2019-05-15
Per i profumi spendiamo un miliardo e una boccetta può costare fino a 500 euro
True
Firmati da brand noti o più di nicchia, maschili o femminili sono da sempre irrinunciabili per i consumatori del nostro Paese. Su un valore del mercato italiano dei prodotti cosmetici pari a oltre 10 miliardi di euro, il settore dei profumi vale il 12,6%. Il nostro olfatto è in grado di distinguere milioni di combinazioni di fragranze diverse, ma i gusti olfattivi esprimono la nostra personalità molto più di quello che pensiamo e sono in grado di indicarci quale tipologia di viaggio fa al caso nostro.Il caramello per gli eterni Peter Pan, i bergamotto per gli sportivi: a ognuno il suo aroma. Regalare un eau de toilette azzeccato significa conoscere una persona ed è sicuramente uno dei migliori complimenti che si possano fare.Carner Barcellona, Twinset, Maria Candida Gentile: brand simbolo della nuova stagione. Tra le ultime uscite in profumeria c'è anche Bond No. 9 Greenwich Village. Prezzo per una confezione? 425 euro.Dal 2011 Francesca Dell'Oro si dedica alle fragranze. Una passione nata da bambina, sulle sponde del lago di Como. Cosa scegliere per la prossima estate? «Un profumo dalle note frizzanti». Lo speciale contiene sei articoli e gallery fotografiche. Firmati da brand noti o più di nicchia, maschili o femminili, i profumi sono da sempre irrinunciabili per i consumatori del nostro Paese. E le fragranze made in Italy piacciono sempre più all'estero: il segmento della profumeria si conferma trainante per l'export dei prodotti cosmetici italiani. Secondo i dati preconsuntivi per il 2018, elaborati dal centro studi e cultura d'impresa di Cosmetica Italia, su un valore totale del mercato italiano dei prodotti cosmetici pari a 10.150 milioni di euro (in crescita dell'1,3% su base annua), il settore della profumeria alcolica ha registrato ottime performance, sia per quanto riguarda le fragranze femminili che quelle maschili. Le prime hanno fatto segnare un aumento delle vendite del 4% a 664 milioni di euro e le seconde un incremento del 4,5% a 410 milioni di euro. per un totale di circa un miliardo. Un trend più che positivo, che conferma la ripresa già iniziata nel 2017 e si basa soprattutto sulle nuove formule distributive dedicate al mass market. In Italia la profumeria femminile vale il 7,8% del totale del mercato dei prodotti cosmetici e quella maschile il 4,8%. E proprio i prodotti destinati agli uomini – le acque di toeletta e i profumi maschili – hanno registrato la crescita maggiore tra tutte le categorie cosmetiche nel 2018, con un aumento delle vendite del 4,5%. Il profumo si conferma la prima scelta d'acquisto per i consumatori maschi, che lo preferiscono rispetto a creme e a prodotti per la cura del corpo. Nel 2018 la profumeria alcolica in totale ha registrato un aumento delle vendite del 4,4%, e ora rappresenta il 12,7% del totale dei consumi di prodotti dedicati alla bellezza in Italia. Il dato mostra una crescita rispetto al 2017, anno in cui il mercato della profumeria alcolica valeva oltre un miliardo di euro, in aumento del 2,5% rispetto al 2016. La profumeria italiana piace molto anche all'estero e traina l'export dell'industria cosmetica tricolore, che nel 2018 ha realizzato un giro d'affari pari a 11,15 miliardi di euro, di cui il 43% proveniente dall'export e principalmente dalle vendite realizzate in Francia, Germania e Stati Uniti. Le previsioni per le esportazioni di cosmetici made in Italy restano altrettanto positive per il 2019 (+3,5%) anche se permangono alcuni aspetti che preoccupano gli addetti ai lavori, tra cui l'incertezza politico-economica globale e l'aumento dei costi delle materie prime. Due terzi delle esportazioni di cosmetici italiani sono costituiti proprio dai prodotti di profumeria alcolica, che nel 2018 hanno generato un business di 900 milioni di euro (+3,6% sul 2017). Ma quali sono gli ultimi trend di mercato? Secondo il report 2017 di Cosmetica Italia, sta prendendo sempre più piede la tendenza a scegliere fragranze unisex: in Italia il 54% dei consumatori dichiara di preferirle a quelle con una decisa connotazione di genere, tanto che, ad esempio, una nota floreale come la violetta si ritrova sempre più spesso nei profumi maschili. I produttori mostrano poi una sensibilità sempre maggiore verso le consumatrici di religione musulmana, con lo studio di prodotti "halal" (ritenuti cioè accettabili per i dettami della fede islamica) e l'ideazione di fragranze che non si spruzzano direttamente sulla pelle, visto che la religione islamica richiede di lavare con molta frequenza viso e mani. All'interno di un settore complessivamente in salute c'è una nicchia molto interessante, dalle performance estremamente positive: è il segmento della profumeria artistica. Fragranze particolari, prodotte da piccole realtà o da singoli artigiani, che al momento valgono intorno al 10% del mercato globale della profumeria alcolica: in Italia la profumeria artistica vale circa 250 milioni di euro, una cifra pari al 2,5% dell'intero business della cosmetica. Un settore che, come rivela l'Osservatorio sulla profumeria artistica e di ricerca, promosso da Pitti Immagine e realizzato da Hermes Lab con il Centro ModaCult dell'Università Cattolica di Milano, cresce a ritmi sostenuti: si parla di un +5% previsto nel 2018 per i marchi indipendenti e di un +20-30% annuo per i brand acquisiti dai colossi del lusso internazionale. Per fare qualche esempio, parliamo di realtà come Francis Kurdijan, acquisita nel 2017 da Lvmh, o By Killian, Le Labo, Frederic Malle, comprati negli anni precedenti da Estée Lauder, che già aveva in pancia Jo Malone. Due modelli di sviluppo differenti, per una nicchia che promette di acquisire sempre più peso nel mondo delle fragranze. Chiara Merico
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
Continua a leggereRiduci
Mark Zuckerberg (Getty Images)