2021-03-11
Persino il gigante Verdi si sentiva piccolo davanti al «grande Manzoni»
Il celebre musicista ammirava a tal punto l’autore de «I Promessi Sposi» che nel 1874 decise di comporre in suo onore una Messa da Requiem. «Il suo non è solo un libro, ma una consolazione per l’umanità»Rimango allibito nel leggere la lettera di un lettore della Verità, il quale afferma che I Promessi Sposi sono un’opera noiosissima, facendosi forte di un giudizio negativo del De Sanctis, importante critico letterario. Senza nulla togliere alla validità di questo critico, dobbiamo rivelare che diceva anche delle sciocchezze inammissibili. Per esempio: «La musica è un’arte per educande». Questa affermazione molto grave, soprattutto se detta da un uomo di alta cultura, dimostra come anche uomini colti possano prendere, alle volte, delle solenni cantonate. I Promessi Sposi, come universalmente riconosciuto, è un assoluto capolavoro della letteratura di tutti i tempi. I personaggi di questa opera sono caratterizzati da profonda introspezione psicologica che li rende vivi e sempre attuali. Sono talmente profondi e veri che sono divenuti paradigmi anche linguistici della lingua italiana di oggi (per esempio «Don Abbondio», «La Notte dell’Innominato», ecc.).Pur essendo Alessandro Manzoni permeato di giansenismo, manifesta una fede sincera e vibrante. I Promessi Sposi non è un libro semplice. Manzoni ha studiato molto la storia prima di scriverlo. La Milano del Seicento che lui descrive non solo è plausibile, ma corrisponde ai documenti storici che abbiamo. È alleggerito da un’acuta ironia che rende piacevole la lettura a chiunque sia dotato di intelletto. Da osservatore geniale, descrive i caratteri di ognuno con l’acume di uno psicologo consumato. La descrizione della madre che dà l’ultimo saluto alla figlia Cecilia, prima di collocarla sul carro che raccoglie i morti della peste, è, a mio avviso, fra le più sublimi di ogni epoca, perché insegna la compostezza e la dignità davanti al più grande dei dolori. Ne I Promessi Sposi, Manzoni descrive perfettamente un cristianesimo attivo e generoso, rappresentato da padre Cristoforo, dal cardinale Federigo, in contrapposizione alla pusillanimità e mancanza di sincerità di un don Abbondio, che rinunziando ai suoi doveri per egoismo e quieto vivere, tradisce la sua missione. Nel nostro tempo invece, più che dalla mancanza di coraggio, l’arte è aggredita da un relativismo di cui siamo inconsapevolmente impregnati e che vuole mettere tutto in discussione. Non credo si debbano aggiungere altre parole se non quelle di Giuseppe Verdi a proposito de I promessi sposi: «Ha scritto non solo il più gran libro dell’epoca nostra, ma uno de’ più gran libri, che siano sortiti da cervello umano. E non è solo un libro, ma una consolazione per l’umanità».Alessandro Manzoni ispirerà uno dei capolavori immortali di musica sacra, ovvero la Messa da Requiem composta da Giuseppe Verdi in suo onore, eseguita a Milano nella chiesa di San Marco il 22 maggio 1874, ad un anno dalla sua scomparsa. E a chiudere voglio citare le preziose ed eloquenti parole scritte da Verdi sul Manzoni uomo: «È strano, io, timidissimo un giorno, ora non lo sono più: ma avanti al Manzoni mi sento così piccolo (e notate bene che sono orgoglioso quanto Lucifero) che non trovo mai o quasi parola».