2022-10-23
Pure con Halloween si riscrive il passato. Stiamo esagerando
Una volta era trasgressione, ora è la festa dei bambini. Tutti rivisitano i miti antichi. Però non ci aggiungono nulla.Tra pochi giorni sarà l’ultimo giorno di ottobre. I bambini, come si è imparato a fare, si vestiranno da streghe e da zombi e andranno di casa in casa a chiedere “dolcetto o scherzetto?”. Tante signore oramai si divertono ad addobbare cancelli, porte e giardini per celebrare questa nuova festa profana che è arrivata dal Nordamerica. Halloween, per chi appartiene alla generazione di chi scrive, era cinema e musica: i film horror che arrivavano negli anni Ottanta e la musica di un gruppo heavy metal che, appunto, si chiamava Halloween. Mai avremmo immaginato che soltanto venticinque/trent’anni dopo i bambini - i nostri figli - avrebbero festeggiato così semplicemente Halloween il 31 ottobre con feste, serate a tema, notti in discoteca e tante altre bizzarre iniziative. Quel qualcosa che era nascosto, celato, che al massimo si poteva sussurrare senza farsi sentire, che piaceva ma non poteva diventare per tutti, ci affascinava o, meglio, affascinava molti di noi che non a caso si sentivano metallari, dark, neogotici. Ascoltavamo musica che ai nostri genitori non potevamo far sentire, leggevamo Dylan Dog e altri fumetti che non erano considerati cultura, anzi, a scuola gli insegnanti te li requisivano e ti guardavano con quello sguardo di commiserazione che ti faceva sentire uno sciocco, per non dire altro. Oggi, invece, Dylan Dog è diventato un cult, nessuno può mettere in dubbio la grande qualità dei suoi racconti, delle sue visioni, le sue stramberie sono diventate per tutti, per molti, i quotidiani che consideravano i fumetti serie c, altro che serie b, oggi li celebrano come se fossero premi Nobel della letteratura. Lo stesso dicasi per gli Iron Maiden, che quando esce un nuovo disco saltano al primo posto della classifica. Figurarsi cosa ne potevamo immaginare noi che, negli anni Ottanta e Novanta, li ascoltavamo come se fossimo dei carbonari che progettano la distruzione di un mondo, che tramavano contro l’ordine mondiale universale, o follie simili. Non so se sia bene o male, ma così è.Anche certi miti sono cambiati, basti pensare a quante volte le antiche storie sono state rivisitate, a teatro, per dire, al cinema, per dire, sulle pagine dei libri, per dire. Cosa sono diventati Romeo e Giulietta, cosa è diventato l’Amleto, che cosa è diventata la povera Odissea, quanto folle deve oramai apparire per forza un Ulisse, un Edipo, una Cassandra, un Icaro. Ovviamente tutto questo rivisitare e contaminare, riscrivere e pasticciare - assai - non risparmia le fiabe, anche quelle nere. E così Biancaneve è diventata una prostituta, i sette nani, da tempo, folleggiano come attori porno, e Cappuccetto Rosso si diverte come può: magari accoltella, magari vampirizza, magari ruba in un supermercato o in una banca, magari urla in siciliano e si spoglia davanti a un pubblico di duecento spettatori. Tutto è lecito, tutto è moderno, tutto è attuale.Ma esisterà un futuro che, prima o poi, si farà presente e si lascerà dietro tutto questo voler rifare daccapo, tutto questo voler fare di nuovo al nuovo, accontentandosi forse del classico senza troppi intoppi, senza strappi, senza toppe? Come dire, ascoltare l’Iliade non perché l’ha riscritto senza dèi Alessandro Baricco, o andare a teatro per vedere una rappresentazione piana e sufficientemente drammatica di un Sofocle, di un Seneca o di un Metastasio? Potremo risparmiarci rivisitazioni neoambientaliste delle tragedie e delle figure classiche per ribadire, con ovvietà, il rischio che il nostro piccolo pianeta corre, come se ci fosse qualcuno che davvero non se ne fosse ancora accorto? Ma non lo si scrive per far polemica, per tarpare ali o recidere la giugulare della fantasia strabordante dei nostri amati artisti. È che, talvolta, forse, si crede che basti cambiare abito per dire qualcosa di nuovo, e invece non è detto che sia tutto qui, non è detto che se sei il nuovo fiammante regista o narratore o poeta o pittore o videoartista o youtuber, il nuovo debba passare per forza da una Ofelia affogata nel Rio delle Amazzoni con la denuncia della cattiveria - che tutti oramai purtroppo conosciamo - del presidente in carica o delle sorde multinazionali.Magari basterebbe leggere un passo della Bibbia, senza tanto teatro, o meditare insieme con misura come consigliava un certo Buddha, o ancora farci una passeggiata nelle Foreste casentinesi che in queste settimane si colorano a festa per celebrare l’autunno? Ecco, magari basta questo, magari, per capirci, non c’è sempre bisogno di entrare in un museo e, per fare notizia, imbrattare un innocuo dipinto dei girasoli di Van Gogh. Ecco, se poi insistiamo anche sul rovinare l’arte, sull’abbattere statue, non sfioriamo quel mare nero d’odio che ha condotto altre generazioni a bruciare i libri, a mettere all’indice, a fare odio dell’odio? Ma non sarebbe meglio farci una bella camminata nei boschi, farci ripulire, nello spirito, nel corpo, nel cuore, da tutti questi incendi che oggi coltiviamo quasi con gelosia, per voler urlare terribili verità, sempre che lo siano, quando basterebbe poco per capirci, al di là dei ruoli e di questa filosofia universale che ci vorrebbe, più o meno, tutti protagonisti? Come se fosse questo quello che conta e non imparare a fare un semplice mestiere bene, come recita Franco Arminio quando dice - ma forse senza praticarlo mai - che c’è bisogno di panettieri, ma non panettieri che vanno in giro a tenere conferenze, a fare spettacolo della propria presunta unicità, citando William Shakespeare e Dylan Thomas. No, panettieri che si alzano la mattina alle cinque e fanno il pane, per venderlo, per viverci, perché amano questo lavoro. Gli alberi ci potrebbero aiutare a capire che è inutile voler primeggiare, siate alberi o uomini fino in fondo, siate alberi o uomini senza voler spettacolarizzare. Sembra che lavorare, oggi, sia retrogrado. Sembra che uno debba per forza occupare la scena con un’azione eclatante. Non so, c’è molta confusione sotto il cielo, si parla tanto, forse troppo, si urla tanto, di certo troppo.Ma non è nemmeno detto che queste righe di sragionamenti non siano figlie, non siano parte di quel guazzabuglio di spine e schegge di cui siamo fatti, e mettersi così, in parte, da parte, a osservare e criticare può sembrare la via giusta per salvarsi, per non rimescolarsi nel tutto che trita e commenta e cauterizza e blandisce. Alla fine Halloween è una novità divertente, uscire vestiti da Cappuccetto Rosso in cerca del famoso lupo o da zombie, fa simpatia e magari ascoltare Somewhere in time degli Iron Maiden prima di andare a teatro per una rivisitazione del San Sebastiano ci fa sentire così bene, così audaci e trasversali e anche pronti ad accogliere un governo di diverso colore politico? Qualcuno potrebbe a questo punto dire: beh no, non esageriamo!
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