2025-05-20
Torna il piano pandemico con tinte color censura. Dubbi sul voto dell’Italia
Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms (Ansa)
All’Oms il testo è stato svuotato (pure grazie a Roma) dei passaggi più controversi. Ma rimangono ambiguità anche su conflitti d’interessi e sperimentazioni pericolose.Sulla carta è uno dei documenti più rilevanti degli ultimi decenni, che va a occuparsi di un tema cruciale, la salute pubblica. In realtà, però, l’informazione sull’adozione del nuovo Accordo pandemico in sessione plenaria oggi all’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) è ancora confusa, così come non si conosce la posizione ufficiale del governo italiano a riguardo.La prima bozza dell’Accordo o Trattato pandemico, ricordiamo, era stata clamorosamente bocciata poco prima dell’assemblea generale di giugno dell’anno scorso, che avrebbe dovuto adottarla. Molti Stati, capofila gli Stati Uniti ma anche l’Italia, avevano contestato le misure anti pandemiche previste perché minavano la sovranità nazionale, l’autorità degli Stati e mettevano in pericolo le libertà costituzionalmente garantite a cominciare da quella di espressione e di circolazione. Dopo lo stallo del 2024, la commissione negoziale si è rimessa al lavoro, ha svuotato il vecchio testo dei passaggi più contestati ed è riuscita ad approvare un testo, passato in commissione negoziale a metà aprile, che ridimensiona i sogni di onnipotenza del segretario generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus, lasciando però aperto lo spiraglio ad alcuni colpi di mano, a cominciare da quello sulla ricerca «gain of function» (quella che ha reso possibile la fuoriuscita del virus Sars Cov-2 dal laboratorio di Wuhan, per intenderci), in contrasto con i protocolli più elementari di biosicurezza.Risultato del pasticciaccio brutto: l’assemblea inviterà oggi gli Stati membri a esprimere consenso (o dissenso), tenendo però fuori dal documento ufficiale l’allegato sul contestato sistema Pathogen access and benefit-sharing («Pabs»), che prevede la condivisione di informazioni sugli agenti patogeni con potenziale pandemico e relativi trattamenti (vaccini e terapie). Questo allegato deve ancora essere negoziato e sta suscitando, pour cause, molte polemiche nella commissione negoziale. I burocrati dell’Oms erano tenuti a completare i negoziati entro questo mese; non essendoci riusciti, hanno spiegato che si potrà esprimere consenso o dissenso sull’Accordo senza però ratificarlo: non esisterà alcun Accordo pandemico finché l’allegato sugli agenti patogeni non sarà stato concordato. Una volta che l’Oms avrà adottato l’Accordo tramite una risoluzione, il testo sarà depositato. Gli Stati membri dovranno informare il direttore generale dell’Oms se intendono accettare l’accordo entro 18 mesi dalla sua adozione da parte dell’assemblea. Ma la firma degli Stati membri avverrà solo dopo l’adozione dell’allegato.Procedure farraginose e poco trasparenti, secondo il senatore Lucio Malan (Fratelli d’Italia): «Io ho fornito a chi di dovere tutte le informazioni necessarie, ma sarà il ministro Orazio Schillaci a decidere. Nel leggere tutti questi emendamenti sono molto perplesso, ma non ho tutte le informazioni che invece ritengo abbia il governo». Sarebbe interessante conoscerla, la posizione del governo, ma da Lungotevere Ripa, sede del ministero della Salute, si sceglie la linea del silenzio; con ogni probabilità il ministro riterrà di poter perseguire il percorso del minimo danno. Neanche l’ambasciatore Vincenzo Grassi, rappresentante permanente d’Italia presso le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali a Ginevra, ha comunicato quali siano le intenzioni dell’Italia. Forse perché il documento, anche se decisamente annacquato rispetto alla bozza dell’anno scorso, potrebbe consentire pericolose fughe in avanti. Dalle varie delegazioni, in effetti, alcuni addetti ai lavori lamentano assenza di limitazione esplicita dell’autorità ai soli periodi di emergenza e sorveglianza sanitaria estesa senza garanzie proporzionate sulla protezione dei dati (art. 4), protocolli di biosicurezza inadeguati (art. 12), nessuna garanzia contro i conflitti d’interesse (art. 14), mancanza di garanzie per la libertà di parola e il dibattito aperto sulle misure sanitarie, oltre che controllo della «disinformazione» senza salvaguardie sul dissenso scientifico (art. 18), strapotere della cosiddetta «Conferenza delle Parti» (art. 21), revisione giudiziaria inadeguata (art. 25) e l’istituzione di strutture di governance permanenti senza limiti di tempo o requisiti di riautorizzazione periodici (arti. 21-24): il solito problema dell’accountability, insomma.«Personalmente, a febbraio ho presentato un’interrogazione chiedendo la massima trasparenza nel processo di approvazione delle modifiche ai testi in discussione, al fine di scongiurare possibili influenze di finanziatori privati e salvaguardare il dibattito pubblico a livello nazionale: non ho ricevuto risposta», spiega il senatore Claudio Borghi (Lega). «Quindi, ho scritto al ministro Schillaci ricordando la linea politica della Lega rispetto all’Oms e domandando che non sia preso alcun tipo di decisione definitiva; i nostri interlocutori a Ginevra devono sapere che ci sono delle riserve che sono in fase di discussione».Bisognerà aspettare stasera, però, per conoscere le posizioni degli Stati membri, sperando (una volta tanto) che la montagna partorisca un topolino.
Simona Marchini (Getty Images)