2022-09-13
Politici, oligarchi e generali: s’allargano le crepe attorno allo zar
Alcuni deputati chiedono le dimissioni del presidente, mentre cresce lo scontento fra i vertici dell’apparato militare. Trovato morto annegato l’ennesimo manager delle aziende statali. Comunque la si pensi su questa guerra, i fatti ci dicono che quella che doveva essere una «operazione militare speciale» che secondo l’intelligence militare e civile russa sarebbe durata pochi giorni - anche grazie al fatto che i generali ucraini non vedevano l’ora di accogliere l’esercito liberatore - si è trasformata in un vero incubo per Mosca e per lo stesso Vladimir Putin, che oggi molto probabilmente non sa più come uscirne. Per avergli presentato fatti distorti, previsioni sballate e aver mentito sulla reale consistenza dell’esercito ucraino, il presidente russo ha fatto arrestare un numero imprecisato di ufficiali delle principali agenzie di intelligence russe. Per tutti le imputazioni vanno dall’immancabile accusa di corruzione all’alto tradimento, alcuni si trovano (sempre che siano ancora vivi) nel famoso carcere della Lubjanka, accusati di «aver rivelato informazioni al governo ucraino». La caccia ai traditori è in corso da ormai qualche mese e l’incredibile numero di manager delle grandi aziende di stato trovati morti in circostanze a dir poco misteriose certifica che a Mosca l’aria è pesantissima e per finire sul libro nero del Cremlino basta poco. Ma come sta Vladimir Putin? Di salute si direbbe molto bene, nonostante notizia di stampa riguardo fantomatiche malattie, mentre il suo regime comincia ad accusare qualche battuta a vuoto e persino qualche crepa. Da alcuni giorni il dittatore ceceno Ramzan Kadyrov ha iniziato a fare dichiarazioni durissime attraverso il suo canale Telegram contro i generali russi (nominati da Putin) e ieri ha annunciato il ritorno in Ucraina delle unità d’élite della repubblica cecena della federazione russa, guidate dal fedelissimo Adam Delimkhanov: «Sono tornati nella zona di operazioni militari speciali in Ucraina dopo un periodo di riposo». Chi conosce - anche poco - la Russia degli ultimi 20 anni sa che due cose non si possono fare: parlare della vita privata di Vladimir Putin e criticarlo pubblicamente. Ma un soggetto come Kadyrov, che si trova al suo posto solo perché il presidentissimo lo consente (e gli conviene), può sfidare in un momento come questo il Cremlino? Anche se c’è chi sostiene che si tratti di un gioco concordato tra le parti per affondare i generali russi, è impossibile che un ceceno possa mettere alla berlina ufficiali moscoviti nominati dallo stesso Putin. Chi osserva le vicende russe senza farsi prendere dalla smania di coloro che ritengono che il regime cadrà domani mattina, osserva che la «ribellione» di Kadyrov (che di fatto esce a sua volta sconfitto dal conflitto) non è che l’ennesimo segnale di scollamento tra i fedelissimi. Prima di lui a manifestare contrarietà alla guerra erano stati gli oligarchi, che hanno visto con le sanzioni e il sequestro dei loro asset il patrimonio dimezzarsi o peggio. Ma Kadyrov non è solo, perché sul fronte interno sono proprio quelli del popolo pro Putin e pro guerra contro i «nazisti ucraini» a chiedere una svolta nel conflitto, ad esempio il leader del partito Russia Giusta Sergey Mironov: «Dobbiamo tornare alla logica del 1941, tutto per il fronte, tutto per la vittoria». Nessuno è in grado di sapere, vista la censura, cosa pensi davvero il popolo russo di questa guerra, tuttavia qualche giorno fa mentre Putin a Mosca festeggiava l’875° anniversario della fondazione della città, sui social network migliaia di utenti protestavano così: «Stai organizzando una festa da 1 miliardo di rubli in un momento come questo. Cosa c’è che non va in te?». Persino i propagandisti più famosi non sono più fiduciosi come all’inizio della guerra. Zakhar Prilepin ha spiegato in un programma popolare che «la Russia non può più difendere e attaccare con la sua attuale forza», mentre il presentatore televisivo Vladimir Solovyov, grande fan della guerra, ha parlato di «una situazione molto grave, molto difficile». Altro segnale da non trascurare è quello dei 18 deputati dei distretti di Mosca e San Pietroburgo che hanno firmato una dichiarazione chiedendo le dimissioni di Putin: «Le azioni del presidente Putin sono dannose per il futuro della Russia e dei suoi cittadini». Infine, mentre scriviamo, si apprende che il corpo di Ivan Pechorin, amministratore delegato dell’industria aeronautica della Far East and Arctic Development Corporation - asset preziosissimo per Putin - è stato trovato morto nelle acque che circondano l’isola di Russky, non lontano da Vladivostock. Secondo la versione ufficiale, il manager sarebbe caduto dalla sua barca e affogato, dopo essersi ubriacato.