2024-04-26
Profumo, video smentisce la linea di Fassino
Piero Fassino (Imagoeconomica)
Le immagini riprese dalla sicurezza di Fiumicino non mostrerebbero l’ex segretario dei Ds al cellulare, come aveva dichiarato: lo si vede guardarsi intorno prima di infilare la confezione in tasca. Sarebbe poi stato fermato dagli addetti già fuori dal negozio.La versione di Piero Fassino sulla vicenda del profumo Chanel che l’ex segretario dei Ds si sarebbe messo in tasca al duty free dell’aeroporto di Fiumicino e che gli è costata una denuncia per tentato furto è stata, fin dai primi momenti quella della distrazione. Ma adesso, secondo quanto risulta alla Verità, il suo racconto sarebbe smentito da quanto osservato al momento dagli operatori della control room del duty free e dai relativi filmati registrati e inviati alla Procura di Civitavecchia, competente per territorio sulla scalo romano. Dalle immagini, non risulterebbe infatti che Fassino fosse impegnato in una telefonata o per lo meno che avesse in mano un cellulare. Quindi la famosa «terza mano» a ci aveva fatto ironicamente riferimento, sostenendo di averne una impegnata con il trolley e l’altra con lo smartphone, non sarebbe servita. E non sarebbe nemmeno vero che l’ex segretario dei Ds sia stato fermato all’interno del duty free prima di andare a pagare, ma dopo aver oltrepassato la zona delle casse. Infine nelle riprese si vedrebbe l’ex guardasigilli mentre si guarda intorno prima di afferrare il profumo e di infilarlo nella tasca del soprabito Del tutto diversa la versione che l’ex ministro della Giustizia aveva dato due giorni fa: «Prima di imbarcarmi, ho fatto un passaggio al duty free di Fiumicino per acquistare un profumo per mia moglie. Con il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse. In quel momento si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia. In vita mia non mi sono mai appropriato di alcunché. E certo non intendevo appropriarmi indebitamente di un boccettino di profumo che avrei voluto pagare». La Verità si è recata sul posto e ha avuto modo di riscontrare che l’ingresso dell’esercizio, circa 3.000 metri quadri inauguratia fine 2021, ubicato dopo i varchi del Terminal 1 del Leonardo da Vinci, è libero dai tradizionali varchi che fanno scattare gli allarmi antitaccheggio nascosti nelle confezioni. L’area dove si trovano i profumi non è a ridosso dell’ingresso del duty free, mentre le casse, posizionate all’interno del negozio, sono facilmente identificabili grazie alla scritta «pay here» scritta a caratteri cubitali su un pannello nero che sovrasta il bancone, anch’esso nero, indicato anche da una freccia. Le misure di sicurezza quindi, probabilmente in virtù del fatto che il duty free si trova all’interno di un’area chiusa e che tutte le persone all’interno sono tracciabili attraverso le carte d’imbarco o i badge di servizio affidate ai dipendenti, sono totalmente diverse da quelle che siamo abituati a vedere nei centri commerciali. A dirimere la questione sarà la Procura di Civitavecchia, che ha in mano il fascicolo e che ha già acquisito dalla Polaria i filmati (ce ne sarebbero almeno due), che hanno immortalato la scena, avvenuta il 15 aprile, quando il parlamentare era in attesa di imbarcarsi su un volo per Strasburgo.Va detto che, se la versione che risulta alla Verità venisse definitivamente confermata, non sarebbe la prima volta in cui un filmato smentisce l’ex ministro. Il 4 maggio del 2014, quando era sindaco di Torino, Fassino, juventino, durante una commemorazione del sessantacinquesimo anniversario della strage di Superga, aveva risposto ai fischi dei tifosi granata mostrando loro il dito medio e concludendo così il suo discorso: «Il sindaco sarà pure un gobbo di merda, come urlano questi qui in prima fila, ma sarà il sindaco a ricostruire il Filadelfia (lo stadio del Torino, ndr) e questo è quello che conta» Inizialmente il primo cittadino aveva negato il gesto, assai poco istituzionale, poi, smascherato dal video, si era giustificato a modo suo: «È stata una reazione umana, istintiva. Ma sia chiaro che sono stato io l’aggredito», affermando poi di essere stato oggetto di un lancio di pietre. Pochi giorni dopo la vicenda era stata oggetto di dibattito in consiglio comunale, durante il quale Fassino si era difeso attaccando: «Se qualche tifoso granata si è sentito offeso dalla mia reazione alle aggressioni che ho subito mi spiace e me ne rammarico sinceramente». Infine, aveva chiosato: «Nella circostanza si è persa di vista la luna e si è guardato al dito, non al fatto che mi fossi ribellato a una prevaricazione». Insomma, non esattamente delle scuse. Va detto che pochi giorni prima dell’episodio del duty free, le cronache giudiziarie avevano portato alla ribalta il nome di Fassino (non indagato), emerso nelle intercettazioni depositate nell’inchiesta della Procura del capoluogo piemontese che ha travolto il sistema di potere dei dem all’ombra della Mole antonelliana, feudo dell’ex ministro. In particolare, uno degli indagati, Salvatore Gallo, conversando al telefono con il figlio Raffaele, consigliere regionale del Pd, aveva raccontato un intervento di Ignazio Moncada su Fassino: «Davanti a me ha preso il telefono… dovevi vedere come lo ha trattato (riferito a Fassino, ndr)… ma guarda che se abbiamo l’acqua alla gola a Ignazio, a Roma, dico “fai una telefonata a Letta”» in modo che «dica al suo “delfino” che si comporti come uomo». Poi l’ex socialista aveva chiesto al figlio: «Gli facciamo fare anche una telefonata da Letta (Enrico, ndr), eh? A Ignazio, glielo dico, eh?». Il consigliere regionale invitava però il padre a temporeggiare, ma in un’altra telefonata Salvatore Gallo, secondo gli investigatori, «afferma di aver già chiesto l’intervento di Piero (Fassino, ndr)».
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