2024-05-31
La Puglia nega il diritto allo studio agli infermieri senza quarta dose
Pier Luigi Lopalco (Imagoeonomica)
Studenti e studentesse di Lecce esclusi dai tirocini in ospedale anche se si sono vaccinati tre volte e sono pure guariti dal Covid. La Regione, infatti, impone il richiamo ai sanitari, che il ministero si limita a raccomandare.Nel reame di Michele Emiliano e del suo medico di corte, l’ex virostar ed ex assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco, vige un’altra Costituzione. Che riconosce il diritto allo studio, sì, ma soltanto a chi ha ricevuto la quarta dose di vaccino anti Covid.La denuncia proviene dal sito dello Sportello dei diritti e dall’avvocato Giovanni D’Agata: a diverse studentesse del corso di infermieristica a Lecce, almeno una delle quali si è rivolta all’associazione, è stato vietato di accedere in ospedale per svolgere il tirocinio obbligatorio. Motivo? Non avevano ricevuto il quarto richiamo. Quella che ha cercato l’aiuto della Onlus aveva porto il braccio alla patria - la Puglia, ça va sans dire - per ben tre volte ed era pure guarita dall’infezione. Alla Asl, però, non hanno sentito ragioni. Lo Sportello dei diritti è stato contattato anche dal papà di un altro ragazzo, il quale, addirittura, ha preferito dimettersi. Rinunciare alla laurea. A un’opportunità di carriera. Già, perché le ore di servizio in reparto non sono mica facoltative: gli aspiranti infermieri sono tenuti a svolgerne 180 il primo anno, 240 il secondo e 1.380 il terzo, per un totale di 1.800. Senza quelle, non possono conseguire il titolo ed essere assunti da un’azienda sanitaria.Dunque, l’emergenza Covid, finita ovunque, prosegue solo nel tacco dello Stivale. Ma in virtù di quale principio la Asl del capoluogo salentino sta sbarrando le porte dei nosocomi agli iscritti all’ateneo?L’appiglio lo offre una legge regionale del 2018, che obbliga il personale sanitario a vaccinarsi e dispone il divieto di stare a contatto con i pazienti per chi rifiuti le iniezioni. L’ordine, all’inizio, riguardava i dieci immunizzanti indicati dal piano nazionale; nel 2021, è stato esteso ai farmaci anti Covid. Nel 2019, la Consulta aveva dichiarato la legittimità della norma, blindandola. Ciò deve aver consentito alla Regione di emanare un’ulteriore comunicazione, datata settembre 2023, che confermava l’obbligo vaccinale anche per «studenti dei corsi di laurea delle Scuole di Medicina con sede presso la struttura sanitaria» e «tirocinanti di eventuali corsi di formazione».Ai più attenti tra voi non sarà sfuggito un dettaglio: è vero, infatti, che il governo nazionale, all’epoca presieduto da Mario Draghi, aveva costretto medici e infermieri a farsi inoculare il medicinale contro il coronavirus; tuttavia, a partire da novembre 2022, con l’insediamento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi e Orazio Schillaci al ministero, quell’obbligo è decaduto. Ed è proprio questa la chicca: nell’Emilianistan vengono imposti anche i vaccini che, a livello statale, sono soltanto raccomandati. Come la quarta dose anti Covid.Poco importa se, dal punto di vista scientifico, tale bizzarra forma di coercizione non abbia alcun fondamento. Non occorre andare a rispolverare le tabelle dell’Istituto superiore di sanità, che comprovavano l’incapacità dei farmaci a mRna di schermare dal contagio; non serve nemmeno sottolineare che il vantaggio delle loro versioni aggiornate, in termini di protezione dall’infezione, è trascurabile e per nulla durevole. Tanto più se si considera che, nel frattempo, di varianti e sottovarianti di Omicron ne sono comparse a iosa. Dovrebbe esserci, ormai, un dato acquisito: chi si vaccina non ha alcuna garanzia di non contagiarsi e non contagiare, ahinoi, i malati e i fragili ricoverati in ospedale. Quando si parla di ragazzi poco più che ventenni, poi, bisognerebbe tenere in considerazione il rapporto tra rischi e benefici del vaccino, in un contesto di bassissima circolazione virale. Possibile che le autorità abbiano smesso di interrogarsi sull’opportunità di somministrare o meno un medicinale? Possibile abbiano fatto della vaccinazione una religione o un’ideologia? Lo zelo della Asl leccese, d’altro canto, non sembra aver destato grosse preoccupazioni all’Università del Salento. Il comunicato di D’Agata è stato rilanciato da qualche testata locale, però, dall’ateneo, nessuno, finora, si è pronunciato in difesa dei malcapitati. Intanto, dallo Sportello dei diritti ci fanno sapere che proseguiranno a raccogliere segnalazioni, per capire quanti studenti siano diventati vittime dell’Utopia sanitaria costruita tra lu mare e lu ientu.Di recente, ai politici pugliesi era balenata pure un’altra idea brillante: grazie all’iniziativa dei consiglieri regionali Lopalco (Pd) e Fabiano Amati (Azione), è passata una proposta di legge che ha subordinato «l’iscrizione ai percorsi d’istruzione previsti nella fascia d’età 12-25 anni» alla presentazione di documenti che attestino l’avvenuta o mancata vaccinazione per il papilloma. In pratica, la Regione schederà chiunque abbia osato rifiutare la profilassi antivirus. Una prassi talmente discutibile, da aver indotto il Garante della privacy ad avviare un’istruttoria.Evidentemente, tra Foggia, Bari e Taranto, interpretano in maniera un po’ originale l’articolo 34 della Costituzione italiana: «La scuola è aperta a tutti. […] I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Se privi di mezzi, sì; se privi di vaccino, giammai.
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