2020-07-07
Per la Chiesa lo sport è sempre stato un modo per guadagnarsi il paradiso
Papa Karol Wojtyla (Grzegorz Galazka/Getty Images)
Molti pontefici hanno esaltato l'attività fisica come esercizio di ascesi, una sorta di «ginnastica dell'anima». Pio XI fu il «Papa alpino», Karol Wojtyla uno sciatore provetto e Benedetto XVI il cantore dei Mondiali di calcio.Secondo Joseph Ratzinger, il gioco e lo sport sono metafore della vita e «una sorta di tentato ritorno al Paradiso». Anzi per l'austero prefetto della fede cattolica, i Mondiali di calcio costituiscono una sana «evasione dalla serietà schiavizzante della vita quotidiana». Insomma lo sport non riguarda come pensano i superficiali solo il corpo e la sua prestanza, ma fa leva anche su sogni, slanci e vitali desideri dello spirito umano. Che nessun lavoro ben pagato può saziare.È questo quel che si evince dalla raccolta di documenti e discorsi fatta da Roberto e Stefano Calvigioni (Lo sport in Vaticano, Libreria Editrice Vaticana). Questo libro, che non è l'unico del suo genere, racconta le impressionanti prese di posizione dei papi in favore dello sport. Visto come svago, come educazione della personalità e perfino come esercizio di ascesi, di sacrificio e di virtù.Nella Bibbia non mancano le lodi agli sportivi e ai lottatori, e non mancano neppure negli antichi Padri della Chiesa e negli autori di riferimento. San Tommaso a più riprese esalta il gioco come mezzo ricreativo. Fu però papa Leone XIII (1878-1903), preceduto da Thomas Armold e da don Giovanni Bosco, a inserire «lo sport tra i nuovi strumenti di comunicazione di massa». Siamo tra fine Ottocento e inizio Novecento e la Chiesa non era avara, allora, di critiche taglienti verso questo o quell'aspetto della modernità. E interveniva in modo pungente anche sul costume, sulle mode, le nuove tendenze dell'arte, del femminismo, dell'urbanizzazione, etc. Lo sport è visto come un momento e un'occasione di rilancio, di recupero dei valori perduti, di sana educazione dei giovani e di autoeducazione degli adulti. Di riscoperta della bellezza dell'impegno, della lealtà, dell'onore.Nel 1905 infatti papa Pio X ricevette in Vaticano il barone Pierre de Coubertin, pedagogista insigne e restauratore dei Giochi olimpici moderni. E fece il primo discorso dedicato al valore positivo dello sport. Ai «Giovani partecipanti del primo convegno sportivo cattolico», l'8 ottobre del 1905, con linguaggio franco e accessibile, il papa disse: «Ammiro e benedico di cuore tutti i vostri giuochi e passatempi, la ginnastica, il ciclismo, l'alpinismo, la nautica, il podismo, le passeggiate, le gare, i concorsi e le accademie, alle quali vi dedicate; perché gli esercizi materiali del corpo influiranno mirabilmente sugli esercizi dello spirito; perché questi trattenimenti richiedendo pur del lavoro, vi toglieranno all'ozio, che è il padre dei vizi; e perché finalmente le stesse gare amichevoli saranno in voi un'immagine della emulazione nell'esercizio della virtù».Fu quasi il «Manifesto sportivo» della cristianità. Dopo il Manifesto di Karl Marx, la Chiesa indicava lo sport come un mezzo privilegiato per riscoprire le virtù cristiane che rischiavano di affogare nella società europea del primo capitalismo.scuola di lealtàNel 1906, grazie al conte Mario di Carpegna (1856-1924), nasce la «Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane», la cui rivista, emblematicamente, si chiamava Stadium. Da lì iniziò la diffusione capillare dei campi di gioco nelle parrocchie di mezzo mondo, anzitutto in Italia: calcio e calcetto, ma anche pallavolo, pallacanestro, ginnastica, atletica, bocce, ping pong… Al punto che, già nel 1910, si contavano «ben 204 società federate per un totale di 10.000 iscritti, superando così la Federazione Ginnastica d'Italia» (Wikipedia).Il primo papa sportivo fu Pio XI (1922-1939), che si autodefinì «papa alpino». Oltre a incoraggiare il movimento scout di Baden Powell che dava grande rilievo alla dimensione fisica nell'educazione dei giovani, papa Ratti si espresse fin da sacerdote in favore dello sport, e fu un alpinista insigne. I suoi articoli, pubblicati dal Cai (Club alpino italiano), di cui fu membro dal 1888, furono raccolti fin dall'inizio del pontificato (Scritti alpinistici del Dott. Achille Ratti, Milano, 1923). Nel 1931, Luigi Gedda, futuro presidente nazionale dell'Azione cattolica, pubblicava Lo sport, in cui esprimeva una stessa convinzione etica: ai danni del materialismo e dell'edonismo, oltre che con la preghiera, si risponde con la ginnastica!Pio XII (1939-1958) fu un vero e proprio teologo dello sport e sviscerò le ragioni profonde dell'apprezzamento cattolico dell'attività sportiva. «Lo sport, disse parlando agli sportivi nel 1945, è un efficace antidoto contro la mollezza e la vita comoda, sveglia il senso dell'ordine ed educa all'esame, alla padronanza di sé, al disprezzo del pericolo senza millanteria né pusillanimità. Voi vedete così come esso oltrepassa già la sola robustezza fisica, per condurre alla forza e alla grandezza morale». Per il papa lo sport è una scuola di vita: «Una scuola di lealtà, di coraggio, di sopportazione, di risolutezza, di fratellanza universale, tutte virtù naturali, ma che forniscono alle virtù soprannaturali un fondamento solido, e preparano a sostenere senza debolezza il peso delle più gravi responsabilità». Nel 1944, grazie a Gedda e a Pio XII, nasce il Centro sportivo italiano (Csi) che diverrà il punto di riferimento degli sportivi cattolici.Il 26 agosto del 1960, il poco atletico Giovanni XXIII (1958-1963), disse così agli sportivi convenuti in piazza san Pietro per le Olimpiadi: «Siate di esempio di una sana competizione, priva di invidia e di astio; nel gareggiare mostrerete la vostra serena costanza e buon umore; nella vittoria apparirete modesti; nell'avversa fortuna equanimi (…); e confermerete davanti alla moltitudine degli spettatori la verità di quel detto: Mens sana in corpore sano».basket in vaticanoSegno dell'apprezzamento dell'attività fisica fu, durante il pontificato di Paolo VI (1963-1978), la pubblicazione di un inatteso Dizionario dello sport (Paoline), accanto ai più scontati Dizionari di teologia e di morale. Papa Montini elogiò ripetutamente i membri del Csi, definendoli «schiere giovanili». E ricordando che «la Chiesa vede nello sport una ginnastica delle membra e una ginnastica dello spirito; un esercizio di educazione morale, e perciò ammira, approva, incoraggia lo sport nelle sue varie forme» (Ai corridori del 47° Giro d'Italia, 30 maggio 1964).Giovanni Paolo II ha parlato tante volte dei temi legati allo sport e tutti lo ricordiamo con gli sci ai piedi, scendere pacatamente sulle bianche vallate dell'Adamello. I discorsi suoi e di Benedetto XVI sono riportati in un'altra opera di sintesi, uscita alcuni anni fa (I papi e lo sport. Oltre un secolo di incontri e interventi da san Pio X a papa Francesco, Lev). È toccante rivedere oggi le vecchie fotografie in bianco e nero di un Pio X mentre assiste ad una prova di ginnastica o di Pio XII che chiacchiera con Gino Bartali. Il clou fu raggiunto proprio da papa Pacelli, il «papa degli sportivi», quando nel 1955 fece allestire in Vaticano un campo da basket, su cui si sfidarono la Stella Azzurra di Roma e la Vis Benelli di Pesaro. Ovviamente si può esagerare nello sport e nel tifo, facendone una ragione di vita… Infatti il Catechismo di Giovanni Paolo II, pubblicato in un'epoca in cui lo sport era divenuto in larga parte arrivismo e mercenariato, afferma che la fede «si oppone ad una concezione neopagana, che tende a promuovere il «culto del corpo», a sacrificargli tutto, a idolatrare la perfezione fisica e il successo sportivo» (n. 2289).Resta il fatto conclamato che la Chiesa, che per alcuni dovrebbe richiudersi in sacrestia e nei conventi, fa un forte appello a giovani e meno giovani: sportivi siate cristiani! Cristiani siate sportivi!