A Neuchatel 450 scienziati lavorano alla sigaretta del futuro in uno stabilimento color Nasa

- Un cubo di vetro su uno specchio d'acqua. Arrivi a Neuchatel, nella Svizzera francese, ed è impossibile non notarlo. Per tutti è "The Cube" e dietro le sue pareti trasparenti ospita quanto è necessario per sperimentare e valutare i cosiddetti RRPs, i "prodotti a rischio ridotto" della multinazionale del tabacco che l'ha costruito nel 2009 con un investimento di 120 milioni di dollari: Philip Morris International.
- Dalla multinazionale del tabacco miliardi in innovazione per smarcarsi dal fumo. «Ma non vogliono parlarne con noi» dice il Coo Jacek Olczak.
Lo speciale comprende due articoli e gallery fotografiche.
Un cubo di vetro su uno specchio d'acqua. Arrivi a Neuchatel, nella Svizzera francese, ed è impossibile non notarlo là, affacciato com'è – gigantesco parallelepipedo - sulla sponda del lago che prende il nome della città di quasi 35 mila abitanti. Per tutti è "The Cube" e dietro le sue pareti trasparenti ospita quanto è necessario per sperimentare e valutare i cosiddetti RRPs, i "prodotti a rischio ridotto" della multinazionale del tabacco che l'ha costruito nel 2009 con un investimento di 120 milioni di dollari: Philip Morris International.
Macchinari, laboratori, uffici (oltre a una discreta caffetteria), spazi comuni pieni di verde (che poi sono piante di tabacco fiorenti e beate come in una serra), sale conferenze dove ospitare magari i giornalisti, come è accaduto al sottoscritto. Il posto è pieno di cervelloni: 430 scienziati di 40 diverse nazionalità ed esperti in circa 30 discipline-chiave, incluse scienza dei materiali, elettronica di consumo, scienze mediche, scienze chimico-tossicologiche. Tutti concentrati su come riuscire a immaginare, progettare, sviluppare, testare e possibilmente produrre "qualcosa" che possa sostituire le sigarette.
Su questo dal 2008 Philip Morris International (Pmi) ha investito più di 6 miliardi dollari, arrivando a migliaia di brevetti e sostanzialmente quattro "piattaforme" di prodotti: due in cui non si usa il tabacco (con vapore contenente nicotina) e due con tabacco che anziché arrivare alla combustione, si scalda a una temperatura sufficiente al rilascio di nicotina. «I prodotti senza fumo, anche denominati RRP o Reduced-Risk products», spiegano alla PMi, «sono in varie fasi di sviluppo, valutazione scientifica e commercializzazione. Dato che non bruciano il tabacco, gli RRP producono un aerosol con quantitativi significativamente inferiori di componenti dannose o potenzialmente dannose rispetto al fumo delle sigarette». Quanto inferiori? Si parla del 90 per cento.
Il prodotto che conosciamo meglio in Italia si chiama Iqos e usa un sofisticato sistema elettronico per scaldare il tabacco – come dicevamo -, appositamente preparato e miscelato, fino a una temperatura inferiore ai 350°C, senza produrre combustione, fuoco, cenere o fumo. Questo genera un vapore contenente nicotina, che permette di assaporare il gusto del tabacco (in cartucce denominate commercialmente Heets). In totale sono 47 i mercati in cui PMi ha lanciato i propri prodotti a tabacco riscaldato, e in Italia ha raggiunto circa il 3,7% della quota totale di sigarette (in Europa si attesta al 2,1% e in Giappone, che è letteralmente impazzito per questi prodotti, intorno al 16.9%).
All'interno del Cube c'è anche un'area di produzione sia delle cartucce Heets, sia di sigarette. L'abbiamo visitata e accedere nella parte più segreta della base di Neuchatel, è come trovarsi davanti alla rappresentazione plastica della politica di Pmi. Da una parte vecchi macchinari ingialliti dal tempo fanno rotolare le "vecchie" sigarette, dall'altra futuristici macchinari color "componente Nasa" creano in tutte le loro parti gli sticks, le cartucce da inserire nei dispositivi smoke free Iqos. Ti ritrovi a camminare lungo uno stretto percorso nel bel mezzo di questa demarcazione spazio-temporale facendo attenzione a non disturbare il lavoro dei robot che, trasportando qua e là il materiale, riservano la cortesia di uno stand by nel caso di presenza ravvicinata di umani.
Da una parte, quella delle sigarette, il tabacco è trinciato e avvolto nelle ben note cartine con il loro bravo filtro. Da quell'altra il tabacco riceve un trattamento multiplo che sminuzza e sminuzza fino a polverizzare le foglie. Questa polvere subisce una serie di trattamenti che portano a uno strato di tabacco compresso, come un lungo foglio avvolto in bobine, il quale sarà infine trinciato e messo nelle cartucce. Si aggiungono tre diversi filtri – anche loro super tecnologici e di derivazione vegetale (c'è pure il mais) - e lo stick è pronto per essere utilizzato nell'Iqos (per chi non avesse dimestichezza: un dispositivo elettronico della grandezza di un piccolo smartphone e dall'aspetto che riluce futuro). Difficile guardare un pacchetto di sigarette con gli stessi occhi.
Philip Morris all’Oms: «Riconosca i nostri sforzi»
Avete presente quelle immagini rivoltanti che si vedono sulle sigarette? Gente intubata, donne che tossiscono sangue, tracheotomomie… ci siamo capiti. Illustrano un concetto ormai chiaro a tutti: di fumo si muore. Una campagna truculenta che non serve a niente, la foglia di fico su pacchetti col timbro dello Stato. I fumatori non ci fanno più caso. Morale: ieri l'Istituto superiore di sanità ha presentato un report che denuncia l'ovvio. In Italia si fuma troppo. Lo fanno ancora in 11,6 milioni di persone. E le donne sono aumentate, moltissimo, raggiungendo il 22,4% al Sud e isole.
Evidentemente «sensibilizzare» non sensibilizza. E l'inefficacia dell'approccio mondiale al problema del fumo è stata ribadita ieri, con la solita Giornata mondiale senza tabacco dell'Organizzazione mondiale della sanità, che con un bilancio di miliardi di dollari riesce appena a partorire un appello. Ieri c'era l'invito ai fumatori di astenersi per almeno 24 ore dalle sigarette convenzionali. Qualcuno se n'è accorto?
Ma l'Oms fa peggio di così. «Da due o tre anni cerco di avere una riunione con loro insieme ai miei scienziati per parlare di fatti, ma rifiutano» è sbottato Jacek Olczak, Chief operating officer di Philip Morris international. «Stiamo spingendo il più possibile per liberare il mondo dal fumo mentre questo dibattito ideologico contro il tabacco continua in sottofondo».
Olkzak ha incontrato i giornalisti martedì nel «Cube», la base della multinazionale a Neuchâtel, Svizzera, in occasione della «controcampagna» alla Giornata mondiale senza tabacco del'Oms, rilanciata da Philip Morris come Giornata mondiale senza fumo (claim #ItsTimeToUnsmoke). Il Cube è dedicato a ricerca e sviluppo: 430 scienziati e ingegneri provenienti da 40 paesi vi studiano, sperimentano e valutano i «prodotti a rischio ridotto». Da qui, dopo oltre 6 miliardi di investimenti, escono le innovazioni (4.600 i brevetti già depositati per i nuovi dispositivi) in cui la nicotina non si assume attraverso la combustione del tabacco, come nel fumo delle sigarette, ma dal suo riscaldamento grazie a un diverso trattamento del tabacco e un sofisticato sistema che lo porta a una temperatura di circa 300 gradi: non sufficiente a bruciare, ma abbastanza da rilasciare la nicotina di cui i fumatori non riescono a fare a meno. Il dispositivo si chiama Iqos, è venduto in 47 Paesi, e circa il 70% di chi lo utilizza ha smesso completamente con le sigarette tradizionali.
«Più di 340 articoli su riviste scientifiche e libri», ha spiegato Moira Gilchrist, Vicepresident strategic and scientific communications di Pmi, «stanno dimostrando che i prodotti “heat not burn" non sono a rischio zero, ma sono comunque potenzialmente a rischio ridotto rispetto alle sigarette convenzionali». Quanto meno? «Abbiamo ridotto del 90% i livelli medi delle componenti chimiche dannose riscontrabili nelle sigarette».
«Sappiamo che la gente deve smettere. Il nostro mantra è “Se non fumi non cominciare, se fumi smetti, se non riesci cambia per qualcosa che fa meno male"», ricorda Olczak. «Ma se non si smette vanno cercate alternative, e se si trovano vanno appoggiate. Chiedo solo di confrontarci sulla base dei nostri dossier scientifici». Olczak è un fiume in piena, forte anche del recente riconoscimento della Food and drug administration (Fda) americana che il 30 aprile ha riconosciuto che Iqos è uno strumento adeguato ai fini della protezione della salute pubblica e ne ha autorizzato la vendita negli Stati Uniti.
«Non voglio ritrovarmi tra 20 anni davanti a qualcuno che mi chiede: “Mr. Olczak, da quando sa che si più avere una sigaretta più sicura?". E io cosa posso rispondere: “La soluzione ce l'avevo ma l'ho chiusa in un cassetto perché un paio di persone mi hanno negato di commercializzarla come potevo?».
I prodotti di cui parla in realtà sono già sul mercato, anche se in molti Paesi non hanno ancora il permesso di sganciarsi dalle politiche restrittive sul fumo.
Secondo i dati forniti dall'Istituto superiore di sanità, sono già circa 600.000 gli italiani che utilizzano dispositivi a tabacco riscaldato. L'ambizione di Philip Morris (che, lo ricordiamo, continua a essere il maggior produttore mondiale di sigarette tradizionali, comprese le Marlboro) è di convertire almeno il 30% dei propri fumatori ai prodotti senza combustione entro il 2025.





























