2023-10-08
Il Qatar e l’Iran finanziano i terroristi per far saltare la pace con l’Arabia Saudita
L’assalto potrebbe essere stato facilitato da armi e tecnologia di Doha, che ogni mese versa 15 milioni di dollari ai palestinesi. Foraggiati da Teheran, nel 2022, con 70 milioni.La guerra è un fiume carsico che appare e scompare. All’improvviso emerge ed esonda dove i normali osservatori mai se lo sarebbero aspettato. È il caso di quanto accaduto ieri, cioè della vile invasione di Israele da parte del gruppo terroristico di Hamas, ospitato in simbiosi dal governo dei territori palestinesi della striscia di Gaza. Mentre guardiamo le foto dei civili uccisi e dei soldati trucidati o i video delle migliaia di razzi sparati sulle case degli israeliani, è importante capire che cosa abbia consentito ad Hamas un tale salto di qualità nella scala del male. Così come sarebbe importante capire perché uno degli eserciti più efficienti al mondo (soprattutto nel prevenire e fare intelligence) sia stato colto alle spalle.La risposta dovrebbe essere: la tecnologia militare del Qatar. Almeno tre fonti spiegano che Mossad e Shin Bet monitoravano il tentativo di escalation nelle ore concomitanti ai fondamentali incontri tra Gerusalemme e Riad nell’ambito di futuri accordi triangolati dagli Stati Uniti.Forse gli israeliani hanno scelto di non intervenire in anticipo per evitare di apparire aggressori. Ma, vista la portata fuori scala e l’entità della violenza, è verosimile che ci sia stato un elemento sorpresa. Se Hamas è riuscita a penetrare in una decina di insediamenti e tenere sotto scacco per una mattina lo scudo spaziale di Tel Aviv è perché, stavolta, avrebbe avuto a disposizione non solo tecnologia militare iraniana, ma anche quella del Qatar. Ecco su chi bisognerebbe puntare il dito. Chi andrebbe accusato dell’escalation che rischia di travolgere tutto il Medio Oriente e pure il Mediterraneo. Aggiungendo un elemento di enorme peso in un quadro di sostegno al terrorismo palestinese che va avanti da anni. Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha rivelato nel 2022 che l’Iran ha pagato un totale di 70 milioni di dollari al gruppo palestinese per aiutarlo a sviluppare missili e sistemi di difesa. Dal 2018, ogni mese viene versata una somma di 15 milioni di dollari in contanti dal Qatar ai leader della striscia di Gaza. Gaza è l’esempio perfetto di una terra povera con governanti ricchi. Hamas è il terzo gruppo terroristico più ricco al mondo. L’agenzia di stampa ufficiale del Qatar ha affermato che il denaro donato va a beneficio di 27.000 dipendenti pubblici sugli oltre 40.000 dipendenti assunti a partire dal 2007. Gli stipendi servono chiaramente a finanziare Hamas. I media israeliani hanno riferito che gli attivisti di Hamas che risiedono in Germania, Paesi Bassi, Austria e Italia inviano ogni anno decine di milioni di dollari ai leader di Hamas.Numerose sono le associazioni europee gestite dalla Fratellanza Musulmana che, a loro volta, vengono finanziate dall’Unione europea per «progetti contro l’islamofobia». L’analisi delle sovvenzioni alle organizzazioni palestinesi e internazionali che operano in Cisgiordania e a Gaza, nel 2022, evidenzia i continui finanziamenti dell’Ue a Ong indirettamente legate all’organizzazione terroristica Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), con l’intento di glorificare la violenza. Su questi fondi non esiste trasparenza. Non si sa dove finiscano i soldi. Il dubbio più che legittimo è che prendano la stessa strada dei fondi qatarini. Anche perché se Hamas dispone di un arsenale di 15.000 razzi a corto raggio, Gaza ha solo 11 ospedali e il 50% della popolazione non ha lavoro.D’altronde, fa comodo agli altri Paesi arabi che i palestinesi subiscano tali condizioni. Sono uno scudo politico perfetto. Lo sono stati per anni e lo sono ancora adesso. Con i soldi di alcuni Paesi e l’ipocrisia di una gran parte della sinistra. Non solo italiana, ma anche americana ed europea. Che per anni ha operato a braccetto con l’ideologia che porta a dialogare con l’Iran, con il Qatar. Tant’è che a cambiare lo scenario in queste ore e a spingere Hamas a dichiarare guerra a Israele per conto terzi non è certo un ravvedimento tardivo della politica. È una risposta a quei flussi carsici che muovono le guerre.I sommovimenti geopolitici del post Ucraina e gli interventi di Joe Biden contro gli Accordi di Abramo hanno rotto gli equilibri, spostando Israele più vicino all’Arabia Saudita. Provocando nuove alleanze e nuovi legami nel mondo dell’energia, compresa quella nucleare. Hamas è stata chiamata a far saltare questi accordi proprio nel momento in cui Bin Salman era pronto a far allineare i pianeti lungo un nuovo asse. Che parte dall’Europa, passa, sfiorando la Turchia, per la parte Sud della penisola arabica e arriva in India. La chiamano già Via del cotone e si contrappone chiaramente a quella della seta cinese. Le mosse di Hamas servono anche a testare il polso agli egiziani e agli altri vicini di casa israeliani. Anche con Il Cairo i palestinesi mirano a tirare la corda, con l’obiettivo di alzare la tensione e rompere la pace tra i due Paesi che, sul fronte energetico, hanno trovato un grande equilibrio. Insomma, il tema di fondo restano i flussi Est-Ovest. Creato un nuovo muro di Berlino per via dello scoppio della guerra in Ucraina, l’asse Cina-Iran e Qatar vuole blindare quell’autostrada virtuale che passa dalla penisola arabica, appunto la Via della seta marittima. L’Occidente punta a fare lo stesso. Ci sta forse riuscendo. Serviva un gruppo terroristico ammantato da Stato per far saltare il tavolo.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.