2022-06-03
Il piano del Viminale: far entrare più africani
Perfettamente allineato con l’agenda di Bruxelles, il ministro Luciana Lamorgese parla di inglobare altra manodopera dal terzo mondo davanti a un flusso di sbarchi che si annuncia enorme. È la ricetta Ue per i salari medi italiani: abbassarli con gli stranieri. Mentre i sindacati litigano tra di loro, c’è chi in Italia (ma soprattutto fuori) ha già deciso come risolvere la situazione drammatica dei salari dei lavoratori. Già su queste colonne si era capita la strategia neanche troppo velata di Bruxelles che, davanti all’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia, suggeriva di sfruttare «l’opportunità» creata dai profughi e quindi anche dagli immigrati economici. In un’intervista rilasciata a Repubblica, il ministro degli Interni Luciana Lamorgese, ha chiarito che sarà proprio questa la linea del nostro Paese: «Le migrazioni mosse da fattori economici e climatici non si possono cancellare ma possono essere governate anche ampliando i canali d’ingresso legali con quote di stagionali e di manodopera specializzata di cui, tra l’altro, hanno bisogno le economie europee», ha detto il ministro rispondendo alla domanda che le si poneva riguardo l’aumento dei flussi migratori. Più chiari di così, insomma, non si può essere. Un Paese come l’Italia, con un tasso di disoccupazione all’8,4% e un tasso di inattivi del 34%, non ha bisogno di manodopera specializzata, ha bisogno di buone politiche per il lavoro, di ridurre l’assistenzialismo e di una riforma seria dell’istruzione. In questo momento, con l’inflazione che galoppa, i salari, già bassi di per sé da parecchi anni, sono diventati insostenibili per la maggior parte degli italiani. In che modo l’immissione di lavoratori a basso costo può migliorare la crisi dei salari medi? È molto semplice, si lavora di psicologia: se una forza lavoro a buon mercato è in grado di abbassare le retribuzioni medie, questo porterà chi ha già un lavoro ad accettare le sue condizioni pur di non perdere la posizione e lo stipendio raggiunti anche se inadeguati al livello che si potrebbe ottenere. Quindi in un momento in cui i costi di produzione si innalzano a vista d’occhio, la soluzione europea e anche della Lamorgese, è quella di approfittare dei flussi di profughi e migranti per livellare verso il basso il costo del lavoro. Poi il ministro lascia intendere che non potrà essere solo l’Italia a sostenere l’accoglienza di questa enorme ondata e cita gli accordi di Malta: «Il meccanismo di redistribuzione stabilito a Malta muove da un principio di solidarietà e dalla constatazione di una specificità della gestione delle frontiere esterne marittime dove in capo allo Stato si incrociano norme europee e obblighi internazionali di complessa attuazione. Quella stagione, interrotta purtroppo dall’emergenza pandemica, non è andata perduta. Rimane al centro delle riflessioni che stiamo continuando a fare a Bruxelles». Quelle riflessioni che «stiamo continuando a fare a Bruxelles» è ormai chiaro che continuiamo a farle solo noi, chi crede che sia diverso da così, vive di illusioni. Gli altri Paesi europei, se accolgono, scelgono con cura chi ricevere e chi no, lasciando a noi e ai nostri mari tutto il lavoro sporco. Non è la pandemia ad aver frenato «la stagione di Malta», ma si tratta di una chiara volontà politica. L’era pandemica non ha fatto che facilitare l’ostracismo dei nostri vicini. Naturalmente questo piano cinico e spietato non potrà che favorire una guerra tra poveri che già serpeggia nel nostro Paese da tempo. Si conoscono già anche gli strumenti che si utilizzano per dividere la popolazione e convincerla ad accettare tutto questo. Come spesso accade, questi strumenti fanno leva sulla morale. La parola magica, citata più volte anche dalla Lamorgese nel corso dell’intervista è: solidarietà. L’Italia è un Paese solidale, pronto ad accogliere. Senza dubbio è così, ma l’intenzione è quella di sfruttare un giusto sentimento per risolvere un problema economico che non si vuole risolvere attraverso le politiche del lavoro. La retorica buonista della sinistra, e ormai non solo, demonizza chi non accetta queste politiche, definendolo xenofobo o razzista. Nulla di nuovo dunque, ma per capire davvero chi sia razzista e chi no, bisogna esser chiari. Già Tito Boeri (ex presidente dell’Inps) diceva che saranno gli immigrati a sostenere il nostro welfare, la chiave è capire a che prezzo. I nuovi lavoratori stranieri invece di guadagnare quanto potrebbero in Italia, sono pagati meno e quindi sfruttati, ma a loro basta perché comunque si portano a casa uno stipendio notevolmente più alto di quello che avrebbero nel loro Paese. Allo stesso tempo le loro paghe contribuiscono ad abbassare anche le retribuzioni medie di chi già lavora in Italia. Ed è così che si scatena la guerra tra poveri, se non siete d’accordo è semplice, vi beccate il bollino di razzisti. Luciana Lamorgese è stata chiara, bisogna solo saper leggere tra le righe e tra un disastro e l’altro compiuti in questi anni di governo, adesso si comincia a comprendere per quale motivo non sia mai stata sostituita. L’Europa chiede, lei esegue e noi paghiamo.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco