2022-10-28
Sentinelle di Pechino contro i dissidenti: 54 stazioni di polizia camuffate da uffici
Secondo un report, agenti-ombra sarebbero attivi in 26 centri in Europa. Quattro in Italia: a Milano, Prato, Firenze e Roma.L’espansione dell’influenza di Pechino preoccupa sempre di più i Paesi occidentali. Il Partito comunista cinese avrebbe addirittura aperto decine di stazioni di polizia, più o meno ufficiali, in giro per il mondo. Tre di queste sarebbero attive a Parigi. In totale ci sarebbero cinquantaquattro uffici attivi nei cinque continenti. Ventisei di questi opererebbero in vari Paesi europei. Tra questi figura anche l’Italia con quattro «uffici» (a Milano, Prato, Firenze e Roma, ndr). La notizia degli uffici di polizia cinesi in Europa è rimbalzata a Parigi dall’Olanda. Il canale Rtl Nieuws ha trasmesso la video testimonianza di un giovane cinese residente nei Paesi Bassi. L’uomo, che in passato aveva espresso critiche nei confronti di Pechino sui social, ha detto di essere stato pedinato da agenti di polizia cinesi che gli avrebbero anche parlato dei rischi che incombono sulla sua famiglia nel caso decidesse di non rientrare in patria. Secondo Le Figaro, i due «commissariati» cinesi in terra olandese sarebbero diretti da poliziotti e militari cinesi in pensione.Il calcolo dei cinquantaquattro uffici di polizia cinesi all’estero è contenuto in studio pubblicato qualche settimana fa dall’Ong Safeguarddefenders. Se la presenza di queste strutture del Dragone in Francia fosse confermata, Parigi avrebbe una ragione di più per preoccuparsi della propria impermeabilità alle infiltrazioni cinesi. In effetti, già prima della pubblicazione del report da parte dell’Ong, vari tribunali francesi si sono ritrovati a giudicare casi di spionaggio industriale molto invasivo, perpetrato da parte di soggetti cinesi.Per esempio, Le Figaro riportava il caso del direttore di un laboratorio di ricerca francese che aveva notato l’effetto del «passaggio» di una docente cinese. La donna era stata invitata a lavorare Oltralpe per un anno. Un sabato, a laboratorio chiuso, la ricercatrice si sarebbe introdotta in una zona riservata. Qualche giorno dopo, il direttore ha notato che dei materiali innovativi frutto di due anni di ricerca erano spariti.Le autorità francesi tengono alta la guardia sulle attività di governi stranieri al di fuori dei loro rispettivi Paesi. Come ha confermato a La Verità una fonte del ministero degli Esteri francese, «in generale, siamo vigilanti per evitare che nessuna entità svolga attività di ingerenza sul nostro territorio, così come al rispetto del godimento delle libertà individuali e la garanzia dei diritti fondamentali delle persone presenti sul territorio». Tuttavia, come riportavano nel 2014 i siti dei settimanali L’Obs e L’Express, qualche anno fa il ministero dell’Interno francese aveva accettato di accogliere dei poliziotti cinesi nelle vie di Parigi. Ufficialmente, gli agenti del Dragone erano solo dei «pattugliatori» incaricati di assistere i loro connazionali vittime di borseggiatori. Per sapere se tale accordo franco-cinese sia ancora valido, La Verità ha contattato anche il Viminale francese ma, quando questa edizione andava in stampa, non erano arrivate risposte dal ministero.La Cina ha firmato accordi simili anche con l’Italia. Lo conferma a La Verità Laura Harth, direttore delle campagne d’informazione dell’Ong Safeguard defenders: «Il 27 aprile 2015, l’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni aveva firmato con il ministero per la Pubblica sicurezza cinese un memorandum d’intesa in tema di sicurezza per l’esecuzione di pattugliamenti congiunti di polizia nell’ambito della lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata internazionale, al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani». Laura Harth ricorda anche un «protocollo di cooperazione» per «intensificare le relazioni tra gli organismi preposti alla sicurezza pubblica siglato dal vice ministro degli Interni, Filippo Bubbico, il 24 luglio 2017» con le autorità cinesi. Secondo la rappresentante della Ong, «questi accordi potrebbero aver contribuito allo svolgimento delle campagne di repressione transnazionale e accentuato la paura tra i cinesi espatriati. Per questo c’è da sperare che, come hanno già fatto ad esempio i governi dei Paesi Bassi, la Germania o dell’Irlanda, anche quello italiano si muova con delle indagini su queste operazioni di una flagranza illegale».Anche perché, sempre secondo Harth, «l’Italia è l’unico Paese che sembra in qualche modo essere stato a conoscenza della costituzione delle stazioni di polizia clandestine di Pechino, visto che nel 2018 dei poliziotti italiani avevano presenziato all’inaugurazione della stazione di servizio di polizia cinese a Roma». Un video in possesso dell’Ong proverebbe questa informazione.Oltre al problema della polizia cinese che agirebbe a casa nostra come se fosse all’ombra della Grande Muraglia, il nostro Paese dovrebbe affrontarne anche un altro. Come aveva scritto già nel 2021 La Verità, mille telecamere cinesi erano attive nelle Procure d’Italia. Il nostro giornale aveva anche rivelato che persino il termo scanner usato a Palazzo Chigi era made in China. All’inizio del 2022, il sito wired.it parlava anche di telecamere cinesi operative sempre nella sede del governo italiano, dove è appena arrivata Giorgia Meloni.
Charlie Kirk (Getty Images)
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