2023-01-21
Prove di Stato etico in Canada: «Non più di due drink a settimana»
Il Paese della cannabis libera e dell’eutanasia ora impone limiti stringenti sul vino.Lo spinello sì, lo spumante no. La terra promessa del politically correct è il Canada, dove si sta sperimentando lo Stato etico che lascia ai cittadini la libertà di pensarla come chi comanda e di comportarsi di conseguenza. L’ultima iniziativa è la messa al bando del vino: astemi per legge! Il ministero della Salute impone ai «sudditi» di non bere se non un bicchiere o una birra a settimana per evitare di morire di cancro. Strana preoccupazione in un Paese dove è legale l’eutanasia. Si pone però l’obbligo di etichette «terroristiche» come si fa con le sigarette. In questo senso i canadesi copiano gli irlandesi ai quali l’Europa, con una sorta di pilatesco silenzio assenso, ha consentito di bollare il vino come cancerogeno. Ma il provvedimento del governo di Ottawa ha una portata ancora più grave perché enfatizza una linea di demonizzazione del vino assunta dall’Oms, sterilizza gli accordi commerciali con l’Europa (il trattato Ceta di fatto eliminava le barriere all’importazione di prodotti agricoli) e offre alla stessa Commissione europea il destro per perseguire la strada della messa al bando degli alcolici senza distinzione tra vino e alcol, tra consumo consapevole e abuso. I profeti della lotta al cancro praticando l’ascesi peraltro abbondano anche in Italia. Stando al Canada è curioso che il primo ministro, passato alla storia per i calzini rossi e per essersi beccato l’appellativo di pettegolo dal dittatore cinese Xi Jinping all’ultimo G20 di Bali, Justin Trudeau, sia il segretario del partito soi-disant liberale. Di liberale negli atti dei suoi governi - è in carica con maggioranze più o meno zoppicanti da oltre sette anni - c’è quasi nulla. C’è invece molto conformismo verso il pensiero dominante. Esordì nel 2018 con il Cannabis act, che rende le canne libere - evidentemente il fumo degli spinelli non è cancerogeno - poi è stato un crescendo: eutanasia, esaltazione e tutela del gender fluid al punto di rendere reato il parlare al maschile o al femminile. Si è arrivati al paradosso che quando la campionessa paralimpica Christine Gauthier - è rimasta semiparalizzata durante un’esercitazione militare nel 1996, da allora è in sedia a rotelle - ha chiesto l’istallazione di un montascale un funzionario del governo le ha risposto: l’ascensore non possiamo concederlo, ma se vuole le mandiamo il kit per il suicidio medicalmente assistito. Nel Paese delle massime libertà condizionate al politicamente corretto è stata legalizzata l’eutanasia per chi ha malattie o handicap non reversibili: ne hanno già fatti fuori 10.000. A Vancouver Robert Hoogland è finito sei mesi in galera perché ha cercato di impedire alla figlia, una bambina non ancora adolescente, di intraprendere la transizione sessuale. Da quelle parti è reato il misgendering, cioè usare parole, aggettivi, pronomi non appropriati per descrivere il genere in cui si identifica una persona. Insomma la libertà di parola dev’essere neutra. È reato escludere o contrastare il gender fluid. Mettere al bando il vino è il male minore. Stavolta però Trudeau avrà dei problemi; ai suoi «sudditi» il vino piace e ne bevono parecchio. Sono il quinto mercato d’importazione - l’Italia vende per circa 400 milioni, i francesi quasi il doppio - e i monopoli (in Canada l’importazione non è libera) spendono 1,7 miliardi di dollari per soddisfare la sete dei canadesi. Ai quali era stato detto appena una decina d’anni fa che la dose giusta erano 15 bevute a settimana (dieci per le donne) e dopo il Covid i monopoli regionali - dal Quebec all’Ontario - avevano allargato le maglie dell’import. Ora il massimo consentito sono due drink a settimana: una birra media o un bicchiere di vino. Perché altrimenti si muore di cancro. Meglio prevenire che curare. Anche perché in Canada se devono curare con la legge sull’eutanasia li mandano al Creatore. E non possono neanche berci su.