2023-06-28
Putin fa i conti con i mercenari: pagati da noi
Due discorsi a distanza di poche ore per il ritorno sotto i riflettori dello Zar: «Il gruppo ha ricevuto dallo Stato in un anno 86 miliardi di rubli (1 miliardo di euro). Vedremo se qualcuno se n’è approfittato». Intanto le armi pesanti dei «musicisti» passano all’esercito.Prima il silenzio, poi due discorsi nel giro di poche ore. La pausa di riflessione di Vladimir Putin è finita. Parla alla nazione il leader del Cremlino, prima nella notte tra lunedì e martedì e poi ieri mattina per dare spiegazioni e dare la sua versione su quanto accaduto sabato scorso, quando i mercenari della Wagner hanno tentato il golpe marciando verso Mosca. Durissimo il messaggio di condanna verso i traditori, ma anche parole di gratitudine nei confronti dei militari e delle forze dell’ordine: «Siete rimasti fedeli al vostro dovere e al popolo» le sue parole. Al mattino nel suo secondo discorso, rivela: «Se non fosse stato fermato l’ammutinamento della Wagner nel fine settimana tutti i risultati ottenuti finora nel conflitto in Ucraina sarebbero andati perduti». Putin ha specificato che dal maggio 2022 al maggio 2023, lo Stato russo ha pagato più di 86 miliardi di rubli alla società militare privata Wagner (circa un miliardo di euro). «Il mantenimento di Wagner era sulle spalle dello Stato», ha detto, facendo intendere che saranno avviate indagini sull’uso di quei soldi: «Spero che nessuno abbia rubato nulla, ce ne occuperemo». Per ostacolare la rivolta la Russia «non ha dovuto rimuovere unità militari» dalle zone di combattimento ha precisato il leader del Cremlino. Rivolta anche la versione secondo cui l’esercito e il popolo fossero dalla parte della Wagner: «Le persone che sono state attratte dalla ribellione hanno visto che l’esercito e il popolo non erano con loro. Il dispiegamento rapido e preciso delle forze dell’ordine ha permesso di fermare lo sviluppo estremamente pericoloso della situazione nel Paese e di prevenire vittime civili», ha detto. Nel frattempo la Difesa russa ha fatto sapere che l’armamento e gli equipaggiamenti pesanti del gruppo mercenario passeranno sotto il controllo dell’esercito regolare. Oltre a Putin e Prigozhin il tentato golpe ha un terzo attore, il protagonista si potrebbe definire: si tratta di Alexander Lukashenko, il presidente bielorusso. L’uomo che è intervenuto per mediare e quindi chiudere l’accordo che ha permesso il ritiro della Wagner. Anche lui ieri mattina è intervenuto sui fatti dell’ultimo finesettimana rivolgendosi ai vertici delle sue forze armate. «Non ci sono eroi», chiarisce lui stesso affermando che «ritengo che se la Russia crolla, tutti rimaniamo sotto le macerie. Moriremo tutti». Secondo Lukashenko, quindi, «in nessun caso dovreste fare di me un eroe, né di me, né di Putin o di Prigozhin». E questo «perché tutti abbiamo perso di vista la situazione e poi abbiamo pensato come poteva essere risolta» e perché «due persone che hanno combattuto al fronte si sono scontrate». Lukashenko poi ha chiarito che «un’intera brigata era pronta per essere trasferita nella Federazione Russa, se fosse stato necessario», avevano «l’ordine di essere pronti a combattere». Infine, conclude: Una «parte significativa» delle armi nucleari russe che devono essere dispiegate in Bielorussia è già stata consegnata.Il premier ungherese Viktor Orbán irrompe ancora una volta nel dibattito: «Un’eventuale vittoria sul campo da parte dell’Ucraina e la riconquista dei territori occupati, allo stato attuale, rischia di risultare impossibile. Gli ucraini finiranno i soldati prima dei russi, e questo sarà il fattore decisivo alla fine», ha detto Orbán in un’intervista a Bild. «La pace è l’unica soluzione in questo momento» ha poi affermato di non considerare Putin un criminale di guerra e che sarebbe importante averlo al tavolo dei negoziati. «Possiamo parlare di crimini di guerra dopo la guerra. Se si vuole una tregua e poi si negozia, bisogna convincere chi fa parte del conflitto a sedersi al tavolo».Oltre le parole, l’unico vero tentativo di mediazione tra i due Paesi è nelle mani del Vaticano. Per esser specifici, nelle mani del cardinale Matteo Zuppi che oggi e domani si troverà a Mosca come inviato di papa Francesco, dopo aver già visitato Kiev il mese scorso. In quell’occasione il presidente della Conferenza episcopale italiana aveva avuto incontri al massimo livello in Ucraina, dal presidente Volodymyr Zelensky ai suoi più stretti consiglieri. In quel caso decise «di porsi all’ascolto» e si suppone che anche in questo caso l’approccio sarà ugualmente prudente. «Scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace». La Santa sede, infatti, ha sempre definito questo tentativo di intermediazione una «missione di pace». Domani è atteso il colloquio col patriarca Kirill e non si esclude un incontro con Putin.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.