
Il premier incaricato a colloquio con i partiti minori. Obiettivi: recuperare le lezioni perdute assegnando 10.000 cattedre, accelerare sui vaccini, riformare Pa e giustizia.In attesa del rush finale per la formazione del governo, Mario Draghi comincia a scoprire le carte sul programma. Dopo aver incassato la disponibilità a sostenerlo da parte della quasi totalità dei partiti presenti in Parlamento nel primo giro di consultazioni (con l'eccezione di Fdi e con le mille incognite dei grillini), l'ex presidente della Bce ha iniziato a porre sul tavolo maggiori dettagli riguardo a ciò che intende fare una volta insediatosi a Palazzo Chigi. Sulla base di ciò, verosimilmente, i partiti principali della futura maggioranza (attesi oggi per la seconda volta a Montecitorio), decideranno sulla loro modalità di partecipazione all'esecutivo e sapremo se si tratterà di un governo politico, tecnico o «misto», con personalità neutrali legate direttamente al premier nelle caselle più scottanti come Interno e Giustizia (ipotesi che al momento appare come la più quotata). Tornando al programma, qualche frammento ne è filtrato, ieri, per bocca dei rappresentanti dei partiti minori (+Europa, Noi con L'Italia, Cambiamo, Centro democratico, Psi, Svp, Azione), incontrati nel primo giorno del secondo giro di consultazioni, di fronte a ai quali Draghi si è presentato con una sorta di memorandum, da declinare nei prossimi giorni con maggiore precisione, costituito da otto grandi aree di intervento prioritario. In cima ai pensieri del premier incaricato, come peraltro anticipato nelle poche battute pronunciate al Quirinale dopo aver accettato dal capo dello Stato l'incarico di formare l'esecutivo, c'è l'emergenza più stringente, vale a dire la campagna vaccinale, che ha bisogno di un deciso impulso, a fronte dei ritardi accumulati in queste settimane, anche a causa dello stallo politico determinato dal naufragio del governo giallorosso. Draghi non ha mancato, ovviamente, di inserire nella lista delle priorità le grandi riforme che l'Unione europea ha posto come condizioni per l'accesso e l'utilizzo alle risorse del Recovery, e cioè quelle della Pubblica amministrazione, della giustizia civile e del fisco e la transizione green, per poi allargare l'orizzonte al futuro dell'Europa e alla collocazione dell'Italia nel consesso mondiale. In questo campo, la totale lealtà del nostro Paese a Bruxelles è stata comprensibilmente messa in grande evidenza, mentre non banale è apparso ai più il forte riferimento al nostro filoatlantismo, dopo gli sbandamenti causati negli ultimi tempi da M5s. Draghi ha anche fatto presente che l'Italia, nelle sedi deputate, caldeggerà la necessità dell'autonomia fiscale a livello comunitario. Ma se c'è un punto dove Draghi si è già spinto leggermente oltre ai titoli, quello è stato il capitolo scuola: qui il presidente incaricato è apparso ai suoi interlocutori particolarmente determinato nell'insistere sin da subito sulla necessità di un recupero a tappe forzate del tempo perso a causa della pandemia. Un recupero che, stando a quello che avrebbe detto Draghi al tavolo delle consultazioni, dovrà essere favorito da una parte da un piano straordinario di assunzioni per allargare l'organico dei docenti (il premier incaricato ha ricordato che a inizio anno c'erano 10.000 cattedre vacanti), e dall'altra da un possibile prolungamento del calendario (presumibilmente, quindi, oltre giugno). Di questo, e di tutto ciò che è connesso alle politiche del lavoro e per il Welfare, Draghi parlerà con le parti sociali, alle quali è riservata la giornata di domani, che sarà anche l'ultima delle consultazioni, prima del ritorno al Quirinale per lo scioglimento della riserva.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






