2020-05-27
Per il disastro dei 60.000 spioni il capro espiatorio si chiama Borrelli
Luciana Lamorgese (Nicolò Camp::LightRocket via Getty Images)
Luciana Lamorgese smentita: stando alla bozza il Viminale era informata sull'iniziativa di Francesco Boccia. Alla fine di questo pasticcio una testa rischia di saltare e il capo della Protezione civile è il maggior indiziato.Un po' improvvisazione e un po' ideologia. Così nasce l'idea di arruolare dopo apposito bando 60.000 assistenti civici, già soprannominati spioni anti Covid, con il compito di controllare il rispetto delle norme governative sulle riaperture. In pratica dopo che Giuseppe Conte ha emesso decreti e i Dpcm per far ripartire le attività in mezza Italia, i Comuni si sono accorti di essere finiti in un limbo. Per aprire i mercati rionali, le spiagge libere o i parchi, il premier ha previsto l'esistenza di figure addette alla numerazione degli accessi. Piccolo dettaglio; non si è posto il problema di chi dovesse mettersi lì a contare con il pallottoliere. Poliziotti e carabinieri, no. Non sono a sufficienza e soprattutto si devono occupare di ben altro. Polizia locale, idem. A quel punto, l'Anci, guidata dal sindaco barese Antonio De Caro, e il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, hanno trovato una soluzione: dare l'incarico alla Protezione civile. Solo che anche qui sarebbe sorto un problema.La Protezione civile è già impegnata in numerose attività e i sindaci si sarebbero comunque trovati nel pantano. Risultato: mercati, parchi o spiagge sarebbero rimasti chiusi. Qui è arrivata l'intuizione del ministro Boccia: chiedere alla Protezione civile di arruolare almeno 60.000 persone. Nella bozza dell'ordinanza apposita si legge chiaramente che dovrebbero lavorare gratis, i soli costi da sostenere sarebbero per la vestizione (pettorine colorate) e per un minimo di addestramento (da parte di chi?). Budget complessivo: 5 milioni di euro, compresi i circa 3 milioni per rimpolpare le dotazioni del fondo di solidarietà dei Comuni. Boccia ha pensato bene di lanciare l'idea con una bella intervista. E domenica scoppia il caos. Anche La Verità interviene per chiedere lo stop dell'iniziativa. Per un motivo molto semplice. Ci troveremmo davanti a 60.000 persone in pettorina, senza alcuna capacità e con un potere di veto sulla vita dei cittadini spropositato. Incostituzionale. Così il governo fa marcia indietro. Il ministro Boccia vuole precisare che nessuno aveva mai pensato a ronde di vigilantes. Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, fa sapere di essere caduta dalla seggiola quando ha ascoltato il tg domenica sera che snocciolava l'idea degli assistenti civici. A seguire, sconfessano anche altri ministri. Solo che la bozza parla chiaro. A partire dal titolo. «Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. Misure di contrasto e contenimento della pandemia mediante l'istituzione della figura degli Assistenti civici», si legge nell'incipit dell'ordinanza necessaria per dare il via la bando. Non solo. Lo stesso documento specifica che Angelo Borrelli, capo dipartimento della Protezione civile, prima di prendere carta e penna ha sentito l'Inail (per regolamentare la questione inforni sul lavoro), l'Anci per concordare l'accesso alle liste, il ministro dell'Economia per stabilire le coperture e il Viminale, evidentemente per discutere di tematiche di ordine pubblico. Ha ragione Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, quando dice di non essere stato informato. Non ha ragione la Lamorgese, che risulta contattata e sentita. E se il testo è stato compilato dovrebbe pure aver dato parere positivo. Ecco perché il governo sceglie di tirare dritto. Sa di aver messo i Comuni in un cul de sac. O va avanti con gli spioni di rione, oppure dovrà rimangiarsi metà dei decreti sulle riaperture. Che sarebbe una bella figura di palta. Solo che, stando alla cronaca di ieri, la maggioranza sembra essere spaccata. Il ministro delle Pari opportunità, Elena Bonetti (Italia viva), sostiene che «sono uno strumento improvvisato e non servono». Contrari anche i governatori di Veneto e Piemonte. A difesa invece il ministro della Salute, Roberto Speranza (Leu). «Saranno energie a disposizione dei sindaci», afferma, «e non avranno una funzione securitaria, ma di accompagnamento a iniziative di solidarietà e servizi sociali». Gli uffici legislativi dei ministeri degli Affari regionali e del Lavoro stanno remando per accelerare e predisporre l'arrivo dei volontari sui territori al più presto. «Mi sembra ci sia stato un chiarimento del governo sugli assistenti civici», interviene in serata Speranza, dopo che M5s, Iv e Leu avevano aspramente criticato l'idea, specie di un impiego per la movida. Di «proposte improvvisate» ha parlato ieri sera anche la Cgil, chiedendo il confronto con le parti sociali e di lasciare «la sicurezza allo Stato». Insomma, la strada sembra tracciata. Di fronte a questa follia qualcuno alla fine si farà male. E il capro espiatorio sembra destinato essere Angelo Borrelli, che sotto il documento dovrà mettere la firma. Lo stesso capo della Protezione civile sembra saperlo. D'altronde, da uomo della burocrazia, il commissario straordinario Domenico Arcuri avanza e conquista pedine al fianco di Conte. Borrelli tocca sempre meno il pallino e la bomba degli assistenti civici potrebbe essere l'ultima grana che gli scoppia in faccia. In molti dicono che stia già pensando a sé per l'autunno, in una controllata pubblica.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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