
Il procuratore del Texas cita in giudizio il colosso farmaceutico. L’accusa è di aver mentito sull’efficacia del suo prodotto e di aver censurato le opinioni contrarie. Intanto uno studio europeo conferma: l’effetto dei booster dura solo poche settimane.chiaramente la politica di fornire booster aggiuntivi periodicamente per mantenere la protezione, soprattutto» nel caso degli ottantenni. Sarà. Però non dovremmo dimenticare un dettaglio: i farmaci a mRna erano stati introdotti in primis per schermare gli anziani e i fragili. Certo, si tratta degli individui più difficili da tutelare, perché il loro sistema immunitario non gira come quello di un giovane sano. Ma l’esito non è strabiliante: i rimedi che ci erano stati presentati come il miracolo degli anni Duemilaventi tendono a fare cilecca proprio con i loro obiettivi sensibili. Queste e altre considerazioni simili hanno indotto il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, a citare in giudizio Pfizer, per aver fornito una «rappresentazione ingannevole dell’efficacia» del vaccino e «aver tentato di silenziare il dibattito pubblico sul suo prodotto».Le accuse dell’esponente repubblicano sono pesanti. La società guidata dal ceo Albert Bourla avrebbe adottato atti e pratiche «falsi, ingannevoli e svianti», facendo «affermazioni non sostenute da prove» sulla bontà del medicinale, «in violazione del Texas deceptive trade practices act». Ovvero, la norma statale che proibisce le comunicazioni mendaci per favorire la commercializzazione di una merce. Paxton biasima il messaggio secondo il quale l’antidoto avrebbe avuto «un’efficacia del 95% contro l’infezione». «La misurazione», si legge nel comunicato del procuratore, «rappresentava un calcolo della cosiddetta “riduzione del rischio relativo” per gli individui vaccinati nei risultati del trial iniziale di Pfizer, durato due mesi». Ma «le pubblicazioni di Fda indicano che “la riduzione del rischio relativo” è una statistica sviante, che “influenza in maniera ingiustificata” la scelta del consumatore». Inoltre, alla compagnia era stato fatto presente che mancavano elementi per stimare la durata della copertura. «Nonostante questo, Pfizer ha alimentato l’impressione fuorviante che la protezione offerta dal vaccino era duratura e ha sottratto al pubblico le informazioni» dalle quali emergeva il contrario. Anzi, «ha intrapreso una campagna per imporre» alle persone di vaccinarsi, «come misura necessaria a proteggere i loro cari».Di tale interessata reticenza - per usare un eufemismo; nella causa texana si parla esplicitamente di «censura» delle notizie scomode - esistono prove solide. Tempo fa, il ricercatore Peter Doshi, spulciando le carte che erano in mano al regolatore canadese, aveva accertato che, già dalla primavera del 2021, al colosso del farmaco era ben presente il repentino calo di efficacia dei suoi prodotti a mRna contro il coronavirus. Quando i riscontri vennero diffusi, a luglio, in un pre print poi uscito sul New England journal of medicine, era chiaro che i dati erano vecchi «di almeno quattro mesi». Risalivano, insomma, ad aprile. Adesso, dalle indagini compiute dall’Ecdc, apprendiamo che pure le dosi booster iniziano a fare fiasco piuttosto in fretta. E non solo contro le infezioni, ma contro la malattia grave. Dopo 24 settimane dal richiamo, la terza mostra una protezione aggiuntiva minima, se non nulla. Destino simile per la quarta, mentre la quinta declina persino più rapidamente: dopo soli tre mesi, arriva a zero (con un caveat: l’analisi è stata compiuta solo in due Paesi e solo sugli ultraottantenni). «Stiamo spingendo per rendere giustizia ai cittadini del Texas», ha commentato il procuratore generale, criticando «gli obblighi vaccinali tirannici» ai quali molti di loro sono stati sottoposti. Paxton non conosce la storia del green pass in Italia. Giustificato esattamente sulla base delle false attestazioni che egli attribuisce a Pfizer: «È la garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose», fu l’incredibile dichiarazione dell’allora premier, Mario Draghi, a luglio 2021.Si dirà che quella dello Stato americano è giustizia politica, visto che il procuratore generale viene eletto ed è membro di un partito. D’altronde, sono state politiche anche le scelte di fondare la persecuzione vaccinale su basi scientificamente fragilissime. Inoltre, la giustizia indipendente è stata spesso carente. Nel nostro Paese, i tribunali ordinari hanno ripristinato nei loro diritti molti lavoratori ingiustamente sospesi e privati dello stipendio. Ma le grosse corti, a partire dalla Consulta, hanno avallato l’intera legislazione Covid, mentre ai giudici amministrativi è sembrato normale che l’Aifa sostenesse di non possedere la documentazione dell’Ema su sicurezza ed efficacia dei vaccini. Con Bourla & c. è ora di giocare ad armi pari.
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