2021-01-27
Quando Primo Levi mi confessò che ad Auschwitz aveva perso Dio
Il «dilemma insolubile» dello scrittore sopravvissuto al campo di concentramento.Nessuno può vivere senza aver visto i luoghi dell'Olocausto. Uno non è uomo del nostro tempo se non ha nella memoria la visione dell'entrata di Auschwitz 1 e di Birkenau. All'entrata di Auschwitz 1, il campo-madre, la mattina del 27 gennaio 1945 si presentarono quattro soldati dell'Armata rossa a cavallo, videro l'entrata del lager, sormontata dalla scritta «Arbeit macht frei», videro le prime baracche con i morti, i malati e i moribondi, e rimasero ammutoliti. Levi dice: «Con un senso di vergogna». Come mai questo senso di vergogna, se erano l'Armata rossa e non la Wehrmacht? Non c'entravano con la cattura dei prigionieri, ma con la loro liberazione. Tuttavia vedendo Auschwitz si vergognavano. Dunque Auschwitz è una vergogna per tutta l'umanità. C'è Auschwitz, e non soltanto la Germania, ma l'umanità intera deve vergognarsi. Istituire una giornata commemorativa per ricordare un evento di cui tutti, come uomini, dobbiamo vergognarci, non dovrebb'essere necessario. Ho sempre invitato i miei studenti e i miei lettori ad andare ad Auschwitz, se ci vanno capiscono molte cose della storia, anche della storia di oggi, se non ci vanno non le capiranno mai. Ma vedere Auschwitz e ricordare Auschwitz non sono una spinta alla vita, sono anzi un freno: se vedi Auschwitz la forza della vita, la vitalità, si spegne dentro di te, muore la fiducia nell'uomo, nella vittoria del Bene, e il dubbio che il Male sia troppo potente e inarrestabile ti schiaccia. Ad ogni 27 gennaio penso a Primo Levi. Ho avuto una conversazione con lui, e l'ho raccolta in un libriccino, alla fine del quale gli pongo la domanda terribile: «Auschwitz è la prova della non-esistenza di Dio?». Lui chinò la testa, rimase a lungo in silenzio, poi con mite sincerità rispose: «C'è Auschwitz, quindi non può esserci Dio». Era un'intervista registrata, il tema era troppo delicato per scriverla a mano, dopo quella risposta ho lasciato che il registratore proseguisse, poi visto che Levi non aggiungeva altro l'ho spento. Quella era dunque la conclusione di Levi sull'alternativa Dio-Auschwitz: se c'è uno, non può esserci l'altro. Ma Levi, quando gli ho mandato il dattiloscritto perché lo controllasse, ha aggiunto con la biro due righe enigmatiche e tormentate: «Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo».Traducendo quel dialogo in francese, l'editore Gallimard m'ha chiesto di avere per fax quell'aggiunta, per stamparla in fotocopia alla fine del libretto. La prima impressione, leggendola, è che Levi concluda per la non-esistenza di Dio. Non ne sono tanto sicuro. Mi pare più probabile che il senso sia un altro: non affermo la non-esistenza di Dio, ma non lo trovo e continuo a cercarlo. Suicidio o non suicidio (io sono per il no), spero che l'abbia trovato.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)