2023-11-14
Il piano di Trump: via ius soli e deliri verdi
Donald Trump (Getty Images)
«The Donald» è il grande favorito delle primarie repubblicane ed è in vantaggio su Joe Biden anche per riprendersi la Casa Bianca. Dal gender all’economia, dall’immigrazione alla politica estera, la sua agenda vuole annientare tutti i feticci dei dem americani.L’anno prossimo si terranno le tanto attese elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Tutto fa pensare che assisteremo al secondo e ultimo round del match tra Joe Biden e Donald Trump. Il presidente in carica, ad oggi, non sembra avere rivali all’interno del Partito democratico e, a meno di clamorosi ribaltoni, «Sleepy Joe» si presenterà all’elettorato americano per ottenere il secondo mandato. La ricandidatura di Biden, che in questi tre anni si è distinto soprattutto per gaffe, sonnellini, peti, inciampi e scivoloni, la dice lunga sullo stato comatoso in cui versano i dem d’Oltreatlantico. Dall’altra parte della barricata, Trump pare abbia già la vittoria delle primarie in tasca. Al terzo dibattito televisivo tra i candidati repubblicani, tenutosi a Miami qualche giorno fa, l’ex presidente non si è neanche presentato. Ciò nonostante, nei sondaggi è ampiamente in testa. Quante possibilità ci sono che Trump vinca le elezioni contro Biden? Una recente rilevazione del New York Times ci dice che, a un anno dalle elezioni, l’ex presidente è in netto vantaggio in cinque dei sei Stati chiave, i cosiddetti swing state. In altri termini, le vicende giudiziarie di Trump non hanno finora intaccato la sua grande popolarità. Semmai, l’hanno accresciuta. In questi tre anni, «The Donald» ha lavorato alacremente per prendersi la sua rivincita. Come notava un mesa fa il Wall Street Journal, per non sprecare la sua seconda occasione, Trump sarà molto più spregiudicato durante il suo (eventuale) prossimo mandato, in special modo per quanto riguarda le nomine: basta tecnici e fiancheggiatori, insomma, ma solo fidi compagni di viaggio.Anche il suo programma di governo, però, sarà molto più radicale. Jill Colvin, che segue la campagna presidenziale per l’Associated Press, ha riassunto l’agenda di Trump in diversi e decisivi punti. Sul fronte interno, la priorità di «The Donald» è fare i conti con il cosiddetto «deep state», ossia con gli apparati federali che, durante il suo quadriennio alla Casa Bianca, gli hanno messo più volte i bastoni tra le ruote. Il mirino, in particolare, è puntato su Cia e Fbi. Come ha confermato alla Verità John Ratcliffe, ex direttore dell’intelligence nazionale Usa, le due agenzie hanno effettivamente fatto la guerra a Trump. Che naturalmente, in caso di vittoria, avvierà un bel ripulisti. Altro punto qualificante dell’agenda interna del tycoon è la lotta senza quartiere all’immigrazione clandestina, per cui intende mobilitare persino l’esercito e gli agenti federali. Tanto per cominciare, «The Donald» vuole rafforzare il famigerato muro al confine con il Messico (che hanno implementato tutti i presidenti da Bush senior in poi, inclusi Bill Clinton e Barack Obama). Inoltre, Trump avrebbe già pronto un decreto per espellere tutti i residenti negli Stati Uniti, inclusi quelli legali, che nutrono «simpatie jihadiste». Di più: vuole reintrodurre il divieto di viaggio che originariamente aveva come obiettivo sette Paesi a maggioranza musulmana ed estenderlo per «tenere i terroristi islamici radicali fuori dalla nazione». Come ciliegina sulla torta, Trump ha addirittura in mente di abolire lo ius soli per impedire ai figli dei clandestini di diventare automaticamente cittadini americani. I nuovi criteri per ottenere il passaporto a stelle e strisce saranno: avere almeno un genitore statunitense o comunque residente negli States in maniera legale e permanente.Per quanto riguarda l’economia, Trump mira come sempre a rilocalizzare la produzione: ha già promesso che istituirà un sistema di dazi sulla maggior parte dei beni importati dall’estero. Gran parte dell’agenda, in particolare, si concentra sulla Cina. Trump ha proposto un piano quadriennale per eliminare gradualmente le importazioni cinesi di beni essenziali, tra cui prodotti elettronici, acciaio e articoli farmaceutici. Vuole poi vietare alle aziende cinesi di possedere infrastrutture vitali negli Stati Uniti in settori strategici come l’energia, la tecnologia e l’agricoltura, e afferma che costringerà i proprietari cinesi a vendere qualsiasi holding «che metta a repentaglio la sicurezza nazionale americana».Anche in fatto di politica energetica, la discontinuità con Biden non potrebbe essere più marcata: l’obiettivo dichiarato di Trump è intensificare le trivellazioni petrolifere su suolo pubblico e offrire agevolazioni fiscali ai produttori di petrolio, gas e carbone. Tutte misure che ritarderanno la transizione ecologica fortemente voluta da «Sleepy Joe», inclusa la corsa alle auto elettriche e i sussidi all’energia eolica. Il che, ha dichiarato Trump, porterà gli Stati Uniti a uscire dall’accordo di Parigi sul clima.Sul fronte sociale, peraltro, «The Donald» intende dare decise picconate all’ideologia gender. Tra le altre cose, ha promesso che chiederà al Congresso di approvare una legge che stabilisca che sono riconosciuti dagli Stati Uniti «solo due sessi», ossia quelli determinati dalla biologia, e non dal mero capriccio. Per quanto riguarda la politica estera, infine, Trump ha assicurato che, ancor prima di insediarsi alla Casa Bianca, avrà già risolto la guerra tra Russia e Ucraina. In realtà, su questo punto non ha fornito dettagli, in particolare sulle rivendicazioni territoriali dei due belligeranti. Tuttavia, ha promesso che porrà fine al «flusso infinito di denari americani verso Kiev». Tradotto: basta aiuti a Volodymyr Zelensky. Di più: devono essere gli alleati europei a ripagare la ricostituzione delle scorte militari consumate da Washington nel conflitto russo-ucraino. Per il resto, sostegno inflessibile a Israele nella sua lotta contro Hamas.
Jose Mourinho (Getty Images)