2019-11-26
Per ora sull’Ilva tra Giuseppi e Mittal l’unico accordo è sul prendere tempo
L'esecutivo non sa come imbastire il piano di aiuti pubblico. Gli indiani devono decidere se mollare. È un gioco delle parti.«Abbiamo evitato il disastro economico sociale immediato. Mittal è tornato sui suoi passi e ora ci sono le premesse per costruire insieme un nuovo percorso», ha detto ieri sera il premier, Giuseppe Conte. «Noi ci mettiamo anche il cuore oltre che la testa per realizzare questo obiettivo», ha aggiunto. Con Arcelor Mittal «ci sono le premesse per un percorso serio. Se ricorderete», ha proseguito, «al primo incontro Mittal si era presentato con un atto concreto, il recesso. In alternativa, ma solo verbalmente, mi ha detto “potremmo rimanere se ci consentite 5.000 esuberi". La mia risposta è stata assolutamente no. Mi ha chiesto lui l'incontro. Noi abbiamo reagito in modo forte, siamo stati bravi. Tutti abbiamo afferrato l'importanza di marciare nella stessa direzione. Il risultato è stato che Mittal è tornato al tavolo, stiamo riavviando il negoziato con questi obiettivi». Peccato che andando al di là dello storytelling di Palazzo Chigi non ci sia nulla di concreto. E lo si capisce ascoltando la seconda parte delle dichiarazioni del premier. «Serve la messa in sicurezza del territorio, noi abbiamo organizzato al meglio prevenzione, recuperando 11 miliardi in base pluriennale, alcuni già impegnati. Con le nuove forze di maggioranza dobbiamo rafforzare quel piano, dobbiamo accelerare su investimenti». Solo che le richieste accorate rivolte alla partecipate pubbliche non presentano al momento alcun aspetto concreto. Cdp, Fincantieri, Snam e Invitalia sono state invitate a consegnare dei piani per il rilancio del porto, dell'Arsenale e della città in generale. Obiettivo sperato dal governo è mettere in piedi uno schema che possa valere 4.000 posti di lavoro. Come arrivare a vedere realizzato il desiderio, nessuno lo sa. Soprattutto lo sa bene Arcelor che ha compreso che in questo momento può essere il migliore alleato del governo. Sembra un paradosso. Ma in realtà tutti e due - Stato e Mittal - sanno che insieme possono giocare al medesimo gioco e prendere tempo. Il governo deve imbastire un piano che gli permetta di non perdere la faccia e i franco indiani devono capire se convenga di più alle loro casse andarsene o rimanere. Infatti rispetto alla comunicazione del recesso del contratto sono cambiate tante cose. Innanzitutto, Mittal ha raggiunto l'obiettivo di poter sfilare un numero importante di operai dal perimetro delle proprie buste paghe per consegnarli alle cure dello Stato. Su questo Mittal ha già vinto. Poi c'è sempre il tema dello scudo penale. Ai franco indiani conviene andare in tribunale. Al governo no. Perché anche se incassasse qualche miliardo fra un po' di anni uscirebbe sconfitto subito di fronte agli elettori. Conte, Pd (ancora più dei 5 stelle su questo tema) contano i voti, Arcelor Mittal conta gli utili o le perdite. Non a caso ieri gli stessi commissari dell'amministrazione straordinaria si sono rivolti al tribunale per sospendere il procedimento d'urgenza fino al Natale per avere il tempo di verificare il nuovo piano industriale. L'input governativo a quelli che giuridicamente sono i locatori del polo industriale tarantino è arrivato infatti dopo la svolta di venerdì scorso, quando davanti al premier, Giuseppe Conte, i vertici del gruppo franco indiano hanno fornito la disponibilità a reimpegnarsi nell'adempimento del Piano ambientale e industriale che è oggetto dei contratti del 2017 e 2018. La complicità d'intenti tra governo e azienda appare ormai chiara anche da altri dettagli. Arcelor avrebbe già deciso di pagare i fornitori in modo da dare tempo all'esecutivo di trovare una soluzione che li alleggerisca dai costi. Eppure ha accettato tramite l'ad, Lucia Morselli, di incontrare il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. In questo modo l'esponente del Pd potrà vantarsi di aver vinto una battaglia e sventolare il successo davanti a Confindustria e le altre aziende dell'indotto. Un grande regalo della Morselli all'ex magistrato che su Ilva ha fatto più di una campagna elettorale.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)