2025-01-21
Il cda di Trieste dà il via libera all’alleanza con Natixis, resta il dissenso dei grandi soci, Delfin e Caltagirone. Riserve del collegio sindacale per i tempi stretti. Niente golden power del governo sull’Opa del Banco su Anima.Via libera del cda delle Generali all’alleanza con la francese Natixis per creare un colosso nel settore del risparmio gestito. La riunione del board, iniziata poco dopo le 15 è durata quasi cinque ore e ha acceso il semaforo verde a un’intesa preliminare, dunque non vincolante, su un’operazione che però è ancora tutta da costruire. Peraltro in mezzo alle barricate alzate dai grandi soci italiani di Generali (la Delfin della famiglia Del Vecchio che possiede il 9,7% e Francesco Gaetano Caltagirone con circa il 6,2%) nei confronti della joint venture. Un primo ok all’accordo era arrivato domenica dal Comitato investimenti del gruppo assicurativo ma non all’unanimità: dei sei consiglieri del comitato l’unico voto contrario è stato quello di Stefano Marsaglia, nominato dalla lista di maggioranza presentata da Caltagirone nel 2022. Il collegio sindacale ha inoltre espresso riserve sui «tempi stretti» in una missiva inviata al board, fuori tempo massimo per essere considerata dal comitato nomine, ed esaminata ieri dal consiglio di amministrazione.L’opposizione dell’imprenditore romano riguarda sia la forma sia la sostanza dell’accordo. Sulla forma, si sostiene che si tratterebbe di un mutamento dell’oggetto sociale delle Generali, per il quale sarebbe quindi necessario un voto favorevole dell’assemblea straordinaria e non una semplice delibera del cda. A questa tesi il management di Trieste, allineato con gli altri grandi soci tra cui Mediobanca (ha il 13,1% del capitale), replica che non c’è alcun mutamento di oggetto sociale. Quanto alla sostanza dell’accordo, i dubbi di Caltagirone sono legati al rischio di una perdita di «sovranità» italiana sull’utilizzo dei capitali dei suoi assicurati che Generali investe proprio per coprire le polizze, e che oggi comprendono anche 37 miliardi in titoli di Stato tricolori. In questo caso la posizione del management della compagnia è che le decisioni di investimento spettano solo a Trieste e la joint-venture con Natixis dovrà semplicemente eseguire i mandati che le verranno dati. L’operazione dovrà passare al vaglio di tutte le autorità competenti e anche palazzo Chigi attende la notifica per istituire la procedura relativa all’esercizio del golden power.La firma di un preaccordo da parte del cda di ieri permette, però, ai vertici del Leone di presentarsi all’appuntamento con gli investitori del 30 gennaio a Venezia (quando sarà presentato il nuovo piano strategico) con una carta in più per crescere nel risparmio gestito. Mentre va avanti la partita sulle polizze, la settimana parte calda anche per il risiko bancario. Il governo ha infatti deciso di non esercitare il golden power per l’Opa del Banco Bpm su Anima. In un comunicato diffuso dalla banca milanese si spiega che la presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso all’istituto una copia della delibera del cdm del 10 gennaio, con la quale è stata accolta la proposta del ministero dell’Economia di non esercizio dei poteri speciali e di consenso al decorso dei termini. Ad oggi, prosegue il Banco, si sono dunque avverate sia la condizione di efficacia legata all’approvazione incondizionata dell’Antitrust sia quella relativa al golden power mentre stanno proseguendo le istruttorie relative alle altre condizioni di efficacia. In particolare, per quanto riguarda la condizione relativa alla concessione dei benefici del cosiddetto Danish Compromise (che riduce rispetto al passato l’assorbimento di capitale nei bilanci delle banche per le attività assicurative di diretta proprietà) «stanno proseguendo le valutazioni da parte della Bce, che includono il coinvolgimento della European Banking Authority». La banca centrale, infatti, ha a sua volta richiesto un chiarimento all’Eba (l’autorità bancaria europea) proprio alla luce di alcuni dubbi normativi. Il verdetto finale di Francoforte, come quello su un’altra operazione simile (Bnp Paribas-Axa Investment Managers), è atteso con interesse dal mondo finanziario europeo, perché riguarda un meccanismo che ha generato dure critiche da parte dei vertici di alcuni dei big assicurativi. Oggi, intanto, si riunirà il cda della banca guidata da Giuseppe Castagna. Secondo quanto prevede l’ordine del giorno messo a punto dal presidente Massimo Tononi, si discuterà anche di «operazioni straordinarie». Una formulazione generica che lascia spazio a diversi temi: il Banco Bpm deve decidere se alzare il prezzo dell’Opa su Anima, che in Borsa viaggia al di sopra dei 6,2 euro per azione messi sul piatto dall’istituto di Piazza Meda. Un rilancio che la passivity rule imposta dall’offerta di Unicredit richiede venga approvato dall’assemblea dei soci, da convocare in sede ordinaria secondo la banca milanese. Ma in consiglio si dovrebbe parlare anche delle difese dall’Ops lanciata dal gruppo di Andrea Orcel, e contestata dal Banco sia davanti alla Consob sia davanti all’Antitrust. Con l’opzione di una fusione con il Monte che resta sullo sfondo, il Banco dovrà inoltre aggiornare il suo piano industriale per dare conto al mercato degli effetti positivi attesi da Anima.
Leone XIV (Ansa)
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