2024-11-14
Ma in Aula arriva il piano Meloni. «Basta tribunali per i migranti»
Sara Kelany (Imagoeconomica)
Un emendamento di Fdi toglie alle sezioni speciali il potere di decidere sui trattenimenti nei Cpr (incluso quello in Albania). A esprimersi dovrebbero essere le Corti d’appello. I progressisti e l’Anm insorgono. Dalla destra sociale alla destra social: la bufera scatenata ieri dall’intromissione di Elon Musk, patron (anche) di X, nelle decisioni della politica italiana, è l’inevitabile prodotto dell’uso ormai completamente fuori controllo di questi benedetti social network, diventati un non-luogo nel quale una cavolata scritta bene e diffusa nel modo giusto diventa più vera del vero. Capita quindi che le opposizioni approfittino della scarsa diplomazia di Elon per attaccare, buttandola in caciara, un emendamento al dl Flussi presentato ieri in commissione Affari costituzionali dalla relatrice, la responsabile immigrazione di Fratelli d’Italia Sara Kelany, parlamentare tra le più laboriose della legislatura, abituata a parlare poco e studiare molto. L’emendamento della discordia prevede che a decidere sui trattenimenti dei migranti siano le corti d’appello in composizione monocratica e non più le sezioni dei tribunali specializzate in immigrazione. «Le parole “al tribunale sede della sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea competente alla convalida”», si legge nell’emendamento Kelany, «sono sostituite dalle seguenti: “alla corte d’appello competente per la convalida”». L’emendamento, insieme a tutti gli altri presentati al dl Flussi, dovrebbe essere votato in commissione tra lunedì e mercoledì prossimo; il testo approderebbe in aula alla Camera il 18 novembre e entro il 25 arriverebbe il voto di fiducia. Le decisione, anticipata lo scorso mercoledì dal nostro giornale, è motivata dalla convinzione che proprio in quelle sezioni facciano richiesta di essere spostati i magistrati più sensibili all’argomento. Per la sinistra comunque ci sarebbe stato ben poco da protestare: giudici sono quelli delle corti d’appello e giudici sono quelli delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, quindi di ciccia sulla quale appendere la polemica del giorno ce n’era ben poca. In soccorso delle opposizioni è arrivato però Elon Musk, che sul suo social si è lasciato andare a un giudizio assai tagliente sui giudici del Tribunale di Roma che non hanno convalidato i trattenimenti dei migranti in Albania: «Quei giudici devono andare via», ha scritto Musk, probabilmente in preda a una sindrome di onnipotenza (e onnipresenza) dopo aver avuto un ruolo di rilievo nella vittoria di Trump, che lo ha anche nominato capo del nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa e ne ha fatto, nella sostanza, il suo braccio destro. L’emendamento Kelany è quindi diventato l’emendamento Musk e la sinistra è andata all'assalto: «Imbarazzante che i sedicenti sovranisti di casa nostra», ha scritto rigorosamente su Instagram, per fare un dispetto a Musk, la segretaria del Pd Elly Schlein, «si facciano dettare la linea da un miliardario americano come Musk. Le sue ripetute uscite contro la magistratura italiana sono un attacco inaccettabile ad un organo costituzionale. Cosa aspetta Meloni», ha concluso la Schlein, «a difendere la sovranità nazionale?». «Musk chiede e Fdi esegue», ha sottolineato il capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga. «La relatrice del provvedimento, guarda caso del partito del presidente del Consiglio», ha aggiunto la Braga, «ha depositato un pacchetto di emendamenti che rappresentano una vera e propria follia giuridica, un vero e proprio abuso del potere legislativo».«Elon Musk», ha sottolineato il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, «non conosce neppure l’abc dei sistemi parlamentari democratici. A lui chi l’ha eletto? Qui siamo di fronte a un signore che ha uno strapotere economico, finanziario, che addirittura ha posizioni di rilievo assoluto a livello globale nel campo dell’automotive, dei media, della comunicazione nel campo satellitare, a tantissimi livelli e adesso ce lo ritroveremo anche con un posto di rilievo nella nuova amministrazione degli Stati Uniti». Alcuni esponenti di sinistra hanno pure annunciato l’abbandono di X, la piattaforma social di Musk. Su questo argomento, particolarmente efficace è apparsa la posizione di Carlo Calenda, leader di Azione: «Non lascio X per protesta», ha detto Calenda a Un giorno da pecora, su Rai Radio Uno, «ho bisogno di contattare ovunque qualunque elettore. Però non lo uso più molto perché è diventato un porcaio». È entrato invece nel merito dell’emendamento Kelany il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati Salvatore Casciaro: «L’impugnazione in Corte d’appello contro i provvedimenti in materia di protezione internazionale», ha sottolineato Casciaro, «e l’attribuzione alla stessa corte della competenza sulle convalide dei trattenimenti renderanno plausibilmente meno celere la definizione dello status dei richiedenti asilo, col rischio di allungare anche i tempi di permanenza di coloro che non hanno titolo per restare in Italia. Si tratta di modifiche in grado di ingolfare gli ingranaggi della macchina della giustizia alimentando, in tempi di Pnrr, nuovo rilevante contenzioso per le Corti d’appello, che sono già, come è noto, oltremodo oberate».
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)