2021-09-16
Processo Bataclan, Abdeslam: «Fu opera di semplici musulmani non dei radicali»
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Martin Vettes e Olivia Ronen, i legali di Salah Abdeslam (Ansa)
Nella morte di 130 persone e il ferimento di altre 800 per mano dei terroristi islamici, la sera del 13 novembre 2015 a Parigi, «non c'è niente di personale». Sono le incredibili parole pronunciate da Salah Abdeslam, l'unico membro sopravvissuto del commando terrorista, durante l'udienza di ieri del maxi processo per le stragi del Bataclan, dello Stade de France e dei bar parigini.Prendendo nuovamente la parola nel sesto giorno di processo, l'ex delinquentello di periferia diventato terrorista, ha recitato un'altra delle sue messe in scena fredde e calcolate. Con un tono calmo e naturale, ha spiegato che il l'obiettivo del suo intervento non era di «rigirare il coltello nella piaga» ma «come minimo di essere sincero» per «le persone che provano un dolore incommensurabile». In effetti, il boia superstite del Bataclan qualcosa di vero l'ha anche detta. Riferendosi all'intervento dell'altro ieri, come testimone, della giudice belga Isabelle Panou, il membro del commando islamico del Bataclan ha spiegato che il magistrato aveva parlato erroneamente di «terrorismo, jihadismo, radicalizzazione». Abdeslam ha chiarito che la carneficina di sei anni fa «non è altro che l'islam autentico» e che gli autori delle stragi non sono dei «radicali» ma semplicemente «dei musulmani». Le affermazioni del terrorista islamico, hanno sollevato il velo di ipocrisia steso dalle anime belle del politically correct di mezzo mondo, dopo ogni attacco terroristico compiuto da seguaci di Allah, per non «stigmatizzare» i fedeli del Profeta.E dire che l'ex spacciatore di periferia che, per sua ammissione, sarebbe diventato un maomettano ancor più virtuoso tramite la strage, nemmeno per la sua religione deve essere mai stato un stinco di santo. Come ha rivelato il recente libro-inchiesta della scrittrice Etty Mansour - intitolato Convoyeur de la mort (Trasportatore della morte, ndr) - Salah Abdeslam era «un frequentatore assiduo dei locali in cui andavano gli omosessuali». Le fonti citate dalla scrittrice hanno rivelato che il terrorista belga-marocchino «non è mai passato all'atto». L'obiettivo dei suoi passaggi nei locali gay sarebbe stato quello di svuotare le tasche della clientela.Tornando all'udienza di ieri, il principale imputato per i bagni di sangue del novembre 2015, ha anche spiegato perché quegli attentati fossero avvenuti Oltralpe. «Abbiamo preso di mira la Francia - ha detto sempre con estrema calma e freddezza Abdeslam - perché le bombe degli aerei francesi non fanno distinzione tra uomini, donne e bambini. Si è voluto che la Francia subisse lo stesso dolore che noi proviamo». Poi l'autoproclamanto «soldato dello Stato islamico» ha precisato che «François Hollande ha detto che abbiamo combattuto la Francia a causa dei suoi valori. Ma è una menzogna» questo perché, quando l'ex presidente francese aveva deciso di attaccare in Siria, «sapeva che la sua decisione comportava dei rischi e che degli uomini e donne francesi sarebbero andati incontro alla morte». Improvvisandosi esperto di geopolitica, il terrorista islamico ha poi elogiato Jacques Chirac che, secondo lui, avrebbe evitato attacchi sul suolo francese, rifiutando la partecipazione di Parigi alla seconda guerra del Golfo, nel 2003. Con queste parole Abdeslam ha stabilito una relazione, nemmeno troppo implicita, tra le reazioni di parte dei musulmani residenti in occidente, dovute alla politica internazionale del loro Paese ospitante. Come se ammazzare degli innocenti durante un concerto rock fosse, per certi fedeli dell'islam, un modo come un altro per esprimere il dissenso sulle relazioni tra Stati.Nel sesto giorno di udienza hanno preso brevemente la parola anche altri imputati. Tra questi, Hamza Attou, Mohamed Amri, Yassine Attan, Oussama Attar si sono dissociati dalla preparazione degli attentati o dichiarati innocenti. Invece Mohammed Abrini ha riconosciuto la partecipazione agli attacchi aggiungendo però: «non sono il cervello delle operazioni».