2025-05-22
«La direttiva sulle case green è una dichiarazione di guerra»
Nel riquadro, l'ingegnere Pietro Vicchio (IStock)
L’ingegnere Pietro Vicchio: «I diktat antiscientifici dell’Ue sono un salasso per l’economia italiana».Pietro Vicchio è un inventore e navigato ingegnere aeronautico della scuola di Pisa, la migliore in Italia. E ce l’ha a morte coi vincoli europei. «La direttiva Ue 1275/2024 sulla prestazione energetica nell’edilizia è, e resterà, una dichiarazione di guerra all’economia italiana. Vede, quando io mi laureavo e specializzavo non c’era nulla da inventarsi, se non la soluzione al problema che agli ingegneri si chiedeva di risolvere. Tutto era semplificato, normato, unificato, e scritto con prosa chiara e inequivocabile nei vademecum e manuali Uni-Iso. A un certo punto della mia professione, hanno iniziato a prendere piede le direttive per il marchio Ce, le normative calate dall’alto da comitati tecnico scientifici di istituti non meglio identificati. Tutte ingerenze dalle quali erano, e purtroppo lo sono ancora, promulgati a raffica decreti ministeriali, regionali, comunali. Non si è potuto più lavorare: dall’avvento dell’Ue, può accadere che se un progetto preliminare fino a venerdì ottemperava a tutti i requisiti richiesti, il lunedì doveva essere modificato, anche solo per la messa al bando di un materiale diventato improvvisamente non conforme secondo le norme europee. Una follia».Da cosa nasce tale follia?«Nasce dal Green deal, che a sua volta nasce da ragioni pseudoscientifiche, false e sbagliate, diffuse da un organismo dell’Onu (il Comitato su cambiamenti climatici) che lo scienziato polacco Zbigniew Jaworowski, già nel 2007, chiamava il “più grande scandalo scientifico del nostro tempo”». Lei ha recentemente lanciato l’allarme intervenendo a un congresso dell’Ordine professionale, in collegamento col Parlamento di Bruxelles...«Sì. Facevo presente che la direttiva “case green”, se non emendata, sortirà l’effetto di richieste di incarichi che, se accettati, saranno gli ultimi che riceveremo perché costeranno caro alla collettività, senza oltretutto raggiungere gli assurdi obiettivi richiamati nella direttiva stessa. L’ingegnere di oggi necessita di essere assistito da un commercialista, da un consulente del lavoro e da avvocati (un amministrativista, un civilista e, in via preventiva se non peggio, anche da un penalista); lo stesso vale per i dirigenti e i funzionari della Pa. Sta diventando quindi un dialogo tra avvocati e non più tra tecnici e ingegneri. Le normative che ci riguardano, in special modo quelle che hanno origine da direttive Ue, sempre più spesso sono scritte non partendo da specifiche tecniche di reale interesse, e il più delle volte sono anche prive di buonsenso». Fa un esempio?«La direttiva europea “case green” consiste di 68 pagine con 84 punti in premessa, 38 articoli e 10 allegati. Si segga comodo e si tenga forte. La direttiva incoraggia e tratta di (cito testuale): predisposizione degli edifici esistenti all’Intelligenza artificiale, passaporti digitali di ristrutturazione degli edifici, modifica dell’Attestato prestazione energetica con quattro nuove classi energetiche, “Global warming potential”, un nuovo indice che vorrebbe misurare l’impatto della vostra casa sul riscaldamento climatico globale. E ancora: finanziamenti green, mutui ipotecari green, finanziamenti intelligenti per edifici intelligenti, ritorno al riscaldamento centralizzato, transizione equa, famiglie energeticamente vulnerabili, aumento della resilienza ai cambiamenti climatici, famiglie in condizione di povertà energetica, comunità energetiche, obbligo di esporre in bella vista gli Attestati di prestazioni energetica negli uffici e locali pubblici, inclusi bar e ristoranti. Con il provvedimento “case green”, anche gli edifici dovranno raggiungere le emissioni zero entro il 2050. Tutti gli edifici nuovi dovranno esserlo dal 2030. Quelli già esistenti, invece, dovranno “salire” di classe energetica. Per i soli edifici in classe G o F, il costo stimato è di quasi 100 miliardi di euro per la prima riduzione e di circa 500 miliardi per la seconda». Quale cervello dobbiamo ringraziare per l’imposizione di quei vincoli?«I cervelli della Ue. È del tutto evidente e provato che dietro la direttiva europea “case green” non c’è nessuna accademia, ente scientifico, centro ricerca, università o istituto riconosciuto dalla comunità scientifica di nessuno degli Stati dell’Unione. Il commissario europeo all’Energia in carica durante la pubblicazione della direttiva era un’estone, Kadri Simson, laureata in Storia. Nessun membro della commissione Energia era ingegnere, fisico, chimico, geologo. Ho scritto a ciascuno di costoro chiedendo i riferimenti tecnico scientifici a sostegno della loro direttiva. Nessuno ha risposto eccetto Anne Weidenbach, che mi ha fatto pervenire, alla fine, la loro unica fonte scientifica: i rapporti dell’Ipcc! Pensi che è la stessa direttiva ad ammettere: “Al ritmo attuale (dei lavori, ndr) la decarbonizzazione dell’edilizia richiederà secoli”».Cosa significa per l’Italia?«Il 71% degli italiani è proprietario della casa in cui vive; ma su 12 milioni di edifici, 9 milioni sono molto lontani dalle prestazioni energetiche minime richieste. Ricordo solo che, a fronte di un salasso di denaro pubblico di 110 miliardi di euro, il Superbonus 110% è intervenuto su 372.000 edifici. Mi faccia citare le parole del presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa: “La direttiva comporterebbe una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e un impoverimento generale delle nostre famiglie”. In pratica, la casa ricevuta in eredità dai genitori sarà per i più una disgrazia. E pensare che, se con una bacchetta magica tutte le case europee rispondessero ai requisiti della direttiva, la diminuzione di concentrazione di CO2 atmosferica non sarebbe neanche misurabile, perché passerebbe, è stato calcolato, da 425 ppm a 424,8 ppm».Ma perché tutto ciò?«Non saprei. Mi sovviene solo che già nel 2011 l’ex presidente della Repubblica Ceca Václav Klaus dichiarava: “Si approfittano strumentalmente dell’emergenza climatica con l’obiettivo precipuo di limitare la nostra libertà. Ciò che è in pericolo è la libertà, non il clima”».
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