
La Procura di Roma ha stabilito che le offese sui social network rivolte a Fedez e Chiara Ferragni non possono essere «credibili». Se il gip archivia, dà il via libera al campionato mondiale delle balle, eliminando ogni distinzione tra la verità e le fake news.Dare dell'idiota pallone gonfiato al prossimo sul web è quasi un complimento. Scriverlo sotto una testata cartacea e online è un reato, sillabarlo al bar in presenza di testimoni pure, mentre scandirlo al semaforo prima della sgommata presuppone l'aggravante d'essere scardinato dal finestrino e riempito di botte. Ma su Twitter i leoni da tastiera sono liberi di scatenare le loro frustrazioni perché «le offese e gli insulti sui social network non possono essere considerati credibili». Niente diffamazione, niente calunnia. Lo ha deciso la Procura di Roma, che ha chiesto al gip Caterina Sgrò (bella patata bollente si è vista rotolare sulla scrivania) di archiviare una querela della coppia social per definizione, Chiara Ferragni e Federico Leonardo Lucia, altrimenti noto come Fedez.I due campioni multimediali sono stati traditi dal principale strumento di lavoro e da un pm non privo di fantasia, che ha motivato la richiesta assolutoria ribadendo che quegli spazi digitali sono luoghi «di scarsa considerazione e credibilità, dunque non sono idonei a ledere la reputazione altrui», tanto più che «la generalità degli utenti non dà peso alle notizie che legge». Inoltre i milioni di utilizzatori renderebbero «quegli spazi del tutto frivoli». Insomma Facebook e Twitter sarebbero un cortile di ricreazione dell'esistenza, una cassetta di sapone algoritmica solo un po' più cool di quella di Hide Park, come peraltro sosteneva Umberto Eco in un imperdibile post («I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli»).La diatriba è di quelle che fanno audience anche per via dei pesi massimi schierati sul ring. Da una parte i Ferragnez (parte lesa) e dall'altra Daniela Martani, ex assistente di volo Alitalia, ex concorrente del Grande Fratello, pasionaria animalista e vegana che si aggira per radio e web a spargere tuttologìa a piene mani. Dopo aver visto un anno fa Ferragni e Fedez festeggiare il compleanno di lui tirandosi ortaggi in un supermercato (scena entrata di diritto nella hit parare del trash), Martani cinguettò: «Io ve lo dico da anni che sono due idioti palloni gonfiati irrispettosi della vita delle persone e degli animali. Per far parlare di loro non sanno più cosa inventarsi». Querela.La decisione della Procura ha sorpreso gli avvocati del rapper e della influencer, che hanno definito «assurda» la tesi e obiettato che al contrario «proprio il numero enorme di persone che li frequenta rende l'offesa sui social molto grave». Ora il fascicolo passa al gip, la cui responsabilità va oltre il caso specifico. Se rimanda la pratica al pm, la faccenda riparte. Se invece archivia, derubrica a buffetto le offese social e dà via libera al campionato mondiale dell'insulto in quelli che già sono mezzi paradisi fiscali della parolaccia a colpi di mitraglia. Se archivia, si arrende alla prevalenza del baluba che a quel punto può picconare una tesi senza neppure studiarla, ma semplicemente dando del pirla a chi l'ha enunciata. Se archivia, il gip va contro una sentenza di Cassazione che nel giugno 2018 condannò un insegnante di Alghero a pagare 800 euro di risarcimento per «diffamazione perpetuata» contro un'azienda, laddove il «perpetuata» stava a sottolineare i commenti negativi condivisi su Facebook.Grande è la confusione sotto il cielo giudiziario dei social. E il giudice è un uomo solo a doversi districare fra le maglie della rete perché il legislatore si guarda bene dal metterci il becco in questa stagione pentastellata, nella quale anche le coalizioni di governo vengono decise da quattro gatti via computer. Si fa largo la tendenza a ritenere gli insulti social «opinioni diversamente gentili»; così è accaduto lo scorso anno proprio alla Procura di Roma che ha archiviato una querela spiegando che non si trattò di reato ma di «un modo di sfogarsi o di scaricare lo stress con espressioni che godono di scarsa credibilità». Sarebbe interessante conoscere la ridefinizione di stress al primo magistrato mandato a quel paese.Dovesse passare la linea giudiziaria che definisce i social network dei luna park della fesseria senza peso specifico sui cittadini, bisognerebbe rivedere radicalmente il concetto di fake news e il loro impatto su chi le legge. Bisognerebbe rivedere anche gli stipendi di certi debunker, professionisti del cacciavite che smontano le notizie degli altri senza mai averne trovata una. Bisognerebbe infine avere il coraggio di dire a MatteoRenzi e a buona parte del Pd che quando perdono le elezioni, la colpa non è degli elettori ignoranti e neppure degli hacker, ma della loro impalpabilità politica. Qui si parte dalle verze della Ferragni e si arriva ai massimi sistemi democratici, si toccano assodate consuetudini aziendali. Con quale coraggio il capo del personale di un gruppo industriale andrà su Facebook a verificare la reputazione di un potenziale candidato sapendo che la reputazione del social network stesso è pari a quella dell'osteria numero tre. In attesa di risposte, registriamo la felicità social della Martani traducibile nella frase: «L'ho scampata bella». Fino a un certo punto, visto che anch'essa ha portato in Tribunale decine di presunti odiatori favorevoli alla caccia, ai quali ha chiesto risarcimenti per 700.000 euro. Idiozia per idiozia, la partita potrebbe finire zero a zero.
Andrea Orcel (Ansa)
L’assemblea di Piazzetta Cuccia suggella le nozze con .il Monte, che fa eleggere Vittorio Grilli alla presidenza e Alberto Melzi d’Eril nuovo ad. Il capo di Unicredit intanto riduce le masse affidate al gestore francese e rilancia il suo piano per dar vita a «campioni europei».
Bill Gates (Ansa)
Incredibile giravolta dell’investitore miliardario in vista della Cop30: «Il clima sta cambiando? Adattiamoci». Poi rilancia: «Il focus sia la sanità». E l’ex ceo di Stellantis, Tavares, affossa i dogmi contro il motore termico.






