2024-04-09
Pfizer «incastrata» per le balle sui vaccini
L’autorità britannica di vigilanza sull’industria dei medicinali ha condannato la multinazionale per «aver portato discredito» al settore farmaceutico, annunciando presunti effetti miracolosi del siero prima dell’approvazione. La multa? Appena 45.000 euro.Che quella del vaccino anti Covid made in Pfizer fosse stata fin dall’inizio una brutale operazione di marketing e non una disinteressata campagna di salute pubblica, finalizzata al benessere della popolazione, lo si era capito e detto fin dall’inizio. E che a questa campagna marketing abbiano aderito con entusiasmo anche quegli «stakeholder» dai quali la popolazione si aspettava valutazioni super partes, era altrettanto chiaro (e altrettanto increscioso), fermo restando che quel prodotto commerciale appena approdato sul mercato stava per essere somministrato a miliardi di persone. Il Prescription medicines code of practice authority (Pmcpa), l’autorità britannica di vigilanza dell’industria farmaceutica, lo ha messo ieri nero su bianco accusando la multinazionale Pfizer Inc. di aver «portato discredito» al comparto farmaceutico per aver «promosso farmaci senza autorizzazione, inviando messaggi fuorvianti ai cittadini».La storia è banale nella sua sconvenienza: il Pmcpa ha riscontrato che i dirigenti Pfizer hanno violato il codice deontologico ben cinque volte a seguito di «formulazione di affermazioni fuorvianti, mancato mantenimento di standard elevati e promozione di farmaci senza autorizzazione», dopo che alcuni dirigenti avevano utilizzato impropriamente i social media per promuovere «un vaccino anti Covid privo di autorizzazione». La sentenza si riferisce a una segnalazione inoltrata a novembre 2020 contro un tweet pubblicato su X da Berkeley Phillips, direttore scientifico di Pfizer Uk. In quei mesi l’Europa stava attraversando la seconda ondata di Covid e gli Stati Uniti si apprestavano a iniettare sui mercati occidentali miliardi di dosi del nuovo vaccino, il cui trial - all’epoca del tweet - era ancora in fase 3: l’autorizzazione dell’Aifa inglese, la Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (Mhra), sarebbe arrivata il 2 dicembre 2020. Phillips, preso verosimilmente dallo zelo, condivise un post di un dipendente di Pfizer Usa che recitava: «Il nostro candidato vaccino è efficace al 95 per cento nel prevenire il Covid e efficace al 94 per cento nelle persone di età superiore ai 65 anni. Presenteremo tutti i nostri dati alle autorità sanitarie entro pochi giorni».Il dirigente, di fatto, dava per scontata l’approvazione della Food and drug administration americana (Fda) e dell’Mhra inglese prima ancora che queste si esprimessero ufficialmente sul preparato Pfizer, che fu il primo a sbarcare sul mercato, seguito poi dal vaccino Moderna e da quello anglo-svedese Astrazeneca. «Questo tweet», ha rilevato il Pmcpa, «contiene informazioni “limitate” sull’efficacia del vaccino, nessuna informazione sulla sicurezza e nessun riferimento agli eventi avversi». Secondo l’autorità di vigilanza britannica, il post ha scatenato la «diffusione proattiva di un farmaco senza licenza su Twitter».L’azienda, come sempre, se l’è cavata con qualche riga di scuse e una misera ammenda di circa 45.000 euro. Un portavoce di Pfizer Uk ha dichiarato che l’azienda «riconosce e accetta pienamente le questioni evidenziate da questa sentenza del Pmcpa», aggiungendo di essere «profondamente dispiaciuta». Ma non era la prima volta: già a novembre 2022 l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, era stato bacchettato dal Pmcpa per uno scivolone ancora più grave: era stato ospitato a dicembre 2021 sulla Bbc, la tv pubblica inglese, e aveva dichiarato che «non ci sono dubbi che i benefici siano completamente a favore della vaccinazione dei bambini dai 5 agli 11 anni». Oste, com’è il vino? Buonissimo, rispose Bourla, aggiungendo che c’erano molti bambini che avevano sintomi gravi. Un’affermazione quantomeno spericolata, considerato che nel primo anno pandemico, quando ancora i vaccini non c’erano e il virus era più aggressivo, i bambini praticamente non furono sfiorati dal Covid.La denuncia ha ovviamente sollevato preoccupazione per «l’uso improprio dei social media da parte di Pfizer». Ma è ancora troppo poco. Non si fa alcun accenno, ad esempio, al fatto che Pfizer in quei mesi apparisse quasi monopolista nei confronti degli altri candidati vaccini come Astrazeneca, decisamente più conveniente di Pfizer (costo medio dai 2 ai 4 euro a dose contro i 15-19 di Pfizer), che sarebbe sbarcata sul continente europeo poco dopo. Né ha scandalizzato le autorità sanitarie il fatto che questi involontari (?) spot pubblicitari martellanti avvenivano in quei mesi senza che le autorità sanitarie alzassero un sopracciglio.Da noi, che in pandemia non ci siamo fatti parlar dietro, nei programmi d’intrattenimento delle più importanti reti televisive l’azienda ha goduto dell’involontaria «sponsorship» gratuita da parte di politici, giornalisti ed «esperti». Nell’immaginario collettivo, Pfizer - da industria che legittimamente lucra sulla vendita dei farmaci - si è trasformata in ente di beneficenza, grazie al quale milioni di persone sono state «salvate».E pensare che invece, come ha rilevato UsForThem (associazione di genitori che in pandemia ha lottato per tenere le scuole aperte e si è vista sospendere il conto corrente da PayPal, ndr), Pfizer è stata accusata di aver «ingannato il pubblico, fatto affermazioni non comprovate e presentato informazioni in modo non equilibrato». Ben Kingsley, capo degli affari legali di UsForThem, ha dichiarato: «È sorprendente quante volte gli alti dirigenti di Pfizer sono stati giudicati colpevoli di gravi reati normativi, in questo caso addirittura il reato più grave ai sensi del Codice di condotta del Regno Unito. Eppure, le conseguenze per Pfizer continuano ad essere irrisorie. Questo sistema di regolamentazione nei confronti di un’industria multimiliardaria che si occupa di vita e di morte è diventato una farsa».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.