2021-09-03
«Più centrali nucleari e meno Greta: così salviamo l’ambiente»
Michael Shellenberger (Oscar Gonzalez/NurPhoto via Getty Images)
Michael Shellenberger, l'autore del libro che sfata i miti dell'ecologismo radicale: «Gli attivisti? Nevrotici, le loro ricette danneggiano il pianeta».Michael Shellenberger è fondatore e presidente di Environmental progress, un'organizzazione di ricerca indipendente con sede in California. Editorialista su diversi quotidiani Usa, consulente di vari governi, è un maestro nello sbugiardare il catastrofismo degli attivisti per il clima. In Italia, qualche mese fa, è uscito il suo ultimo, brillante libro, L'apocalisse può attendere. Errori e falsi allarmi dell'ecologismo radicale.Dunque, non è vero che il mondo sta finendo?«No».Però la temperatura media sulla Terra si sta alzando.«Sì, per via del successo e del progresso del genere umano. È un fenomeno che ha diversi aspetti e credo che il cambiamento climatico non sia il più allarmante tra questi. Ci sono molti problemi più gravi, inclusi quelli che a loro volta sono di tipo ambientale».Quali?«L'inquinamento dell'aria, che abbrevia le vite di 7 milioni di persone nel mondo; la distruzione delle foreste pluviali e dei loro habitat; la povertà».Nel libro, cita gli studi di psicologi italiani sull'«ecoansia». Si può affermare che gli attivisti giochino su un combinato tossico tra senso di colpa e la pretesa che si adottino comportamenti ecologisti nevrotici, che hanno scarso impatto sull'ambiente?«Una buona parte dell'attivismo per il clima riflette una qualche forma di nevrosi, un'accentuata paura della morte, un'ansia che matura in persone insicure, che cercano di dare significato alla loro vita terrorizzando gli altri e guadagnando così un senso di superiorità e potere. Lo si vede bene sia nel vegetarianismo sia nell'attivismo climatico».Si spieghi. «Molto di ciò che i vegetariani dicono sul loro modo di nutrirsi verte su una sorta di paura che i loro corpi siano contaminati dall'essenza della morte. Perciò il vegetarianismo è più un'ideologia che una pratica. Il vegetarianismo e l'ambientalismo sono come religioni sorelle».C'è un fondo dogmatico?«A parte che entrambi sono una forma di nevrosi, ma la ragione per cui questa psicologia si diffonde sempre di più sta nel declino delle religioni tradizionali».È gente assetata di senso?«Sì. E poi, le religioni tradizionali indicavano anche una prospettiva d'immortalità».Qui c'è l'apocalisse terrena, che sostituisce quella celeste.«Un po' come nel marxismo: il comunismo futuro era il corrispettivo del paradiso futuro. Nell'ambientalismo c'è un utopismo simile, nell'idea che a un certo punto si raggiunga l'armonia con la natura e si risolvano tutti i problemi ecologici e sociali. Ma è interessante notare una cosa».Ovvero?«Negli ultimi anni, l'utopismo ha perso terreno rispetto alla visione apocalittica. È evidente in Greta Thunberg, o nel gruppo Extinction rebellion».E per quale motivo?«Ha senso in un mondo dominato dai media, in cui la paura è il sentimento più facilmente utilizzabile».Qual è l'essenza dell'umanesimo ambientale, che lei propone di sostituire all'ambientalismo apocalittico? «L'umanesimo ambientale è in continuità con il progetto illuminista, che tratta le vite umane come sacre, considera le persone uguali di fronte alla legge e ugualmente meritevoli di prosperità, benessere e libertà. Invece, buona parte dell'ambientalismo apocalittico ha a che fare con la cosiddetta “etica della scialuppa"».Di che si tratta?«Gettare la gente giù dalla scialuppa perché si crede ve ne sia troppa a bordo. È una dottrina incompatibile con l'idea di diritti e libertà universali».E dove sta l'ambientalismo del suo umanesimo?«Proteggiamo la natura aiutando le persone. Il progresso ambientale emerge dal progresso umano». Lo sviluppo economico non è incompatibile con la preservazione dell'ambiente?«Al contrario: le due cose procedono insieme. Sono i tentativi di separarli a creare problemi».Non è scontato: in Italia, ci sono partiti di governo che, nel nome dell'ambientalismo, hanno propugnato la «decrescita felice».«In un certo senso, non è strano che ciò sia accaduto in un Paese come l'Italia».Perché?«Temo che voi italiani abbiate già raggiunto la decrescita…».Eh…«Farla sembrare intenzionale è un modo di riaffermare la potenza europea, in un periodo in cui la potenza europea declina».Non è assurdo cercare di riaffermare la propria potenza attraverso la decrescita?«Ne discusse già Friedrich Nietzsche».Ci racconti.«Nietzsche diceva: “La felicità è la sensazione che il potere aumenti". Ma allora perché il clero dovrebbe adottare uno stile di vita ascetico? La sua risposta è che l'ascetismo, la negazione di sé - oggi, diremmo la decrescita - sono un modo di asserire il proprio potere in una maniera apparentemente paradossale: “Sono così potente che non ho bisogno di mangiare", “Sono così potente che non ho bisogno di carne", “Sono così potente che non ho bisogno di prosperità", “Sono così potente che non ho bisogno di viaggiare sugli aeroplani"».Ecco: fare in modo che prendere un volo sia enormemente costoso significa impedire alla classe media di spostarsi. Mentre i ricchi possono farci la morale sul clima e intanto scorrazzare con i loro jet privati.«È così. Proprio come nel caso del clero. Che predica: “Dobbiamo vivere tutti in povertà". Uno risponde: “Perché allora voi non vivete in povertà?". “Be', perché dobbiamo diffondere la parola di Dio". È vino vecchio in botti nuove…».Nel suo saggio, mostra come gli strali di Emmanuel Macron contro i coltivatori brasiliani, presunti distruttori dell'Amazzonia, fossero in realtà motivati da interessi protezionistici. Dietro la facciata della lotta per l'ambiente si nascondono interessi politici?«Quando i conquistadores andarono in America latina, credevano veramente in Dio. Ma volevano anche l'oro».Dove vuole arrivare?«Sono sicuro che Macron voglia davvero salvare l'Amazzonia. Così come le compagnie di energie rinnovabili credono davvero di poter salvare il pianeta. Però vogliono anche essere pagate».Le preoccupazioni per l'ambiente possono condurre a politiche controproducenti? Lei cita il caso dell'abolizione delle cannucce di plastica.«Credo che questo sia un esempio di disturbo ossessivo-compulsivo. Le bioplastiche sono terribili, mentre con le plastiche derivanti da petrolio, in realtà, si cattura CO2 dall'atmosfera».Perché?«Ogni plastica è realizzata con sottoprodotti petrolchimici, scarti che dovrebbero comunque essere eliminati. Quindi, fabbricando cannucce di plastica, quei materiali vengono destinati a un nuovo uso. L'idea peggiore è di riciclare la plastica».Dice sul serio?«È una soluzione finanziariamente sconveniente. E così si finisce per spedire nei Paesi poveri i rifiuti plastici, che poi s'accumulano negli oceani. A proposito di “conseguenze non intenzionali delle azioni", il problema della plastica nei mari è stato causato da persone che in realtà avrebbero voluto risolverlo».Bill Gates vorrebbe che consumassimo meno carne: preferirebbe rifilarci quella sintetica. Lei, al contrario, sostiene che si può mangiarne senza impatti catastrofici sulle emissioni di CO2. Com'è possibile?«È molto semplice: dobbiamo produrre più cibo sfruttando meno terreni. È questa, alla fine, la cosa più importante che possiamo fare per proteggere l'ambiente. Se vuoi più biodiversità, devi produrre più cibo usando meno terra. Ma c'è una buona notizia».Quale?«Che lo stiamo già facendo».Veramente?«A partire dal 2000, la quantità di terre che stiamo utilizzando per produrre carne si è ridotta di una superficie quasi pari a quella del Brasile».E gli allarmi tanto di moda tra gli ambientalisti?«Tutti i principali indicatori ecologici stanno andando nella giusta direzione. Certo, mangiamo ancora troppo pesce selvatico. Ma per risolvere il problema, ci basterebbe mangiare più pesce d'allevamento. Senta questa…».Prego.«Abbiamo una sola specie di balena, la balena franca nordatlantica, a rischio di estinzione. Tutte le altre specie vanno migliorando. Se non fosse che, sulla costa orientale degli Usa, adesso vogliono realizzare un parco eolico che minaccia l'unica specie di balene in pericolo… Fa ridere, ma al tempo stesso è una cosa triste».Cercando su Google la classifica dei Paesi per emissioni di CO2, si scopre che almeno cinque dei dieci principali inquinatori sono Paesi in via di sviluppo: Cina, India, Russia, Iran, Indonesia. D'altra parte, queste nazioni potrebbero replicare: voi occidentali avete già inquinato per arricchirvi, ora tocca a noi. Chi ha ragione?«È un dibattito sciocco. I Paesi poveri hanno diritto di usare l'energia e, al contempo, stanno orientandosi verso fonti più pulite man mano che diventano più ricchi. Consideri, per esempio, che abbiamo talmente tanto gas naturale a disposizione, che molte nazioni non avranno alcun bisogno di bruciare carbone. E se siamo veramente preoccupati del cambiamento climatico, dovremmo costruire più centrali nucleari».Il nostro ministro, Roberto Cingolani, ha detto che «è da folli non considerarlo». Senza nucleare, non si possono tenere insieme crescita economica e tutela ambientale?«Esatto. Solo l'energia nucleare può garantirci vera sostenibilità».Eppure, lei rivela che i principali oppositori al nucleare sono coloro che si aspettano di guadagnare da una sua limitazione, come i produttori di energie rinnovabili.«C'è stata un'alleanza naturale tra coloro che, in pratica, si oppongono al progresso umano, le compagnie che producono energie rinnovabili - che sono a loro volta un modo di allontanarsi dal progresso - e le compagnie di energie fossili, le quali sanno di poter continuare a fornire l'energia che, ovviamente, le rinnovabili non potranno assicurare».I buoni non sono poi così buoni?«Basti considerare questo: più l'Europa cercherà di puntare su eolico e solare, più finirà per dipendere dal gas naturale. I russi e i norvegesi lo sanno e perciò sono lieti di promuovere le rinnovabili».Il Recovery fund, con cui l'Ue vuole imporre la transizione ecologica, persegue allora obiettivi sbagliati?«Sì, ma come ci dicevamo prima, siamo nel campo della religione. E l'obiettivo dell'ambientalismo apocalittico è arruolare sempre più fedeli. Qui, il successo si misura sulla fede, mica sui fatti…».
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
Ecco #DimmiLaVerità del 18 settembre 2025. Il nostro Carlo Cambi ci rivela tutti i dettagli delle imminenti Regionali nelle Marche.