2022-06-11
I pm di Napoli: una rete nazionale di uomini del Pd per gli appalti falsati
Non solo l’ex capo delle Agorà, Nicola Oddati. Nel fascicolo campano il sistema dei facilitatori dem da Nord a Sud. Indagini sulle Asl. Era dai tempi di Mani pulite che per giustificare somme in contanti non si sentivano scuse come quella di Nicola Oddati, componente della direzione nazionale oltre che dirigente della sede di rappresentanza a Roma della Regione Campania con nomina arrivata nell’era del governatore Vincenzo De Luca, già braccio destro di Nicola Zingaretti nella segreteria dem nazionale, che godeva della massima fiducia di Enrico Letta, tanto da ottenere da lui l’incarico da commissario della segreteria provinciale di Taranto, che era finita in subbuglio. Ma Oddati fino a qualche settimana fa era anche a capo delle Agorà democratiche. Una delle perle dell’epoca di Mani Pulite fu «sono i soldi della tombola della festa dell’Unità». «Queste sono le tessere del Pd, sono commissario del partito a Taranto... non so nemmeno quanti sono esattamente... sono 13, 12, 14.000 euro che sono per le tessere, poi li devo versare», ha spiegato Oddati ai poliziotti durante il controllo, al termine del quale non è stato redatto verbale e soprattutto non sono stati conteggiati i soldi (che non sono stati sequestrati) «al fine di non destare troppo sospetto negli indagati». Prendendo per buona la cifra dichiarata da Oddati, basta fare due calcoli per capire che i conti non tornano. A 14.000 euro, peraltro secondo le informative agli atti tutti in banconote da 50 euro mentre una tessera in Puglia costava 15 euro, corrisponderebbero 933,33 (periodico) tessere. E tralasciando il reale numero di Pd card, agli investigatori deve essere apparso poco verosimile un tesseramento pagato con banconote tutte dello stesso taglio.il tesoriere si spiegaA ricostruire con i pm napoletani Immacolata Sica e Stefano Capuano (coordinati dal procuratore facente funzioni Rosa Volpe) il ruolo di Oddati nel Pd e le modalità di tesseramento, è una vecchia guardia dei dem, Walter Verini. Sulle tessere il dirigente nazionale del Pd spiega che «il passaggio di denaro dai circoli alle segreterie provinciali e regionali deve avvenire in maniera tracciabile». Aggiungendo poi che «in base alle mie esperienze il pagamento in contanti può riguardare solo il singolo tesseramento». È nel verbale di Verini che compaiono il nome di Letta e quello di Zinga. Su Oddati, infatti, il tesoriere del Pd spiega ai magistrati che «prima dell’arrivo di Letta era nella segreteria nazionale con il segretario Zingaretti. Con l’arrivo di Letta quale segretario, Oddati non fece più parte della segreteria nazionale (pur rimanendo nella Direzione) e venne dopo poco nominato coordinatore delle Agorà. In questo caso svolgeva un ruolo di coordinamento politico di questa nuova esperienza». Oddati secondo il racconto di Verini «è stato anche commissario della segreteria provinciale di Taranto sino a quando qualche giorno fa si è dimesso da tutti gli incarichi all’interno del partito». Ma una domanda su tutte inguaia Oddati. I pm infatti chiedono a Verini: «Se avesse voluto depositare i 14.000 euro nelle casse del partito nazionale, li avrebbe accettati?». La risposta dell’ex deputato non lascia spazio a interpretazioni: «Noi accettiamo solo contributi tracciabili ed eventualmente corrisposti nel rispetto delle leggi». Più che alle tessere gli inquirenti pensano a un sistema di corruzione che attraverserebbe l’intero stivale, da Trieste fino alla Calabria. Una sorta di rete dem, con Oddati, che per i pm è a capo di un’associazione a delinquere e che avrebbe svolto il ruolo di facilitatore per alcuni imprenditori, indagati insieme a lui, interessati a svariati appalti pubblici. I centri nevralgiciA partire da quello del Comune di Pozzuoli, che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati del sindaco Vincenzo Figliolia. L’imprenditore Salvatore Musella avrebbe infatti puntato a «ottenere illegittimamente la concessione pluriennale per la gestione di un polo turistico-alberghiero-ristorativo, all’interno del Rione Terra, imponente opera pubblica, già ristrutturata, in buona parte anche grazie a finanziamenti dell’Unione Europea». La gara, però, alla fine se l’è aggiudicata un’impresa concorrente. Altri interessi, sempre in Campania, avrebbero riguardato le Asl: «Le indagini hanno permesso di appurare l’interessamento di Musella su altri appalti, orientati nel settore delle Asl, per i quali Oddati ha assicurato il suo aiuto tramite le sue influenze». Ma non è finita: «L’interessamento del Musella si è manifestato anche in un appalto non meglio individuato, nella zona di Caserta, nel quale Oddati su richiesta del Musella, ha attivato il presidente del consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero», che negli ultimi giorni, in aperta rottura con De Luca, ha chiamato a raccolta i suoi uomini nella segreteria regionale, puntando al commissariamento. Con Letta che sta valutando se inviare a Napoli in veste di commissario un uomo di sua strettissima fiducia: l’ex sottosegretario alla Salute Vito De Filippo.Il passaggio di contantiAnche nel contesto casertano sarebbero emerse costanti corresponsioni di utilità, come nel caso della consegna di una cartellina contenente «euro 20.000, consegnati a Oddati» da un collaboratore di Musella nell’agosto del 2021 all’aeroporto di Capodichino. E a un certo punto nella corposa informativa di 354 pagine, ricca di riassunti dei fatti ma quasi priva di trascrizioni delle intercettazioni, spunta fuori in nome di un fedelissimo del governatore De Luca: «L’interesse di Salvatore Musella si è manifestato altresì nella volontà di aggiudicarsi un appalto della Regione Campania per il rifacimento della strada Ascesa-Pisciotta, in virtù dell’asserita amicizia di Musella con il sindaco di Pisciotta e del contatto con il presidente dell’Acamir (Agenzia campana mobilità, infrastrutture e reti, ndr), Giuseppe Grimaldi, uomo di fiducia del presidente della Regione (era dirigente al Comune di Salerno con De Luca sindaco che, dopo l’Acamir, è sbarcato al Porto di Napoli come segretario, ndr)».Altra regione, altri interessi. In Puglia, quello che la polizia giudiziaria bolla come il «gruppo criminale Musella-Oddati-Flaminio» aveva messo gli occhi su «un appalto a Taranto (il recupero edilizio palazzo Carducci), evidenziando, anche in questo caso, lo stesso meccanismo e la stessa procedura seguita per il Rione Terra». E qui spunta Luciano Santoro, candidato alla segreteria provinciale Pd a Taranto, ex assessore comunale a Grottaglie (2006-2011) ed ex consigliere provinciale a Taranto (2009-2013)». Anche lui è indagato per presunte mediazioni illecite. Gli accordi, stando all’inchiesta, si sarebbero concretizzati nel ristorante pizzeria Vitale. E lì sarebbe nata l’idea di andare tutti insieme a Bari, nel palazzo della giunta regionale, per incontrarsi con Claudio Michele Stefanazzi, capo di gabinetto del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. In cambio Oddati sarebbe stato beneficiato «in forza delle sue intermediazioni, di utilità di vario genere quali autovetture di comodo intestate a società di leasing». Ma anche di abiti su misura da un sarto del lusso a Secondigliano (Napoli). È per gli appalti in Calabria, però, che gli investigatori hanno ipotizzato la mazzetta da 14.000 euro. Secondo la polizia giudiziaria, avrebbe preso in consegna quei soldi destinati a Sebastiano Romeo, ex consigliere regionale del Pd in Calabria (indagato per traffico illecito di influenze), «per agevolare l’aggiudicazione o il subentro delle ditte di Musella in appalti calabresi». Parte di quella somma, ovvero 4.000 euro, sarebbero la stecca che Oddati avrebbe trattenuto per la sua attività di facilitatore.