2023-12-10
Quando capitan Caccia bloccò il film sgradito
La pellicola raccontava il desiderio dei migranti arrivati in Italia di tornare in Africa.Accusano i giornali di destra di fascismo, ma le stesse Ong sono state in passato responsabili di azioni mirate per mettere a tacere voci di dissenso o per bloccare la proiezioni di film sul fenomeno dei migranti. È accaduto appena lo scorso anno a Napoli, nel novembre del 2022, quando, durante la presentazione del film L’Urlo di Michelangelo Severgnini, Beppe Caccia di Mediterranea e altri attivisti sono letteralmente insorti, insultando il film con fischi e urla e bloccando la proiezione al ventesimo minuto. Di quell’azione «fascista» si può ancora trovare traccia in rete. Peccato fosse il festival dei diritti umani nella città partenopea. Ma per Caccia & C. quel film non doveva essere proiettato. Certo, non si trattava di un capolavoro della cinematografia mondiale, ma aveva almeno l’idea di raccontare il dramma dei migranti da un altro punto di vista. Prodotto con appena 15.000 euro e con il sostegno della Fondazione Italiani, il film di Severgnini era il tentativo di raccontare tramite dei video di migranti la loro voglia di tornare nei loro Paesi di origine. La teoria di fondo del regista è che per risolvere il problema migratorio bisogna riportare tutti in Libia, Tunisia o Egitto, insomma dai luoghi da cui sono partiti i migranti. Ma il vero tema che aveva fatto imbestialire il capomissione della Mare Jonio, Caccia, erano le accuse alle Ong. Ovvero che la presenza di navi come Mediterranea o altre non facciano altro che attirare i migranti. Del resto, l’idea che alcuni volontari nel Mediterraneo possano salvare le navi provenienti dal Nord Africa non è di sicuro un’invenzione di Severgnini. Anche nel film Io, Capitano di Matteo Garrone, quando gli scafisti affidano la barca al giovane ragazzo senegalese, c’è di sottofondo la possibilità che la nave alla fine venga salvata in mare aperto da qualcuno prima di arrivare in Sicilia. Di sicuro il film L’Urlo è un film controverso, ma Caccia e le Ong che in questi giorni vedono fascisti ovunque dopo l’inchiesta della Verità non furono da meno in quell’occasione. A prendersela con il film fu persino padre Alex Zanotelli che definì la pellicola come robaccia. Quella protesta, assolutamente insensata contro una pellicola in fondo innocua durante un festival per i diritti umani (quindi anche per la libertà di espressione), aveva portato lo stesso direttore della manifestazione a scusarsi con i partecipanti. Dopo la protesta Severgnini aveva incontrato il presidente del Senato Ignazio La Russa che gli aveva espresso la sua solidarietà. L’aspetto più inquietante di tutta questa vicenda è che il centrosinistra non aveva fiatato di fronte all’attacco fascista delle Ong contro il film. «Devo dedurre che per la fu sinistra da ora in poi lo squadrismo sia parte degli strumenti di lotta, specie quando serve a zittire le fonti» aveva spiegato Severgnini. «Perché, per quanto se ne dica, non sono stato io ad essere censurato, non la mia voce. Ma le fonti primarie di informazione rappresentate dalle centinaia di ragazzi in Libia che parlano nel film».
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
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