2025-03-05
Torna il Qatargate, chiesta la revoca dell’immunità a due eurodeputate Pd
Alessandra Moretti e Elisabetta Gualmini (Imagoeconomica-Ansa)
L’inchiesta colpisce di nuovo esponenti dem in Ue. Nei guai Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini. La procura federale belga ha trasmesso alla Metsola l’istanza, che sarà comunicata in aula il 10 marzo.La Procura federale del Belgio è tornata a picchiare. E questa volta nel mirino sono finite due eurodeputate del Partito democratico: Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti, entrambe al secondo mandato a Bruxelles. I magistrati hanno chiesto al Parlamento europeo di togliere loro lo scudo dell’immunità per poter continuare a scavare nel fango del Qatargate, l’inchiesta sull’intrigo internazionale che ha fatto tremare la passata legislatura. I nomi delle due eurodeputate erano già comparsi nei vecchi fascicoli. Le richieste di revoca verranno ufficializzate dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola durante la prossima sessione plenaria di Strasburgo. Poi il dossier passerà alla commissione giuridica (Juri), che ascolterà a porte chiuse le due indagate prima di mettere ai voti la revoca definitiva (fino a oggi ogni richiesta di rimozione dell’immunità legata al Qatargate è stata accolta). Gualmini e Moretti hanno annunciato la loro auto sospensione dal gruppo dei Socialisti e democratici (S&D) e incassato la solidarietà della delegazione dem. Poi hanno fatto sapere di essere «pienamente a disposizione della magistratura per qualsiasi esigenza istruttoria». Moretti, stando alle indiscrezioni pubblicate dal quotidiano belga Le Soir, considerata vicina ad Antonio Panzeri, il burattinaio del Qatargate (nella cui abitazione furono sequestrati oltre 600.000 euro in contanti) che, stando all’accusa e alle sue stesse rivelazioni, avrebbe lavorato per annacquare le posizioni del Parlamento europeo sul rispetto dei diritti umani in Qatar e in Marocco, non si sarebbe fatta mancare una visita in Qatar, proprio in un cantiere dello stadio dove poi si sarebbero giocate le partite della Coppa del mondo. Nella commissione per i diritti umani del Parlamento, quando si discuteva delle condizioni di lavoro nei cantieri per i Mondiali, la Moretti avrebbe inviato un’interrogazione nella quale menzionava i precedenti Mondiali in Russia. Coincidenza: in una delle conversazioni intercettate (pochi istanti prima) Panzeri aveva dato ordini telefonici al suo ex assistente e braccio destro Francesco Giorgi (compagno di Eva Kaili, l’eurodeputata greca che in quel momento era vicepresidente e che poi è stata arrestata e destituita) secondo un copione già scritto per difendere Doha. Ci sarebbe poi un sms del dicembre 2021, che per Le Soir sarebbe finito agli atti e che getterebbe un’ombra pesante. Il testo sarebbe questo: «Il Qatar è risolto». E subito dopo: «Il quadrumvirato Cozzolino-Moretti-Arena-Tarabella ha colpito con precisione, attenzione ed efficienza». Si tratta di Andrea Cozzolino (ex eurodeputato dem) e dei colleghi eletti in Belgio Maria Arena e Marc Tarabella (unico dei tre ancora in attività politica, è stato eletto borgomastro del comune di Anthisnes). Tutti considerati dalla Procura federale al centro della prima parte dell’inchiesta. L’unico nome che era rimasto fuori finora era proprio quello della Moretti. L’ufficio della sua assistente (in passato collaboratrice di Panzeri), però, era stato perquisito. La collega Gualmini, invece, sarebbe entrata in scena il 15 novembre 2022, il giorno dopo l’audizione del ministro del Lavoro del Qatar Ali bin Samikh Al Marri, che stando alle ricostruzioni sarebbe il grande corruttore. Gli inquirenti avrebbero recuperato messaggi scambiati con Giorgi. Stando a Le Soir gli avrebbe lasciato intendere che non poteva «più esporsi», promettendo però di diventare «più aggressiva nel tempo». Una promessa che a distanza di oltre due anni le si ritorce contro. «Durante la discussione ho deciso di non seguire la linea indicata da alcuni eurodeputati e da Giorgi», ha spiegato al quotidiano belga, aggiungendo: «Ecco perché, dopo la discussione, mi sono sentita in imbarazzo e, per spirito di cortesia, ho detto a Giorgi che non potevo seguire la linea indicata». Infine ha affermato «di non essere mai stata coinvolto in questioni relative al Qatar, agli ambasciatori del Qatar, alle missioni in Qatar o agli eventi in Qatar». Le accuse sarebbero molto pesanti. Secondo L’Espresso si parlerebbe addirittura di «corruzione e associazione a delinquere». A oltre due anni dagli arresti è prima finita sul registro degli indagati la Arena (nel luglio 2023 gli investigatori trovarono 280.000 euro in contanti nell’abitazione del figlio, denaro del quale l’ex eurodeputata di origini italiane ha affermato di non conoscere la provenienza), insieme a tre assistenti del gruppo dei Socialisti e democratici, poi è toccato alle due europarlamentari italiane. Mentre i principali indagati, Kaili, Panzeri (già condannato a 1 anno di detenzione, la pena si è esaurita per buona condotta dopo 9 mesi tra carcere e domiciliari) e Giorgi, sono stati nel frattempo rilasciati. Le defezioni in Procura, prima quella del giudice istruttore Michel Claise (costretto a fare un passo indietro all’emergere della vicinanza tra suo figlio e il figlio della Arena, soci di un’azienda di cannabis legale, ha deposto la toga per candidarsi senza successo alle politiche), poi quella del procuratore Raphael Malagnini (che si è trasferito a Liegi per un più appartato incarico di revisore dei conti), e infine quella di Aurélie Déjaiffe, che ha ereditato il fascicolo da Claise e che dalla fine di gennaio è entrata nel collegio della Corte d’appello di Bruxelles, avevano fatto tirare un sospiro di sollievo agli indagati. Resta inoltre ancora appeso un Riesame chiesto dagli indagati: tre udienze sono già fissate per il 18 e il 25 marzo e per il 22 aprile. Anche il trasferimento di una parte del fascicolo alle autorità del Marocco per il giudizio dell’ambasciatore marocchino in Polonia, Abderrahim Atmoun, e dello 007 Mohamed Belharache, sospettati di essere tra i corruttori nella prima trama di influenze all’Europarlamento, sembrava far trasparire aria di smantellamento. Qualcosa, però, covava sotto la cenere. «Questo scandalo dopo mesi si riapre», commenta l’eurodeputato di Fratelli d’Italia-Ecr, Stefano Cavedagna, «ricordandoci le opacità della sinistra, sia europea che italiana. Fino a eventuale condanna sono tutti innocenti, ma sicuramente se fosse stato coinvolto qualcuno del centrodestra, la sinistra avrebbe fatto fuoco e fiamme, manifestazioni, proteste e richieste di dimissioni. Questa doppia morale del Pd rende il tutto più grottesco». Ora la sinistra italiana ed europea faccia chiarezza e dica con trasparenza cosa sta accadendo». Al resto penseranno le indagini delle autorità belghe.