2022-04-19
Quando Marx si scatenava contro la Russia
Il grande filosofo fu anche cronista appassionato di geopolitica: nella seconda metà dell’Ottocento scrisse numerosi articoli molto critici con l’imperialismo zarista e con l’atteggiamento occidentale. Sono stati appena ripubblicati e presentano un’incredibile attualità.Lo Zar non ha soltanto cominciato la guerra: ha anche concluso la prima campagna. Il fronte delle operazioni non si trova più al di là del Prut, ma lungo il Danubio. Nel frattempo, che cosa fanno le potenze occidentali? Deliberano, e cioè costringono il Sultano a considerare la guerra come pace. Ai fatti dell’Autocrate, rispondono non coi cannoni, ma con note diplomatiche. Lo Zar viene assalito non da due flotte, ma da non meno di quattro proposte di negoziati avanzate dall’Inghilterra, dalla Francia, dall’Austria e dal «cognato» di Potsdam. Si spera che lo Zar si degnerà di scegliere in questo embarras de richesse ciò che meglio conviene agli scopi che egli persegue. La (seconda) risposta del signor Drouyn de l’Huys I alla (seconda) nota del Conte di Nesselrode si dà molta pena di dimostrare che «non sono state l’Inghilterra e la Francia a fare la prima dimostrazione».Allo stesso modo in cui si gettano ossi ai cani, la Russia butta tante note dinanzi ai diplomatici occidentali soltanto perché possano innocente-mente giocare, mentre essa approfitta per guadagnare altro tempo. Inghilterra e Francia abboccano, naturalmente, all’amo. E come se la sola ricezione di una nota del genere non costituisse già di per sé una sufficiente degradazione, il Journal de l’Empire, con un articolo firmato dal signor de la Guéronnière, ma ispirato e riveduto dall’Imperatore, la accompagna di un commento assai conciliante. Quest’articolo «permetterebbe alla Russia la scelta di negoziare sulla riva destra piuttosto che sulla riva sinistra del Prut».la stampa spudorataLa seconda nota del Conte di Nesselrode vi è effettivamente trasformata in un «tentativo di conciliazione», in quanto afferma testualmente: «Il conte di Nesselrode non parla ora che di garanzie morali e annunzia che esse non devono essere sostituite se non provvisoriamente da garanzie materiali; egli chiede quindi trattative dirette. Stando così le cose, non si può considerare esaurita l’azione diplomatica».L’Assemblée Nationale, il monitore russo di Parigi, si congratula ironicamente col Journal de l’Empire della sua scoperta alquanto tardiva e si dispiace soltanto che si sia fatto tanto rumore per nulla.La stampa russa ha perduto completamente ogni ritegno. «Lo Zar non può capire la cortesia delle potenze occidentali nei suoi riguardi... Egli non è in grado di dar prova di gentilezza nelle trattative con le altre potenze», scrive il Morning Advertiser. Il Morning Post è esasperato perché lo Zar si preoccupa così poco delle difficoltà interne dei suoi avversari: «È di un’imprudenza inaudita presentare, per semplice leggerezza o insolenza, rivendicazioni che non hanno nulla di urgente, dimenticando completamente lo stato d’animo infiammabile dell’Europa».ambiguità inglesiIl redattore degli articoli di finanza dell’Economist ha scoperto che «l’umanità si accorge ora, a proprie spese, dei danni derivanti dal fatto che gli affari più segreti del mondo (quelli della Borsa) dipendano dai capricci di un solo individuo». Il che non impedisce che nel 1848 e nel 1849 si possa vedere il busto dell’Imperatore di Russia affiancato allo stesso vitello d’oro.Intanto, la situazione del Sultano sta diventando sempre più ardua e complicata. Le difficoltà finanziarie aumentano, tanto più che egli sopporta tutto l’onere della guerra, senza ricavarne il minimo beneficio. Il favore popolare gli si volta contro perché non fa appello alla nazione contro lo Zar. Il fanatismo dei musulmani minaccia rivoluzioni di palazzo, mentre il fanatismo dei greci minaccia sollevazioni popolari. I giornali d’oggi parlano di un complotto che studenti musulmani del partito vecchio-turco avrebbero ordito contro la vita del Sultano, volendo mettere sul trono, al suo posto, Abdul-Aziz.Alla Camera dei Lords, Lord Beaurnont e Lord Malmesbury hanno invitato ieri Lord Clarendon a far conoscere le sue intenzioni, ora che l’Imperatore dei francesi non ha esitato a rendere note le sue. Lord Clarendon, oltre a confermare, in poche parole, che l’Inghilterra aveva ricevuto la nota di Drouyn de l’Huys, si è trincerato per il resto dietro la promessa di fornire al più presto alla Carnera dati completi. Alla domanda se fosse vero che i russi avevano messo le mani sull’amministrazione civile e sugli uffici postali dei Principati Danubiani, occupati militarmente, Lord Clarendon non ha dato, ovviamente, una risposta. «Egli non lo potrebbe credere dopo la proclamazione del Principe Gorciakov». Lord Beaumont gli ha replicato che per la verità egli sembrava troppo ottimista.Alla Camera dei Comuni Sir J. Walmsley ha presentato una domanda sugli ultimi disordini di Smirne. Lord John Russell ha risposto che egli aveva infatti sentito dire che il console austriaco aveva fatto rapire con la forza un rifugiato ungherese, ma che non era a conoscenza del fatto che l’Austria avrebbe preteso la consegna di tutti i profughi ungheresi e italiani. Lord John ha un modo divertente e insieme comodo per sé stesso di trattare le interpellanze. Egli non riceve mai informazioni ufficiali né legge sui giornali ciò che dovrebbe o che ci si potrebbe aspettare da lui.[...] Fondate o no, queste voci dimostrano che dappertutto ci si aspetta un intervento dell’America, che è anche considerato con favore da una parte del pubblico inglese. Nei comizi pubblici, l’atteggiamento del capitano e del console americani viene molto elogiato e nell’Advertiser di ieri un «inglese» scongiura la bandiera stellata a mostrarsi nel Mediterraneo e ad umiliare la «vecchia e sordida Union Jack», ove reagisse.il nodo commercialeRiassumiamo quindi in poche parole la Questione d’Oriente. Lo Zar, scontento e irritato per il fatto che il suo immenso impero si riduce a un solo porto di esportazione, e che, per di più, quest’unico porto si trova su un mare impraticabile per circa la metà dell’anno, essendo accessibile agli inglesi nell’altra metà, persegue il piano dei suoi predecessori, che era quello di avere accesso al Mediterraneo. Uno dopo l’altro, egli stacca i membri più lontani dell’Impero Ottomano, fino a quando, alla fine, Costantinopoli stessa, il cuore, cesserà di battere. Tutte le volte che i suoi piani per la Turchia gli sembrano messi in pericolo dall’evidente consolidamento del Governo turco o da ancor più pericolosi sintomi di auto emancipazione fra gli slavi, egli rinnova le sue periodiche invasioni.occidente umiliatoContando sulla viltà e sui timori delle potenze occidentali, egli intimidisce l’Europa ed esagera le sue pretese per dare l’impressione di essere generoso in seguito, quando si accontenta di ciò che voleva in realtà ottenere immediatamente.D’altra parte, le potenze occidentali, incostanti, pusillanimi, sospettose a vicenda, cominciano con l’incoraggiare il Sultano a resistere allo Zar, per timore delle usurpazioni della Russia, ma finiscono col costringerlo a cedere, per paura di una guerra generale, che potrebbe portare la rivoluzione universale. Troppo impotenti o troppo vili per intraprendere la ricostruzione dell’Impero Ottomano, creando un Impero greco o una Re-pubblica Federale degli Stati slavi, esse non hanno che uno scopo: quello di mantenere lo status quo, vale a dire quello stato di putrefazione che impedisce al Sultano di emanciparsi dallo Zar e agli slavi di emanciparsi dal Sultano.Il partito rivoluzionario non può che congratularsi di questa situazione. L’umiliazione dei Governi occidentali reazionari e la loro palese impotenza a proteggere gli interessi della civiltà europea contro le usurpazioni russe non potranno mancare di provocare un salutare sdegno nei popoli che dopo il 1849 sono stati costretti a piegare la testa sotto il giogo della controrivoluzione. Anche l’imminente crisi industriale è influenzata e accelerata tanto da queste complicazioni semiorientali che dalle complicazioni interamente orientali della Cina. Mentre il prezzo del grano sale, c’è un marasma generale negli affari, il tasso di scambio diventa sfavorevole all’Inghilterra e l’oro comincia a evadere sul continente. Fra il 9 giugno e il 14 luglio le riserve d’oro della Banca d’Inghilterra sono diminuite di 2.200.000 lire sterline, ammontare superiore all’incremento totale avutosi nei tre mesi precedenti.