2022-02-06
Perisic illude, Giroud riapre il campionato
L’Inter domina per tutto il primo tempo che si conclude con il vantaggio siglato dal croato. Nella ripresa, il Milan comincia a macinare chilometri e, in appena tre minuti, segna il sorpasso col francese. Ora spera pure il Napoli che recupera Osimhen.Lo vince l’altro nonno, Olivier Giroud. Lo perde l’Inter con una frittatona di cipolle in tre minuti quando era in controllo. È un derby paradossale come spesso accade, lo porta a casa il Milan (2-1) e lo fa nel modo più classico per chi è sfavorito: sofferenza, rimonta, cuore grande. L’uomo del destino è l’ariete di Savoia, 35 anni, montanaro dalle scarpe grosse e dal cervello fino, che accende la luce nel finale e segna due gol in tre minuti. Inter tramortita, era ormai sicura di portarla a casa. Ma quando fai così, quando cominci a giocare con il cronometro, il derby ti punisce. Ora il campionato, che sembrava ucciso almeno nella supremazia milanese, torna ad essere in bilico. E il trono diventa nuovamente a due posti, foderato di velluto come un sofà. Mentre il Napoli torna ad avere idee e uomini (recupera Victor Osimhen) per sognare la rincorsa. San Siro al 50% fa perdere tre milioni secchi di incasso all’Inter, ma il fascino del derby non ha deficit: 200 Paesi collegati, gli americani della Cbs con una super squadra per raccontarlo, adrenalina a mille. Il Milan è senza il suo totem Zlatan Ibrahimovic, vale a dire meno fascino, meno prosopopea da Walhalla. Ma la squadra è più solida, completa e gioca in undici dall’inizio alla fine. Al fischio di Marco Guida la partita vive un quarto d’ora da Inter, poi un’ora da Inter. Più strutturata, più attrezzata, con un centrocampo che Marcelo Brozovic guida come Von Karajan e con Nicolò Barella tornato ruggente come un anno fa. Ma alla fine è incapace, la squadra di Simone Inzaghi, di resistere al blitz letale del Milan. I campioni d’Italia partono a mille, un tiro dal limite di Brozovic deviato dalla schiena di Pierre Kalulu dà la misura della reattività da giaguaro di Mike Maignan. È subito battaglia di nervi mentre le squadre a centrocampo tendono ad annullarsi, con Stefano Pioli che decide di mettere Sandro Tonali sulle piste del regista croato e Inzaghi che risponde con Barella su Frank Kessié, schierato in appoggio all’attacco. Dicevamo dei nervi, quelli più scoperti li ha Theo Hernandez, costretto a limitarsi per controllare il pericolo Dumfries, e sull’orlo dell’ammonizione dopo un quarto d’ora. Alla fine prenderà il rosso.L’Inter non ha paura di aggredire spazi e uomini. Un duetto Dzeko-Lautaro mette Barella nelle condizioni di segnare, ma il tiro finisce fuori. Al 27’ i nerazzurri potrebbero passare: Lautaro offre una palla da rifinitore a Dumfries che dal dischetto del rigore tira addosso a Maignan, comunque miracoloso. Dopo mezz’ora la conta ha una somma dura da confutare: l’Inter crea gioco e occasioni, il Milan non esce dalla metà campo. Fatica soprattutto sulle fasce, dove da una parte Theo soffre contro il dinamismo dell’olandese nerazzurro e dall’altra Davide Calabria vede solo la targa di Perisic. I rossoneri escono dalla tana con una bomba di Tonali respinta da Handanovic ma al 38’ l’Inter segna. Lo fa Perisic al volo su corner di Hakan Calhanoglu, questa volta Maignan nulla può. I numeri confermano le sensazioni: Milan ha più palloni fra i piedi (57%) ma meno idee e meno coraggio. Davanti Rafael Leao e Olivier Giroud (per 74’) sembrano spettatori non paganti. Ma mai dare per scontato nulla quando rotola la sfera del destino, il francese sarà un angelo vendicatore. All’intervallo, Inter nove tiri contro tre, cinque in porta contro uno dei rivali cittadini. Il tempo si chiude con una gomitata di Hernandez a Barella, giudicata involontaria.Nella ripresa Pioli gioca la carta vincente: sveglia l’attacco inserendo i suoi fantasisti tascabili Junior Messias e Brahim Diaz per mettere pressione a Stefan De Vrij e Alessandro Bastoni. Ha visto che lì gli altri hanno qualche problema e lì si può passare. Il Milan rientra bene, riesce a portare il baricentro dieci metri più avanti, Ismael Bennacer e Tonali dettano i tempi di gioco mentre dall’altra parte Calhanoglu (poi sostituito da Arturo Vidal) fa una fatica pazzesca a tenere gli avversari. Il derby scorre via fra cambi e pause, si accende e si spegne per iniziative individuali. Anche Inzaghi ha bisogno di gente fresca: Alexis Sanchez per Lautaro e Federico Dimarco per Perisic, che sente un fastidio alla coscia. Il problema dell’Inter è evidente: quando entrano le seconde linee si abbassa di molto la qualità. Il Milan prende campo e in tre minuti ribalta tutto con Giroud che prima (75’) buca Handanovic con un tap-in e poi (78’) fredda il portiere sloveno con un’azione da campione. Stoppa la palla in area, aggira De Vrij e scarica alle spalle del numero uno nerazzurro. L’impressione è che Maignan avrebbe deviato anche questa. Il finale è la solita tonnara, l’Inter non ne ha più, il Milan difende la pepita, Hernandez chiude con il rosso più lieve della sua carriera. E un Milan che non muore mai riapre il campionato. Per l’Inter, precipitata in una sera dentro la tribù dei Musi lunghi, seconda sconfitta e una lezione eterna: mai dare un derby per finito in anticipo.
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