2023-12-03
Il piano «eversivo» della Ong contro gli Stati
L’obiettivo di Mediterranea era saldare attorno ad Alarm Phone una rete di «taxi del mare» per sostituire la loro politica pro clandestini a quella dei Paesi europei. Con l’obiettivo, scrivono gli investigatori, di farsi pagare dai privati i salvataggi.In nome di un non meglio specificato «pluralismo» sembrano porsi al di sopra dei governi e delle leggi. Ufficialmente hanno una missione: «Impedire i respingimenti in Libia» e «sostenere» gli approdi «autonomi». Gran parte dell’azione si svolge in un luogo virtuale, una chat frequentata dall’autoproclamata «Civil Fleet», la Flotta civile, che raccoglie, «al di fuori dei canali istituzionali», annotano gli inquirenti di Ragusa che per Casarini & C. hanno ipotizzato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la violazione delle norme del codice della navigazione, tutte le Ong che operano nel Mediterraneo.La strategia sarebbe quella di «gestire e condizionare gli interventi Sar (Search and rescue, ndr)», affermano gli investigatori, «sovrapponendosi alle autorità». E il perno attorno al quale, stando alla ricostruzione degli inquirenti, sembra ruotare tutto il meccanismo ha un nome: Alarm Phone, ovvero il centralino per i migranti che partono dal Nord Africa e che vogliono raggiungere l’Italia. È la centrale operativa dei taxi del mare e, a leggere i documenti dell’inchiesta di Ragusa, sembra essere anche un punto di riferimento per le Ong disobbedienti e refrattarie alle regole. Compresa la cricca di Mediterranea.Chi indaga ritiene di aver individuato «una regia» che sembra occuparsi di «intervenire sulle modalità di prevenzione dei respingimenti da parte dei libici» ma che sarebbe arrivata perfino «a proporre di delegittimare Frontex, la Guardia costiera libica e il Joint rescue coordination center di Tripoli». Beppe Caccia, per esempio, viene beccato a telefono mentre spiega agli altri attivisti la sua idea di disobbedienza a buon mercato: «Esperienze dal caso Etienne (la nave della Maersk alla quale nel 2020 gli armatori di Mediterranea avrebbero offerto «il recupero dei naufraghi» in cambio di un compenso illecito da 125.000 euro per evitare perdita di tempo e denaro dietro ai migranti, ndr), l’assistenza è stata richiesta dal comandante, un modo di «assistenza» è stato il trasbordo sulla nave meglio attrezzata sfruttando l’incompetenza di Atm (Aeronautica militare, ndr) e costringendo l’Itcg (la Guardia costiera italiana, ndr) ad acconsentire». La «collaborazione»E, così, dagli accertamenti eseguiti sui documenti sequestrati a bordo della Mare Jonio (la nave di Mediterranea), sono saltati fuori sospetti intrecci «tra le varie Ong operanti nel basso Mediterraneo», coordinate da Alarm Phone, «organizzazione», è spiegato nei documenti, «costituita da reti di attivisti della società civile che ufficialmente si acclara come un contatto telefonico di emergenza in supporto alle operazioni di salvataggio a mare». In realtà, però, ritengono gli investigatori, «l’idea ben precisa» sarebbe quella «di sovrapporsi alle istituzioni preposte al soccorso e alla salvaguardia della vita umana in mare». E non è finita: dalle indagini sono emersi «rilevanti contatti sia a livello politico che militare», ma anche «modalità globali di partecipazione nella raccolta fondi» e nell’impiego «di attività di osservazione aerea a supporto delle operazioni». Spulciando tra appunti, agende e manoscritti sequestrati sarebbero emerse alcune tematiche che gli investigatori hanno ritenuto necessario approfondire. Nei contenuti di un’agenda tascabile, per esempio, oltre ai rapporti tra le varie Ong, si trova anche traccia delle linee strategiche per «coordinare i rapporti con le associazioni proprietarie delle navi internazionali», evidenziano gli investigatori, «con i sindacati del mondo marittimo e con le associazioni di armatori» che costituiscono, coincidenza, l’80 per cento della flotta mercantile mondiale. Ovvero coloro i quali vivono come un problema il recupero dei migranti in mare. Caccia, stando alle ricostruzioni degli investigatori, sarebbe un grande promoter di questo meccanismo: «Con frequenza quindicinale o poco più», è scritto negli atti, «partecipa a meeting organizzati nelle varie città europee insieme ai rappresentanti di tutte le Ong, compreso Alarm Phone, durante i quali vengono discussi i vari temi inerenti le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, le problematiche riscontrate nonché gli obiettivi». Tra i quali, afferma Caccia in chat, «sostenere gli arrivi autonomi», cioè quelli con i barconi.Ma tra gli obiettivi comuni ce n’è uno che deve aver colpito in modo particolare chi indaga e che vede come «priorità» quella di «evitare i respingimenti». L’obiettivo politicoQuesta voglia di protagonismo marittimo a tutti i costi sembra aver innescato negli investigatori anche «la percezione che, di fatto, sia stata costituita una rete ben organizzata ricomprendente tutte le Ong, allo scopo di divenire attori principali in tutte le attività del soccorso in mare». Con un retroscena politico: «Si tenta», è ipotizzato nei documenti giudiziari, «di ricondurre il soccorso in mare a una forma di pluralismo non secondario rispetto a quanto stabilito dalla normativa, la quale individua determinati soggetti per lo svolgimento Sar e che per l’Italia attribuisce questa funzione alle Capitanerie di porto». La flotta dei taxi del mare, poi, sembra muoversi in modo autonomo anche quando gestisce informazioni delicate, come quelle ricavate da «un costante monitoraggio dei migranti anche a terra e», viene sottolineato, «nei campi profughi del Nord Africa». Che esista un coordinamento emerge perfino per le raccolte dei fondi. Una Ong tedesca, la U4R, «che si avvale dei fondi della Chiesa evangelica tedesca», ricostruiscono gli investigatori, «auspica un ruolo più largo da conferire alle parrocchie». In un messaggio si comprende bene che una fondazione sarebbe «disponibile al finanziamento» di circa «700.000 euro» da destinare non solo ai tedeschi. Ed è finito tutto in una chat di gruppo denominata «Alarm Phone mission impossible». Comprese le fasi del trasbordo dalla Maersk Etienne. Con un Luca Casarini che appare come particolarmente spericolato sul fronte internazionale. L’agenda CasariniIn un messaggio del 26 ottobre 2019, durante la fase di governo gialloverde e con Matteo Salvini al ministero dell’Interno, detta la scaletta delle cose da fare: «Studio campagna novembre su dissequestro (la Mare Jonio di Mediterranea era stata appena sequestrata dopo uno sbarco a Lampedusa, ndr); lancio del codice di condotta per i governi e per Unione europea; riunione operativa con Alarm Phone per discutere su reti di resistenza e fuga in Libia; interlocuzione con la Chiesa; presentazione pacchetto Libia dai garanti». E che il rapporto tra Alarm Phone e Mediterranea sia ormai diventato stretto lo proverebbe anche un messaggio di Caccia: «Alarm Phone ci propone di curare la traduzione italiana del rapporto sui quattro naufragi dell’ultima settimana. Che ne dite? Ce la facciamo prima di stasera in modo da uscire in simultanea con loro domani?». Il supporto ovviamente è garantito anche sui social. È ancora una volta Caccia a scrivere in chat: «Da ieri sera ci sono 43 persone in pericolo in mare. Per favore rilanciamo, con due tweet, uno in italiano e uno in inglese, la segnalazione e la richiesta di aiuto che proviene da Alarm Phone». Alla propaganda ideologica, invece, ci pensa Casarini, che così descrive la Flotta civile disobbediente: «La Civil Fleet, questa folle impresa della società civile europea che si è autorganizzata per fare quello che gli Stati e i governi della civilissima Europa non vogliono fare, cioè aiutare questi esseri umani, fratelli e sorelle, a vivere». Poi rivendica: «Mare Jonio è uno degli assetti di soccorso della Civil Fleet». Lo spiegone finale di Casarini appare come l’ennesima prova dell’esistenza di una rete che sembra mirare alla destabilizzazione del sistema del soccorso marittimo internazionale: «Le operazioni della Civil Fleet sono supportate dalla preziosa attività degli aerei dell’Airborne team di Sea Watch e di Pilotes Volontaires; le chiamate di soccorso vengono raccolte 24 ore su 24 dallo straordinario lavoro di Alarm Phone; e il Civil Mrcc (il coordinamento di soccorso marittimo, ndr) coordina il nostro lavoro in mare». Che alle autorità piaccia oppure no.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)