di circa 5.000 albanesi guidati dal nipote Coiro Stresio in aiuto a Ferrante I d'Aragona nella lotta contro Giovanni d'Angiò. Coiro Stresio sgominò, il 18 agosto del 1461, a Lago di Sangue, posta tra Greci, Orsara di Puglia e Troia, le truppe partigiane di Giovanni d'Angiò guidate da Piccinino.Le popolazioni quindi, ed anche Campomarino, subirono quella che fu nella storia delle colonie albanesi in Italia, la terza migrazione. Per i servizi resi, furono concessi al principe Scanderberg diritti feudali su Monte Gargano, San Giovanni Rotondo e Trani e fu concesso ai soldati e alle loro famiglie di stanziarsi in ulteriori territori. I coloni albanesi rifondarono le terre e vissero convivendo pacificamente per lungo tempo con la popolazione locale. Dopo vari Governi, tra cui spicca quello del conte Manelfrido dal 1503 il potere passò alla famiglia Di Sangro, la quale fu l’ultima titolare del paese prima dell'abolizione del feudalesimo.Gli abitanti si chiamano Campomarinèsi. La chiesa di Santa Maria a Mare è la più importante del paese: essa fu costruita tra il XII ed il XIII secolo in stile romanico e restaurata nel 1710. I Resti più antichi sono gli absidi e la cripta appartenenti alla prima costruzione: nella cripta sono stati impiegati anche degli elementi romani di spoglio, tra cui dei capitelli con motivi vegetali; in essa si trova inoltre un affresco quattrocentesco raffigurante San Nicola e San Demetrio, quest’ultimo ritratto mentre combatte contro un turco. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/quarantotto-ore-in-molise-2657896334.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="la-cucina-molisana" data-post-id="2657896334" data-published-at="1661173893" data-use-pagination="False"> La cucina molisana I monti, i fiumi e il mare offrono al palato del turista sapori di una gastronomia antica e genuina. Terra dalla vocazione agricola, la cucina tipica del Molise si basa sui prodotti della terra e della pastorizia, arricchendosi anche delle influenze delle vicine regioni. Sono moltissimi i piatti caratteristici, come i maccheroni alla chitarra, le pallotte cacio e uova, la pasta e fagioli, la polenta, l’agnello e i turcinelli arrostiti, formati da interiora di agnello e frattaglie.Le usanze culinarie del Molise si sono sviluppate prevalentemente accompagnando il lavoro nei campi e l’allevamento dei bestiami. Tradizioni in cucina che si sono conservate nel tempo e si tramandano ancora oggi di generazione in generazione. Ne è derivata una cucina autentica, varia e diversificata, semplice nei condimenti, sobria nelle preparazioni e ottima nella qualità grazie alla genuinità dei prodotti agroalimentari e delle carni che il territorio e le stagioni sono state in grado di regalare alla popolazione.Da non dimenticare i formaggi e i salumi. La soppressata, il caciocavallo di agnone, la scamorza del matese sono solo alcuni dei prodotti del territorio da assaporare in tavernette tipiche e osterie.
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
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i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
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Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
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