2024-04-30
È già il 1° maggio e l’incubo continua: dibattito infinito su Scurati e Benito
Solo da noi la Festa della Liberazione e quella del Lavoro sono la sagra della recriminazione della sinistra. Ogni volta che il centrodestra vince la lagna ricomincia, tra presunti censurati e il fantasma di Mussolini.Non so voi, ma io non ne posso più di discutere del caso Scurati. E soprattutto non so se riuscirò a sopportare un’altra settimana a parlare di fascismo e antifascismo. Perché è certo che dopo averci stordito con la storia del regime che avanza, l’arrivo del Primo maggio ci stordirà con altri inviti alla Resistenza. L’evento sindacal-canoro che la Rai ogni anno manda in onda per non parlare di lavoro, sarà l’occasione per replicare, rileggendoci per l’ennesima volta l’appello partigiano dell’autore di M.Sì, non ne posso più di sentire i soliti allarmi, le banali argomentazioni sulla presunta censura e sulla mancata abiura del fascismo da parte di chi sta al governo. Ogni anno, quando vince il centrodestra, è la stessa lagna. E ogni volta, quella che si chiama Festa della Liberazione diventa il festival della recriminazione. Per gli esponenti della sinistra è un modo di dimostrare che sono vivi e lottano contro di noi, cioè contro coloro che hanno democraticamente deciso di votare per altri e non per loro. Il 25 aprile, come il primo maggio, è un rito pagano, che ormai non ha nulla a che fare con la sconfitta del nazifascismo, ma è profondamente collegato alla sconfitta dei compagni. Non di 80 anni fa, ma due anni fa. Si va in piazza per dimostrare di essere ancora vivi e per ribadire di essere dalla parte giusta. Si sfila in corteo anche se ormai la maggioranza degli italiani si defila dalla ricorrenza, scegliendo di andare al mare e ai monti, tempo permettendo, invece che in piazza ad ascoltare i discorsi di Beppe Sala ed Elly Schlein. Ribadisco: li capisco, perché pur essendo abituato alle lamentazioni dei compagni, pure io arrivato a un certo punto non ne posso più. Il fascismo è morto e sepolto da quasi 80 anni e dal giorno che prese il potere ne sono trascorsi più di 100, numero che mi sembra sufficiente per archiviare la questione e lasciarla agli storici. Invece no, da noi ogni anno si ricomincia, soprattutto se ci sono le elezioni e all’ultimo giro la sinistra ha preso solo bastonate. Non dai fascisti, ma dagli italiani, i quali hanno legittimamente scelto di non farsi governare dai nostalgici del comunismo. Ha fatto bene Giorgia Meloni a ricordare che da noi esiste ancora un partito che si richiama a Marx e compagni: praticamente un unicum. Sì, è vero che anche nel resto d’Europa ogni tanto c’è qualcuno che sventola qualche bandiera rossa, ma mai come da noi.Del resto, noi siamo unici in tutto, anche per l’abitudine a rivolgere lo sguardo al passato, pretendendo di discutere del Ventennio e di ciò che è accaduto un secolo fa come se fosse ieri. E come se Giorgia Meloni fosse la reincarnazione in gonnella di Mussolini. Tanto per capire l’anomalia italiana, basti dire che in Germania nemmeno festeggiano la Liberazione. L’8 maggio del 1945 i tedeschi furono liberati da Adolf Hitler e dai suoi gerarchi e soprattutto dalla guerra. Ma la data non è neppure considerata una festività nazionale, prova ne sia che la prossima settimana a Berlino tutto procederà come in qualsiasi altro giorno, senza chiusura di scuole e fabbriche, senza discussioni e soprattutto senza recriminazioni nei confronti di questo e di quel partito politico. Sebbene abbiano avuto il nazismo, le deportazioni, lo sterminio degli ebrei e la guerra, i tedeschi, essendo infinitamente più pratici di noi, guardano al futuro, non al passato. E dunque semmai discutono di salari, di immigrazione, di sicurezza, di bollette del gas e della luce e magari pure se infrastrutture e sanità siano adeguate ai bisogni dei cittadini. La Germania tuttavia, non è un’eccezione: l’eccezione siamo noi. Infatti, in Spagna, che pure ha avuto il franchismo fino a metà degli anni Settanta, nessuno si sogna di fare tutto un can can come da noi. Il 6 dicembre, festa della Costituzione, la gente se ne va a spasso e l’unico richiamo alla politica è l’apertura del Parlamento e la lettura della carta dei diritti e dei doveri. Tutto qui. Altro che sfilate, comizi, Scurati e il Cantagiro della sinistra. Altrove tutto fila liscio come l’olio, da noi invece siamo sempre a discutere dell’olio di ricino. E dopo un po’, come è facile capire, agli italiani viene voglia di cambiare canale. Cioè di censurare davvero i presunti censurati.
Milano, il luogo dell'investimento mortale di Cecilia de Astis, nel riquadro (Ansa)
Il piano, per fermare la Meloni, svelato da La Verità.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare di Forza Italia Salvatore De Meo al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione della mostra fotografica, «Paesaggio, Natura e Lavoro Agreste».