2020-06-06
Piazza Affari, si rafforza il piano di una cordata fra Roma e Parigi
L'Antitrust Ue può costringere il London stock exchange a vendere Borsa italiana: la nostra Cdp e quella francese potrebbero rimpiazzarlo. A favore M5s e Paolo Gentiloni. Golden power arma per alzare il prezzo.Borsa italiana è «un asset strategico» per il London stock exchange quindi «per ora» non sarà venduto e non ci sono potenziali acquirenti alla porta, aveva detto a fine gennaio l'amministratore delegato di Borsa italiana, Raffaele Jerusalmi. Eppure, finito il lockdown, tornano già le scommesse su chi potrebbe essere il prossimo proprietario di Piazza Affari. Di certo, il dossier è da mesi sul tavolo del governo e il conto alla rovescia è iniziato: nella settimana tra il 22 e il 26 giugno Lse si dovrà confrontare con l'Antitrust europeo per avere il via libera sull'acquisizione di Refinitiv, la banca dati da 27 miliardi di dollari in mano al fondo Blackstone (55%) e a Thomson Reuters (45%). In cambio del via libera di Bruxelles, Londra potrebbe dover mettere in vendita appunto Borsa spa. Che in dote porta anche Mts (la piattaforma europea di scambio dei Btp) più il programma delle Pmi non quotate, Elite. Per un valore che gli esperti di Mediobanca alla fine del 2019 avevano stimato attorno ai 3,5 miliardi, il doppio di quanto pagato nel 2007 (1,6 miliardi) da Lse. Ma il pacchetto ha anche un peso strategico: parliamo di un tesoro di dati e informazioni. Che fa molto gola ai francesi e ai tedeschi. A fine febbraio l'ad di Deutsche Boerse, Theodor Weime, ha ammesso di stare valutando le attività italiane. I sorvegliati speciali restano però i francesi. Ieri il quotidiano MF ha rilanciato l'ipotesi di un intervento congiunto di Roma e Parigi attraverso le rispettive Casse depositi e prestiti (quella francese ha l'8% di Euronext ovvero la federazione di Borse europee centrata su Parigi). Il presidente del gruppo sarebbe italiano e l'ad francese, scrive MF tirando in ballo anche la partecipazione di operatori privati come le big del credito. I francesi di Euronext hanno a disposizione oltre 500 milioni per possibili acquisizioni senza dover raccogliere capitale e sarebbero disposti a pagare al massimo 2,5 miliardi per il mercato italiano ma il governo Conte potrebbe giocare la carta del golden power per abbassare il prezzo. Fin qui solo rumors. Giovedì scorso un articolo del Sole 24 Ore smentiva l'esistenza di un progetto su Borsa spa da parte di Cdp citando fonti vicine all'istituto guidato da Fabrizio Palermo. Anche Mediobanca ha da qualche mese il dossier sul tavolo, ma nessun mandato formalizzato. Insomma, non ci sarebbe nulla di concreto e il tema è soprattutto politico. Non manca però molto alla fine di giugno. Come si esprimerà la direzione generale della concorrenza? E come si muoverà di conseguenza Lse? A Palazzo Chigi i radar sono accesi soprattutto dopo la presentazione del progetto francotedesco sul Recovery fund da 750 miliardi che vedrebbe l'Italia fra i maggiori beneficiari. Ma le opinioni sono contrastanti. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha delegato della questione Borsa il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, ma starebbe tifando per Euronext. Mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Riccardo Fraccaro, che è quello che più sta lavorando a un dossier cruciale per l'Italia e la sua piazza finanziaria, spingerebbe per la cordata italiana con il tandem delle due Cdp con la regia dei bankers di Mediobanca. «Se London stock exchange, holding proprietaria di Borsa italiana, deciderà di vendere, il governo farà di tutto per far tornare il gruppo in mani italiane», aveva dichiarato a novembre dell'anno scorso considerando Piazza Affari un asset strategico per l'intero settore produttivo italiano da proteggere «con tutti gli strumenti a disposizione». In linea con il Movimento 5 stelle. Tra i contrari a un'ipotesi di intervento francese ci sarebbe anche Fabio Panetta, ex direttore generale della Banca d'Italia e oggi componente del comitato esecutivo della Banca centrale europea. Avere con Cdp un ruolo di primo piano nell'operazione, sarebbe comunque gradito a Fabrizio Palermo, ad del braccio armato del Tesoro che gestisce il risparmio postale degli italiani. Quanto al Partito democratico, avrebbe investito della questione il commissario Ue Paolo Gentiloni, mantenendosi però sotto traccia.Di certo, l'Italia è oggi il più grande mercato del debito sovrano nella zona euro e i suoi prestiti totali dovrebbero salire a circa il 155% del prodotto interno lordo nel 2020, secondo l'agenzia di rating Fitch. Sulla questione è intervenuto di recente anche il presidente della Consob, Paolo Savona, senza però sbilanciarsi troppo sulla preferenza tra controllore pubblico o privato: «Chiunque mantenga o ceda e subentri alla partecipazione azionaria nel capitale di Borsa italiana deve garantire, e questo è l'unico punto che conta, sull'innovazione tecnologia e sulla tutela delle professionalità italiane, nessuna discriminazione di natura nazionalistica», ha detto lo scorso 11 maggio.