2023-07-28
Per pale eoliche e cappotti dopo il bagno di pioggia arriva il bagno di realtà
Sulla «Stampa», Salvatore Settis accusa le rinnovabili di deturpare i paesaggi. Intanto, si scopre che la grandine crivella pannelli solari e palazzi ristrutturati: «Superbonus a rischio».Ecologisti su Marte. Da lassù tutto è meraviglioso, teorico, lontano e la transizione green spiegata in tv è una passeggiata di salute. Poi qualcuno cade sulla Terra e scopre che l’impatto è doloroso, comprese le escoriazioni al portafoglio. «Il cuore del problema non è l’opzione astratta per le energie rinnovabili ma come esercitare in concreto le scelte di fondo». Ma va? Se ad accorgersene è un’autorità come Salvatore Settis, luminare della conservazione ambientale, nessuno grida al negazionismo ma si corre a pubblicare la paginata con il rispetto dovuto. Come fa La Stampa, che in totale contraddizione con il (suo) fanatismo climatico imperante, si fa prendere per mano dal professore e si accorge che «l’energia pulita devasta il paesaggio».L’esimio accademico punta il dito sulla «giungla delle pale eoliche» e lancia un allarme circostanziato a difesa delle «dolci colline fra la laguna di Orbetello, il promontorio di Talamone coi monti dell’Uccellina e il mirabile borgo di Magliano con la sua conta muraria quattrocentesca». Luoghi di fascino minacciati da mostri alti 200 metri che rendono irriconoscibile il paesaggio, secondo una proposta di Apollo Wind. Poiché i termini per contrapporre osservazioni sono scaduti, «la sindrome della fretta indotta dal Pnrr avrà la meglio su ogni obiezione» e quei gioielli della natura e dell’uomo rischiano di essere distrutti. «Opzione astratta per le rinnovabili». Settis dubita, scalpita, non si arrende alla dittatura dogmatica della transizione a tutti i costi; sembra un editorialista della Verità. Propone «l’eco-resistenza» all’eco-terrorismo. Scrive di «politica delle energie rinnovabili affidata interamente al caso», perché è sempre e solo l’impresa proponente a prendere l’iniziativa. E si domanda con amarezza: «Che speranza può mai esserci se perfino in vista del duomo di Orvieto, una delle cattedrali più importanti e nobili d’Europa, la società Rwe Renewables Italia sta per piantare sette torri eoliche alte 200 metri?». Il progetto dei tedeschi si chiama Phobos, che in greco vuol dire paura, quella che il sistema politico-mediatico di sinistra sta inculcando negli italiani.Lo scetticismo del professore non è negazionismo, ma saggezza. È la prudenza di chi si incammina pensando anche ai problemi da superare, mettendo un piede dopo l’altro sulla strada delle novità senza farsi travolgere dall’integralismo progressista che sfocia nell’intolleranza del geometra verde Angelo Bonelli quando propone il reato di «negazionismo climatico». Secondo questa delirante visione del problema anche lo storico dell’arte, ex direttore della Normale di Pisa, meriterebbe l’incriminazione per la frase: «È in corso una sorta di sostituzione etnica, aerogeneratori al posto degli ulivi, sfruttamento industriale anziché tutela del territorio, la vista corta del Pnrr invece dell’interesse delle generazioni future». Un colpo al cuore per i professionisti del terrorismo green, lo sguardo selvatico di un uomo di cultura che vede passare il re nudo e dice: non è tutto verde quello che luccica. Grazie, c’eravamo arrivati anche noi mangiando pane e formaggio, leggendo che un’auto elettrica ha l’autonomia di 150 chilometri, vedendo le cartine meteo diventare scarlatte a 30 gradi in luglio, assistendo alle contorsioni del Parlamento europeo (con le sue lobby) nel voler imporre con prepotenza ai Paesi membri norme surreali con la minaccia del Day after da disaster movie hollywoodiano. Roba per sprovveduti con il PhD su Twitter e il cappellino con l’elica.Mentre Settis trasecola, il Sole 24 Ore scopre che i temporali distruggono i cappotti termici delle abitazioni. Beffa suprema per chi ha investito decine di migliaia di euro per avvolgersi nel polimero termoplastico e ubbidire a sindaci sensibili solo al marketing come Beppe Sala a Milano. I muri romani (di un metro) restano saldi sotto le grandinate, quelli di polistirolo (12 centimetri ad andare bene) vengono sforacchiati che è un piacere. Effetto Mariupol a Seregno, effetto Stalingrado a Udine, ovunque pannelli fotovoltaici distrutti dai chicchi mitragliati dalle nuvole. Era il magico 110% di Giuseppe Conte, il sabba infinito per chi ha triplicato i prezzi riducendo i materiali, sull’onda della transizione «costi quel che costi» come tuonava Frans Timmermans. Non si poteva fare peggio. Ora il Sole scopre che «L’emergenza maltempo mette a rischio anche i lavori per il Superbonus» richiamando al dovere di «usare materiali che rispettino standard di qualità elevati». È il consiglio del lupo ai tre porcellini prima di soffiare, è la scoperta dell’acqua calda. È un allarme in più rispetto alla pretesa fuori dal mondo di imporre (Bruxelles lo sta facendo con la connivenza di eurolirici e media) adeguamenti energetici ai cittadini italiani ancora più restrittivi rispetto a quelli in atto. Dice il fanatico green: ma le case sono assicurate e i danni verranno ripagati. Poiché le compagnie assicurative non sono circoli di bocciofile, sta accadendo come per le grandinate sui cofani delle automobili: le polizze schizzano alle stelle. Meglio ripeterlo una volta di più: i giocattoli verdi saranno pagati a caro prezzo da tutti.Per gli ecologisti su Marte ciò che conta è la teoria, è la filosofia catastrofista finanziata dalla nipote di Paul Getty e dalla figlia di Bob Kennedy, storicamente cognomi inquinanti. Diceva Andrea Zanzotto: «Se durante la guerra c’erano i campi di sterminio, oggi c’è lo sterminio dei campi». E anche dei neuroni. Tutto dev’essere piegato al dogma imperante. Poi, ogni tanto, qualcuno si sveglia.
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