2019-06-04
Porti, nei guai il fedelissimo di Delrio
Pietro Spirito, presidente dell'Autorità a Napoli voluto dall'ex ministro, finisce in un'inchiesta per corruzione e turbativa d'asta. A essere favorito sarebbe stato il gruppo Grimaldi.Continua a sgretolarsi sotto i colpi della magistratura la riforma del settore di controllo dei nostri porti, messo in piedi dall'ex ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio durante la scorsa legislatura. Se alla fine di marzo sono state chiuse le indagini da parte della procura di Livorno sui vertici dell'Autorità della macro area del Tirreno settentrionale, è della scorsa settimana la raffica di arresti questa volta al porto di Napoli, con undici società perquisite in un'operazione della Guardia costiera e della Guardia di finanza, che ha portato a misure cautelari per 7 persone. Ai domiciliari sono finiti il funzionario dell'autorità, Gianluca Esposito e gli imprenditori Pasquale Ferrara, Pasquale Loffredo, Pasquale Sgambati, Giovanni Esposito e Alfredo Staffetta. La sospensione dal servizio è stata invece disposta nei confronti di Emilio Squillante, ex segretario generale e capo staff del presidente dell'Autorità portuale Pietro Spirito, voluto proprio da Delrio nel 2016 all'Autorità portuale di Napoli. Squillante deve rispondere di corruzione, mentre Spirito compare nelle intercettazioni e sarà sentito nei prossimi giorni in procura. Tra i punti oggetto dell'inchiesta il giallo di un dossier distrutto per favorire il gruppo Ttt line, di cui proprio Grimaldi è partner, su cui si sarebbe speso Squillante. Secondo gli investigatori, come ha riportato Il Mattino, Squillante si sarebbe mosso per favorire la Ttt Lines non tenendo conto delle offerte arrivate, ma soprattutto non tenendo in considerazione il parere negativo espresso da Arturo Faraone, contro ammiraglio della capitaneria di porto. Nel frattempo, dopo il giallo dell'interrogazione parlamentare presentata dal dem Francesco Critelli, poi ritirata, due settimane fa è stato il deputato di Fratelli d'Italia, Mauro Rotelli, a chiedere spiegazioni a Montecitorio sulla situazione del porto di Livorno, ormai a rischio paralisi. Rotelli ripercorre le cronache degli ultimi mesi, ricordando che gli indagati sono accusati di abuso d'ufficio e falso ideologico per aver favorito in maniera illegale il gruppo Grimaldi e alcune società a esso collegate, a discapito di altre compagnie di navigazione, impedendo la libera concorrenza e provocando ingenti danni all'erario». Ma soprattutto aggiunge un nuovo dettaglio, perché «risulta all'interrogante che alcune autorità portuali avrebbero aderito, seppure solo a titolo onorario, all'Associazione logistica dell'intermodalità sostenibile Alis, il cui presidente è Guido Grimaldi, e il cui direttore generale è inquisito nell'ambito di un'inchiesta incentrata su alcuni presunti illeciti volti a favorire un altro grande gruppo armatoriale quale Liberty lines. Da quanto sin qui esposto, sembrerebbe configurarsi una vera e propria rete di contatti sia in ambito commerciale, che con rappresentanti istituzionali intorno al gruppo imprenditoriale oggetto dell'attenzione della magistratura nell'inchiesta sull'Autorità portuale di Livorno».
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