Il Paese comunista è capofila per allarmi alimentari: 52 nel 2024 Pure il Canada, che ha siglato il Ceta, usa sostanze pericolose.
Il Paese comunista è capofila per allarmi alimentari: 52 nel 2024 Pure il Canada, che ha siglato il Ceta, usa sostanze pericolose.Nel giorno del made in Italy - cade oggi 15 aprile che è il 573° compleanno di Leonardo da Vinci - che viene celebrato ovunque e in particolare a Osaka, in Giappone, dove si svolge l’Expo a cura dei diversi ministeri, dalla Farnesina al Made in Italy passando per la Sovranità alimentare, l’Agenzia delle Dogane fa sapere di avere sequestrato 2.275.891 prodotti per lo più provenienti dalla Cina. Non passa giorno che dai fertilizzanti ai pomodori, dalle scarpe, ai tessuti, dai computer ai telefonini non ci siano merci fuorilegge importate clandestinamente da Pechino. Ieri la Coldiretti ha fatto sapere che in Italia, lo scorso anno, dalla Cina sono arrivati prodotti agroalimentari per 871 milioni di euro: il concentrato di pomodoro e gli altri ortaggi semilavorati sono i più diffusi. Al secondo posto c’è il pesce, poi preparazioni a base di frutta. Nel 2024 sono scoppiati 52 allarmi alimentari legati a prodotti provenienti dalla Cina, di cui molti di livello giudicato serio dal Rasff, il portale europeo per la sicurezza alimentare e il 77% degli allarmi alimentari in Italia è dovuto a prodotti che arrivano da Pechino. Proprio ieri il ministro per la Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, ha firmato un decreto contro l’agropirateria e le contraffazioni alimentari. Ha ribadito che l’agroalimentare è il primo motore del made in Italy: siamo vicini agli 80 miliardi di export. E a minacciarlo sono i prodotti cinesi.Pechino è il terzo fornitore agricolo dell’Europa, a parità con gli Usa, il primo fornitore è il Brasile, il secondo il Regno Unito. Ieri mattina, però, Milena Gabanelli ha rivolto agli italiani, con il suo seriosissimo «Data room» sul Corriere della Sera, una sola domanda sull’agroalimentare: quella che serviva a mettere in cattiva luce Donald Trump e i suoi dazi amari. Ripescando un vecchio slogan dei democratici americani usato per battere Richard Nixon, la Gabanelli ha chiesto silente: comprereste un panino con la porchetta da quest’uomo? L’uomo è l’antipatico per eccellenza al milieu della gauche caviar (tanto per rimanere sull’alimentare), Donald Trump. Spiega la reporter dalla penna rossa che gli americani ce l’hanno con l’Europa perché abbiamo inventato le Dop e le Igp e cita il Parmesan. Ce l’hanno con noi perché vietiamo gli ormoni per allevare la carne e abbiamo presentato 17 studi per dimostrare che gli ormoni fanno male - ricordarsene per favore quando si parla di carne sintetica -, che loro vogliono continuare a usare la ractopamina (è un anabolizzante animale) che noi abbiamo vietato e guardano male l’Europa perché abbiamo messo al bando 72 pesticidi. Tutto quasi vero: Milena Gabanelli si è avventurata in un campo - è il caso di dirlo - non suo.Non sa che l’Europa fa peggio di Trump.Restiamo al Parmesan. L’accordo Ceta, quello col Canada, dove, tanto per dirne una, la ractopamina è ancora permessa, così come il Canada usa il glifosato (prodotto non a caso dalla tedesca Bayer) in fase di post raccolta per essiccare il grano che ci manda, non vieta la vendita del Parmesan che viene triangolato negli Usa. Lo stesso vale per il Mercosur, che la baronessa Ursula von der Leyen ha fretta di firmare in funzione anti Trump e che garantisce solo 27 delle nostre Dop (quelle italiane sono 583).Ma veniamo ai pesticidi. La Cina, a cui Ursula von der Layen guarda con occhi a mandorla e che ci vende l’8% dei prodotti agricoli, per quanto riguarda i fertilizzanti usa 198 chili per ettaro di sostanze azotate, 77 chili per ettaro di fosfati, 12,6 chili per ettaro di pesticidi. Gli «odiati» Stati Uniti di azoto ne usano 60 chili per ettaro, 25 chili di fosforo, due chili e mezzo di pesticidi. Il Brasile del presidente Lula Da Silva - è anche presidente dei Brics, i primi alleati di Xi Jinping nella battaglia anti dazi che la Cina ha intrapreso - che è il nostro primo fornitore agroalimentare, usa tre volte i pesticidi rispetto all’America, una volta e mezza i fertilizzanti azotati e tre volte i fosfati che utilizzano i contadini americani. Ma questo al Corsera non risulta, perché l’Europa ha stabilito - per favorire le auto tedesche e le polizze francesi - che il Mercosur, che riguarda principalmente il Brasile, è cosa buona e giusta. La Gabanelli, per chiederci se compreremmo un panino con la porchetta da Donald Trump, la butta sul tragico: l’aspettativa di vita in Usa è 78 anni, nell’Ue di 81,4, in Italia di 83. Perché noi mangiamo meglio e ci spariamo di meno: il piombo non fa bene alla salute! E allora, cara Gabanelli, l’aspettiamo con una data room contro chi attacca la dieta mediterranea, il vino, lo stile alimentare italiano. La aspettiamo contro la carne e il pesce costruiti in laboratori che non si possono fare senza antibiotici. Ma soprattutto la aspettiamo a spiegarci perché Ursula von der Leyen e la Germania si oppongono sia all’etichetta di origine sia al cambiamento del codice doganale Ue per impedire che basti una minima trasformazione per dichiarare europeo un prodotto che europeo non è. E la ragione c’è: la merce da Pechino arriva ad Amburgo o a Rotterdam e andarci troppo per il sottile disturba gli spedizionieri tedeschi e olandesi, così come potevano disturbare gli amici cinesi i controlli sul mercato del pesce di Wuhan (la Cina ha in mano la pesca mondiale e viene a predare in Mediterraneo mentre Bruxelles costringe le nostre barche all’ancora), o quelli sulla xylella, che è arrivata via porto olandese. Se coi dazi di Trump diminuisce l’aspettativa di vita, coi pesticidi cinesi però si passa dalla data room alla sala del commiato.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





