2018-05-10
Premio Carlo Magno a Macron, re dei flop. Amato a Bruxelles ma odiato in Francia
Le motivazioni: «Ha saputo rinnovare il sogno europeo». Il 70% dei cittadini però lo definisce il «presidente dei ricchi».Gli danno il premio Carlo Magno. Ma in realtà dovrebbero dargli il premio Pipino il Breve. Perché, diciamocelo, il sogno della nuova Europa di Emmanuel Macron è stato più rapido di un amplesso adolescenziale: sotto l'eccitazione, il nulla. O quasi. Ricordate l'euforia di un anno fa? Nei palazzi del Vecchio continente era tutto un rincorrersi di sospiri di sollievo: l'establishment, ancora scosso dopo la micidiale doppietta Brexit-Donald Trump, andava alla riscossa, grazie alla vittoria dell'ex Rotschild, perfetto candidato costruito nei laboratori delle élite. Ecco l'uomo su cui ricostruire il sogno europeo, ecco il nuovo volto dell'Unione, il marchio di successo, la griffe alla moda capace di coprire come un velo di cachemire la merda di Bruxelles. E tutti si commuovevano a sentire l'Inno alla Gioia, anziché la Marsigliese, nella festa del trionfo in piazza del Louvre. En marche. L'Europa è salva. I populisti no pasarán. Ma un anno dopo che resta di tanta euroforia? Il Macron che oggi arriverà ad Acquisgrana per ricevere il premio Carlo Magno porta su di sé i segni di una serie di batoste micidiali. Le contestazioni in patria, le barricate a Parigi, la rivolta dei ferrovieri, la rivolta degli studenti, la rivolta dei pensionati, i sondaggi che sanguinano, l'indice di gradimento che va a cercare petrolio, Angela Merkel che gli sbatte la porta in faccia, Trump che lo riceve con tutti gli onori ma poi gli gira le spalle sull'Iran. Se questo doveva essere il rilancio dell'Europa, ecco, sarà meglio che i laboratori delle élite si mettano a cercare qualcosa di più solido. Di meno artificiale. Prendendo atto che, nonostante i loro sforzi, l'effetto Macron è già finito. Bruciato più rapidamente di un autobus dell'Atac. Non che Macron non si sia impegnato, eh? Ce l'ha messa tutta per dimostrare ai suoi Mangiafuoco di essere un burattino obbediente. Anche propositivo. Infatti ha proposto di unificare i bilanci dell'Unione: ma è stato bocciato. Allora ha proposto di unificare i debiti dell'Unione: ma è stato bocciato. Allora ha proposto di creare un unico ministro delle Finanze dell'Unione: bocciato anche qui. Nelle ultime ore, sull'orlo della disperazione, ha provato a rilanciare tirando fuori dalla naftalina uno di quei ritornelli che nei salotti buoni d'Europa si buttano lì quando sono finiti i luoghi comuni da ascensore e i discorsi sul tempo: «Unifichiamo l'esercito dell'Unione», ha detto. Ah, signora mia, questa sì è un'idea degna del premio Carlo Magno, anche perché, in effetti, è più o meno da alcuni secoli che la sentiamo ripetere. Ma i bene informati, come il sito Politico.com, hanno già raccolto in giro per l'Europa reazioni negative e bocciature preventive. «Si profila un altro fiasco», conclude Tino Oldani su Italia Oggi. Alla faccia della riscossa europea. Più che En marche, dietrofront. In effetti: pensare di rilanciare l'Ue con un simile collezionista di fallimenti è un po' come pensare di rilanciare la nazionale di calcio italiana ingaggiando Oronzo Canà. E fa un po' effetto pensare che i laboratori delle élite, dopo aver compiuto un'operazione elettorale perfetta, non siano stati in grado di supportare il loro beniamino nelle fasi successive. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l'uomo che doveva salvare il mondo dal populismo è in difficoltà a salvare anche sé stesso dai suo connazionali. Secondo una rilevazione di qualche giorno fa il 59% dei francesi non vuole più saperne di lui, per sette su dieci è «il presidente dei ricchi», artefice di «riforme ingiuste» ( 72%) e «lontano dalla gente» (68%). E allora viene da chiedersi: come fa oggi l'Europa a premiarlo come «leader coraggioso, capace di rinnovare il sogno europeo»? Davvero il sogno europeo si rinnova con le «riforme ingiuste»? Diventando il «presidente dei ricchi»? Facendo inferocire i lavoratori? Chiedendo un «contributo sociale» ai pensionati per abbassare le tasse ai Paperoni? È questa l'idea di Europa che oggi si premia ad Acquisgrana? È vero che in passato da queste parti sono stati premiati anche l'euro, Martin Schulz, papa Francesco, Jean-Claude Juncker e addirittura il popolo del Lussemburgo, che pure, per la verità, sembra aver dato più contributi alle società off shore e ai tributaristi d'Europa che alla memoria di Carlo Magno. In un simile palmarès potrebbero starci, potenzialmente, anche Gengis Khan, il feroce Saladino, i fratelli di Osama Bin Laden, tutti amici degli europei almeno quanto l'euro: figuriamoci se non può starci Macron che almeno un contributo sincero alla causa europeista l'ha dato, regalando l'anno scorso momenti di entusiasmo a chi pensava di aver trovato la formula giusta per sconfiggere l'avanzata dell'odioso populismo. Non a caso, da quel momento, Matteo Renzi non riesce a togliersi dalla testa di fare il Macron italiano (sui fallimenti, per altro, si è già portato un po' avanti). Ma certo fa un po' effetto che il premio di Acquisgrana per aver dato nuovo smalto all'Europa arrivi allo sposo di Brigitte proprio nel momento in cui il suo smalto è, come dire, per lo meno sbrecciato. Quasi rovinato. E forse è un segno evidente che, così, quest'Europa è assai difficile da salvare. Forse impossibile se ci si affida, ancora una volta, soltanto a interventi dall'alto, operazioni di ingegneria elettorale, Frankenstein da laboratorio, prototipi da marketing politico. Senza capire, invece, che c'è nel continente una spaccatura più profonda e insidiosa, un malessere vero e radicale, una richiesta di cambiamento che pretende di non essere presa per i fondelli. Che non può essere liquidata con una griffe e una foto di copertina ma che richiede risposte autentiche. E magari qualche idea vera, che non parta sempre da Rotschild e non finisca sempre per tassare i pensionati, come ha fatto Macron. Altrimenti la nuova Europa sarà un po' troppo simile alla vecchia. E non potrà far altro che trascinarla definitivamente a fondo.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)