2020-10-02
«Plastic e sugar tax mettono a rischio 80.000 lavoratori»
L'allarme di Assobibe. In arrivo nuove imposte, ma Roberto Gualtieri ammette: «Il debito scenderà al 130% solo a fine decennio».Mettiamoci l'anima in pace. Le tasse aumenteranno e prima di dieci anni la situazione non migliorerà. A dirlo è il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato. Secondo il responsabile di Via XX settembre, per quanto riguarda il rapporto tra debito e prodotto interno lordo, la previsione è di «tornare a livelli pre Covid alla fine del decennio». Pallottoliere alla mano, questo significa che l'esecutivo ha in programma di scendere in dieci anni dal 158 al 130% circa. Come? Chiedendo soldi ai contribuenti. La sugar e la plastic tax ne sono un esempio. «In un momento in cui le imprese del settore, in particolare le piccole e medie aziende italiane, fanno fatica a rimettersi in piedi, introdurre nuove imposte come la sugar tax, che si aggiunge alla plastic tax, significa mettere a rischio l'occupazione degli 80.000 lavoratori diretti e indiretti della filiera, con aumenti dei prezzi che si ripercuoteranno con maggior forza su bar e ristoranti prima e poi sui consumatori», afferma il neopresidente di Assobibe (l'associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia) Giangiacomo Pierini.«La sugar tax, voluta dal governo prima dell'emergenza Covid-19, colpisce il 100% dei nostri prodotti, anche le bevande senza zucchero, e non è sostenibile in uno scenario economico e commerciale completamente mutato. Per questo», dice Pierini, «chiediamo al governo di ripensare alla tassa e aprire un tavolo di confronto per definire misure a supporto del comparto, in questa fase di lento ritorno a una nuova normalità».Come spiega Pierini alla Verità, il problema è che la sugar tax, pur chiamandosi tassa sullo zucchero, colpisce tutte le bibite dolci, obbligando il mondo delle bevande gassate a dover alzare i prezzi. «Questo norma era stata pensata in un momento ben diverso da quello attuale. Il settore delle bevande gassate i questi mesi ha dovuto dire addio a tutto il fatturato dei consumi fuori casa. Introdurre questa regola ora vuole dire spingere le società a lasciare a casa diversi lavoratori». Di certo, in questo momento, gli italiani non hanno bisogno di ulteriori ostacoli all'occupazione. Ad agosto la timida crescita degli occupati sta procedendo, ma il saldo anno su anno è ancora ampiamente negativo.Come ha reso noto ieri l'Istat, su base mensile si è assistito a un aumento su base mensile di 83.000 unità (+0,4%), ma ancora sotto di 350.000 posti di lavoro rispetto a febbraio 2020. Siamo ancora ben lontani, dunque, da poter tirare un sospiro di sollievo. Nel trimestre giugno-agosto 2020, il livello di occupazione è stato inferiore dello 0,2% rispetto a quello del trimestre precedente (marzo-maggio 2020), per un totale di -56.000 unità. In salita, inoltre, nel trimestre le persone in cerca di occupazione (+20,6% pari a +417.000) e in calo gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,7% pari a -386.000 unità).Vista la situazione tanto complessa, per il ministro Gualtieri non deve essere stato facile pensare alla Nota di aggiornamento del Def attesa in Consiglio dei ministri lunedì prossimo. Il ministro, davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato, ha reso noto che all'interno del Nadef «cercherà di dettagliare una prima ipotesi di scansione dei fondi europei negli anni». Al ministro toccherà «definire il giusto equilibrio tra prestiti e sovvenzioni tenendo conto che i grants (sovvenzioni) non hanno impatto su deficit e debito, mentre i loans (prestiti) sì: per essi si crea una pari necessità di finanziamento, perché contribuiranno all'aumento del debito pur avendo un impatto positivo sulla finanza pubblica dal punto di vista degli interessi. «I grants sono i soldi che non danno deficit, aggiuntivi, si sommano a quel percorso programmatico indicato» nella Nadef del deficit al 7% rispetto al 5,7%», ha spiegato ieri Gualtieri. Si tratta «dell'1,3% di deficit e sopra questo ci metteremo la quota di grants aggiuntivi che saremo in grado di spendere l'anno prossimo, parliamo complessivamente di 15 miliardi aggiuntivi, per questo ho parlato di 40 miliardi» di espansione fiscale, ha detto il ministro riferendosi al Recovey plan. A Palazzo Madama Gualtieri ha anche ricordato di essere al lavoro su una riforma fiscale che «si caratterizzerà principalmente per il taglio del cuneo fiscale sul lavoro e la revisione complessiva della tassazione verso una maggiore equità». Staremo a vedere. Del resto, come ha detto il ministro del Tesoro, abbiamo circa un decennio per capire se la sua riforma funzionerà.