2021-07-06
Il fisco usa il Pos per un nuovo redditometro
Terminali rimborsati agli esercenti in cambio del collegamento diretto all'Agenzia delle entrate: in questo modo ogni singolo acquisto sarebbe tracciato. Il progetto desta perplessità dal punto di vista della privacy. Anche di quella dei commercianti. Sempre più dati nelle mani del fisco. Questa volta l'Agenzia delle entrate riuscirebbe infatti ad avere informazioni sulle abitudini di consumo dei contribuenti, con la possibilità di creare un redditometro sartoriale per ogni italiano. I dati arriverebbero dai pos che i commercianti, ancora sforniti, installerebbero all'interno dei loro negozi. Questa spesa verrebbe coperta al 100%, tramite un credito di imposta concesso dal governo, a patto che i nuovi pos siano collegati al terminale dell'Agenzia delle entrate. E dunque, grazie a questa relazione, l'Amministrazione fiscale potenzialmente potrebbe avere a disposizione tutti i dati di spesa fatti in modo elettronico dai contribuenti italiani. Dal caffè al bar, al bracciale preso in gioielleria al frigorifero nuovo comprato, e così via. Insomma, il fisco riuscirebbe creare un redditometro, preciso al centesimo, per ogni italiano. Questo potrebbe inoltre essere letto anche come parte integrante del processo di digitalizzazione dell'Amministrazione finanziaria. All'interno del testo faro approvato settimana scorsa in commissione bilancio di Camera e Senato sulla riforma fiscale si parla infatti di digitalizzare ulteriormente l'Agenzia delle entrate. Da una parte attraverso l'estensione della fattura elettronica, e dall'altra spingendo l'Amministrazione ad usare sempre più le banche dati a sua disposizione, non solo per la lotta all'evasione. E dunque, il redditometro sartoriale potrebbe benissimo essere visto come un'ulteriore implementazione delle varie banche dati che il fisco deve usare. Anche perché, per il momento, non si è ancora parlato di cifrature in merito alle informazioni di spesa o sul fatto che l'Agenzia delle entrate non possa raccogliere e memorizzare questi dati. Per la fattura elettronica il Garante della privacy era intervenuto a tutelare la sfera personale degli italiani, ritenendo sproporzionata la memorizzazione delle informazioni non fiscalmente rilevanti che riguardavano la descrizione delle prestazioni fornite. Sulla nuova raccolta dati, relative alle spese degli italiani, l'Autorità non è però ancora intervenuta, nonostante l'entità delle informazioni in gioco. Tra l'altro, se si pensa che il credito di imposta, dato dallo Stato ai commercianti per dotarsi di un pos, sarà pagato da tutti i contribuenti ci si rende conto di essere di fronte ad una situazione tragicomica. È infatti come se gli stessi italiani concedessero dei soldi per farsi spiare dall'Agenzia delle entrate, in ogni minima spesa fatta elettronicamente. Ma non solo, perché tra gli spiati risulterebbero anche i commercianti. Non dimentichiamoci infatti che al momento c'è, tra i vari strumenti digitali, anche lo scontrino elettronico. Se si uniscono l'uso dello e-scontrino con il pos, direttamente collegato al terminale dell'Agenzia delle entrate, si ottiene dunque un tracciamento completo di ogni transazione fatta dall'impresa. Questo prima non era possibile perché il commerciante poteva benissimo far pagare elettronicamente e non registrare la transazione. Con l'accoppiamento dei due strumenti digitali questo modo di operare non sarà più possibile, o meglio, l'Agenzia delle entrate sarà molto più facilitata nel rintracciare il non dichiarato. Quindi, con un semplice credito di imposta, l'Amministrazione fiscale riuscirebbe a tracciare sia tutte le spese fatte dai contribuenti che le varie attività registrate dai commercianti. Nel mondo degli interventi per un «fisco più digitale» rientra anche il cashback di Stato. Uno strumento voluto per incentivare i pagamenti tracciati e si diceva anche per (aiutare) a combattere l'evasione fiscale. Quando fu introdotto e poi implementato, oltre il periodo di prova di dicembre 2020, diverse forze politiche si erano mostrate contrarie, ma la questione non aveva toccato il governo Conte II. Draghi, nonostante parte della sua maggioranza (Pd-M5s) abbia fortemente voluto il cashback, ha deciso di sospendere la misura per il prossimo semestre (dal 1 luglio al 31 dicembre 2021) e di erogare i pagamenti per il super cashback entro il 30 novembre 2021. Il motivo di questo slittamento è collegato alle polemiche scoppiate negli ultimi mesi, in merito alle microtransazioni che venivano fatte (soprattutto alle pompe di benzina) per salire in graduatoria, dato che è stato previsto un premio di 1.500 euro per i primi 100.000 italiani che hanno fatto più transazioni elettroniche. Draghi ha dunque inserito un processo di contestazioni alle transazioni che ha come contrappeso la possibilità, per il cittadino, di fare appello. Si potrà dunque presentare un reclamo entro il 29 agosto e Consap, poi, avrà a disposizione 30 giorni per rispondere e decidere nel merito della questione. Per quanto riguarda i fondi messi a disposizione per il cashback, il decreto legge n.99/2021 ricorda come sono stati stanziati 1.367 milioni di euro. E dunque: «Qualora le predette risorse finanziarie non consentano il pagamento integrale del rimborso spettante, questo è proporzionalmente ridotto», si legge nel testo.