2018-10-18
Per Amnesty international ci sono «violazioni sistematiche» da parte della Francia
Spuntano sempre nuovi video e testimonianze che inchiodano le autorità transalpine. A Bardonecchia e dintorni, la gendarmeria agisce da tempo come se fosse a casa sua. Si tratta di un rapporto molto duro, in cui nulla si dice circa la precisa località in cui sarebbero avvenuti questi respingimenti, ma che evidenzia comunque delle pratiche che, oltre a essere illegali, qualcuno Oltralpe definirebbe «vomitevoli».Ma quali «militari inesperti», ma quale «errore»: sono troppi, ormai, gli indizi che lo sconfinamento di Clavière non sia stato affatto un evento isolato. Amnesty international, per esempio, ha appena tirato le orecchie alla Francia, denunciando «violazioni sistematiche» lungo la frontiera franco-italiana. Tra le tante irregolarità riscontrate dall'associazione umanitaria nella sua missione di osservazione realizzata 12 e 13 ottobre, si citano «respingimenti di 26 persone dal posto di polizia di frontiera di Montgenèvre verso Clavière, primo villaggio italiano, senza esame individuale della loro situazione né possibilità di domanda di asilo» e la «mancata presa d'atto della minore età di otto persone, che pure si erano dichiarate come minorenni alle forze dell'ordine». In due giorni sul posto hanno osservato 26 respingimenti. Non male. Si tratta di un rapporto molto duro, in cui nulla si dice circa la precisa località in cui sarebbero avvenuti questi respingimenti, ma che evidenzia comunque delle pratiche che, oltre a essere illegali, qualcuno Oltralpe definirebbe «vomitevoli». L'idea che emerge è che, lungo quella linea di confine e anche oltre, la Francia creda di poter fare più o meno quello che crede, a prescindere dalle leggi internazionali e dai discorsi così accoratamente umanitari dei suoi governanti. Ma non è tutto. Le testimonianze su vere e proprie invasioni sistematiche da parte delle forze dell'ordine transalpine si sommano disordinatamente. Ieri, Matteo Salvini ha condiviso sui suoi social la testimonianza del giornalista Maurizio Pagliassotti che, a L'aria che tira, ha ricostruito la vicenda di Clavière. Alla domanda se quell'incidente fosse un caso isolato, il cronista ha risposto: «No, è una prassi. Sono testimone diretto, nei giorni della scorsa primavera, quando c'era lo scontro sull'irruzione a Bardonecchia, il viavai delle camionette francesi in Italia era di una all'ora». Non solo. Pagliassotti ha aggiunto: «Quando filmavo questi scarichi venivo invitato dalla gendarmeria francese a mostrare i documenti, in territorio italiano». Ma sì, fate pure come foste a casa vostra. Tutto questo mentre è ancora da chiarire il secondo episodio controverso avvenuto in zona: l'incursione di una pattuglia di militari in mimetica, con fucili d'assalto Famas, in uso all'esercito francese, denunciata da due cittadini di Clavière, fermati in due momenti differenti in territorio italiano e «minacciati con le armi», oltre a esser stati invitati «a non fare menzione di quell'incontro», perché «sapevano dove abitavano».In un video diffuso su Facebook e girato dal documentarista Luigi D'Alife alle 22:43 del 29 dicembre 2017, a Bardonecchia, si vedono inoltre due persone di origine africana scaricate dalla polizia francese davanti alla stazione della località della Val Susa. Il filmato mostra un uomo e una donna di colore che, con zaini, borse e buste di plastica, vengono fatti scendere da un pulmino bianco, su cui in seguito salgono due uomini in divisa. Anche l'inviato sul posto del Corriere della sera ha testimoniato la completa mancanza di sorpresa degli abitanti della zona per le polemiche di questi giorni: lì, ha scritto, «lo sconfinamento non è un'eccezione ma una consuetudine documentata. La riconsegna di due migranti all'imbocco del tunnel che porta alla tangenziale per Torino viene letta come un gesto di cortesia». E ha ricordato la notizia dell'anno scorso sui migranti fermati durante i pattugliamenti notturni in Francia, che venivano messi dai poliziotti transalpini, senza documento e senza biglietto, sull'autobus della Resalp che collega Briançon con Clavière, Cesana e Oulx.Il sindaco di Clavière, che pure non ha voluto calcare la mano e ha definito lo sconfinamento un'eccezione, ha tuttavia spiegato ai media: «Mi risulta che i respingimenti venivano fatti facendo sbarcare coloro che erano ritenuti clandestini, con un foglio di respingimento. Ma avveniva in territorio francese, sulla linea di confine, invitandoli a passare il confine sulle loro gambe». Già, peccato che anche questa pratica sia del tutto fuorilegge, benché forse meno grave: eventuali espulsioni di migranti verso il Paese di loro primo arrivo in Europa, infatti, devono essere notificate dalle autorità prima di essere applicate e devono essere concordate con la polizia del Paese ricevente. Abbandonare persone nei boschi, a ridosso della linea di confine, insomma, non è certo quel che è previsto dalla legge. Figurarsi se lo è sconfinare con fucili spianati, trattando il Paese vicino come una repubblica delle banane senza sovranità...
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