2023-01-14
Produzione industriale ancora giù. Il pericolo recessione è più vicino
Dati Istat: i prezzi salgono, i consumi scendono, crollo di quelli energetici. In crescita in modo limitato solo i beni strumentali. La Germania va meglio del previsto grazie ai contributi pubblici, ma rischia pure lei.I prezzi salgono, i consumi scendono e la recessione è ormai dietro l’angolo. A metterlo nero su bianco ancora una volta è l’Istat che evidenzia come la produzione industriale continui a ridursi, mostrando chiaramente che il primo grande problema dell’economia italiana (ed europea) ancora non è stato risolto. Non stupisce, insomma che ad essere in caduta libera siano proprio i consumi energetici, beni che sono tra quelli saliti maggiormente nell’ultimo anno. Del resto, complice una inflazione fuori controllo, il costo della vita per gli italiani è salito vertiginosamente, senza che i salari salissero di conseguenza, Così, a novembre l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha continuato a ridursi, seppure con una intensità minore rispetto ai due mesi precedenti. Come segnala l’Istat, ad essere in calo è anche il complesso del trimestre settembre-novembre rispetto ai tre mesi precedenti. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, la dinamica negativa è estesa a quasi tutti i settori, con l’eccezione dei beni strumentali che registrano un profilo positivo negli ultimi cinque mesi, anche se in progressiva decelerazione. La produzione, al netto degli effetti di calendario, del resto, è in calo anche in termini tendenziali. In particolar modo, a livello settoriale è molto ampia la caduta dell’energia, mentre sono in crescita in modo limitato solo i beni strumentali. In pratica, l’istituto di statistica stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale sia in diminuzione dello 0,3% a novembre 2022 rispetto a ottobre. In più, a dimostrazione che l’andamento è negativo anche per periodi prolungati, nella media del trimestre settembre-novembre, il livello della produzione è calato dell’1% rispetto ai tre mesi precedenti. In tutto questo, l’indice destagionalizzato mensile cresce di pochissimo su base congiunturale solo per i beni strumentali (+0,1%) mentre cala in maniera importante per l’energia (-4,5%), i beni di consumo (-0,4%) e i beni intermedi (-0,3%). Per intenderci, corretto per gli effetti di calendario, a novembre 2022 l’indice complessivo è sceso in termini tendenziali del 3,7% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come a novembre 2021). Anche in questo caso, a crescere sono solo i beni strumentali (+1,8%). A scendere, ancora una volta, sono i beni di consumo (-2,6%), i beni intermedi (-5,2%) e in misura molto marcata l’energia (-16,2%). Certo qualche segno più registrato dall’Istat esiste, ma è molto limitato. Tra i settori di attività economica che registrano variazioni tendenziali positive si segnalano la fabbricazione di mezzi di trasporto e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+7,3% per entrambi i settori), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+6,4%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (non classificate altrove, +2,4%). Ma, a fronte di qualche segno più, i crolli sono ben più evidenti. Le flessioni più ampie si registrano nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-17,1%), nell’industria del legno, della carta e della stampa (-10,8%) e nella fabbricazione di prodotti chimici (-8,6%).Una mosca bianca in questa tendenza verso la recessione potrebbe essere la Germania. Ma si tratta solo di questione di tempo. Al crollo dei consumi energetici che ha visto l’Italia protagonista nel corso della fine del 2022, la Germania ha risposto con un importante piano di contributi statali che ha attutito una caduta che sarebbe stata alquanto e altrettanto rovinosa. Va ricordato che il piano del governo tedesco pensato nel 2022 prevedeva misure per 65 miliardi di euro, tra cui un bonus energetico una tantum da 300 euro a favore di milioni di pensionati e da 200 euro per gli studenti. Inoltre, il governo aveva fatto sapere che avrebbe pagato le spese di riscaldamento per le persone che ricevono sussidi per l’alloggio e di stanziare 1,5 miliardi di euro per rimborsi per il trasporto pubblico. Così, grazie al pacchetto di contributi (che però non potrà essere eterno) la locomotiva d’Europa ha chiuso il 2022 con una crescita del prodotto interno lordo dell’1,9%. Un valore che indica una crescita «sorprendentemente robusta» afferma Joerg Zeuner, capo economista di Union investment. Di certo, tra i fattori trainanti vi sono la rimozione delle restrizioni sul coronavirus e l’aumento dei consumi, con una domanda repressa di servizi, come il turismo e l’industria dell’ospitalità, oltre all’abbonamento mensile universale a 9 euro sui mezzi pubblici di trasporto (che non è stato rinnovato) e ai freni ai prezzi di gas ed elettricità. Come non bastasse, la riduzione dei colli di bottiglia per i prodotti intermedi ha inoltre permesso all’industria di smaltire i suoi ingenti ordini. Ma questo non fermerà la crisi nemmeno a Berlino e dintorni. «La prevista recessione invernale sarà quindi più lieve di quanto inizialmente temuto», afferma Zeuner, aggiungendo che la ripresa sarà probabilmente molto debole quest’anno. «L’economia tedesca nel suo complesso non dovrebbe tornare alla crescita pre-crisi prima del 2024», conclude.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)