2020-06-16
Prodi spara sul pareggio di bilancio e sul Pd
Romano Prodi (Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images)
Il fondatore dell’Ulivo definisce una «sciocchezza» la modifica della Costituzione del 2012. E mette con le spalle al muro i dem I quali con una mano sforano in assenza del patto di stabilità. E con l’altra continuano a tessere le lodi dell’ortodossia dell’UeMai sottovalutare Romano Prodi, uno che pesa anche le virgole e i sospiri. E soprattutto uno che sa bene come ogni sua parola abbia un riverbero nel campo del Pd, partito dove tuttora si misurano suoi estimatori e suoi antichi avversari. L’ex presidente del Consiglio ha rilasciato una lunga intervista al think magazine Riparte l’Italia, dedicata alla situazione post coronavirus e alle strategie per la ripresa economica sia dell’Ue nel suo insieme sia dei singoli Stati membri. Quanto alla Germania, Prodi sembra convinto che Berlino alla fine non sceglierà quella che potremmo chiamare la via di Karlsruhe, cioè una sostanziale strada autonoma di disimpegno da questa Ue: «Il cambiamento tedesco», secondo il fondatore dell’Ulivo, «è storicamente importante ed è ciò che mi induce a essere un po’ meno pessimista sulla possibilità di gestione della crisi. I tedeschi stanno facendo un passivo storico e questo va bene non solo per l’Italia, ma anche per la Germania, poiché consente di evitare la rottura dell’Europa, nella quale si concentra il loro mercato. E, d’altra parte, il politico tedesco avveduto è ben consapevole del significato che l’Italia ha per la Germania. Quando i bavaresi non volevano l’Italia nell’Europa, mi confrontai con Stoiber, presidente della Baviera, con il quale abbiamo discusso a lungo proprio dell’importanza dell’Italia e del mercato italiano per la Baviera: se si rompe lo schema europeo si rompe lo schema economico tedesco. Gli proposi: facciamo un lattodotto da Monaco a Bolzano, arriverà il burro anziché il latte. Si fermò un attimo e mi disse sorridendo: ho capito cosa vuoi dire. La Baviera vive attraverso il commercio con l’Italia, per la Germania l’Italia è un mercato enorme».Ma - divagazioni storiche a parte - ecco il passaggio più significativo dell’intervista prodiana: «L’Europa che fino a un mese fa dicevamo essere immobile si è attivata in maniera importante. Persino dalla Repubblica federale tedesca sono arrivati segnali di un cambiamento epocale: la Germania ha abiurato la dottrina del bilancio in pareggio. Il governo tedesco ha capito di non poter ripetere gli errori della crisi greca del 2008, la quale, vista storicamente, rimane qualcosa di incomprensibile. Ci ha ragionato la Commissione, immagino con l’accordo tedesco, ma soprattutto è centrale ciò che è avvenuto dopo: ossia l’epocale cambiamento da parte tedesca del criterio di bilancio».Lasciamo da parte l’eccesso di ottimismo sulla risposta europea e concentriamoci sulla questione del pareggio di bilancio, su cui Prodi spara la cartuccia più inattesa: «Quando ero presidente della Commissione ho avuto più volte modo di affermare che il patto di stabilità era “stupido”: quando ci vuole un deficit ci vuole un deficit e, viceversa, se la situazione è attiva occorre avere un attivo. Porre la questione in termini aritmetici non mi è mai sembrato sano. Di contro, il discorso dei tedeschi era sempre stato quello per cui il pareggio di bilancio era “sacro”, al punto di elevarlo a principio di rango costituzionale. Abbiamo fatto una sciocchezza a inserirlo anche noi». Avete letto bene: Prodi definisce testualmente «una sciocchezza» la modifica costituzionale italiana, che - a onor del vero - prese la formula meno radicale dell’«equilibrio di bilancio». E qui sorgono i dubbi sulle interpretazioni da dare a questo sasso scagliato nello stagno. Prima interpretazione: siamo nel campo della pura analisi politica, condotta con respiro storico e senza ricadute sull’attualità da un ex primo ministro. Possibile, ma francamente improbabile, conoscendo la consapevolezza di Prodi dell’impatto delle sue parole. Seconda interpretazione, forse da preferire. Prodi non esita a creare un problema reale al Pd, ponendo una questione vera (e per molti versi assolutamente condivisibile), ma in qualche misura imponendo al suo (ex) partito di uscire dall’ambiguità. Il Pd, infatti, adotta una tattica duplice: da un lato approfitta della sospensione del patto di stabilità per sforare, ma dall’altro - almeno sul piano delle proclamazioni retoriche - continua a essere ossequioso verso l’ortodossia Ue e le sue regole. Ora la sortita di Romano Prodi è un modo per chiedere chiarezza, per invocare una corrispondenza tra ciò che si fa in concreto e ciò che sta scritto nella Costituzione. Giova ricordare che in questa legislatura (l’Atto Camera è il 2446, per i feticisti dei numeri) sono stati due autorevoli parlamentari leghisti, il presidente della commissione Bilancio, Claudio Borghi, e il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, a depositare una proposta di legge costituzionale dall’eloquente titolo «Modifiche agli articoli 81, 97 e 119 della Costituzione, concernenti l’eliminazione del principio del pareggio di bilancio». La proposta, presentata nel marzo scorso, è stata assegnata alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio. Ora il Pd, a maggior ragione dopo le parole di Prodi, è chiamato alla sfida di esaminarla e farla propria. Lo farà?
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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